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Stand Up For Africa: due artisti per una residenza in remoto
Progetti e iniziative
di redazione
Fare inclusione anche in questo momento di separatezza forzata, trovare il modo per mettere in dialogo persone e culture. Arrivato alla quinta edizione, SUFA – Stand Up For Africa, arte contemporanea per i diritti umani, progetto fondato da Paolo Fabiani e Rossella Del Sere, dell’associazione culturale HYmmo Art Lab di Pratovecchio, fa proprie le riflessioni sulla contemporaneità più urgente e mantiene il format di residenza artistica, anche se a distanza. Matteo Coluccia e Caterina Shanta, i due artisti invitati quest’anno dal curatore Pietro Gaglianò, hanno avuto modo di fare esperienza del territorio del Casentino, la splendida vallata nella provincia di Arezzo, dalle loro sedi, rispettivamente Puglia e Friuli Venezia Giulia.
Chi sono gli artisti di SUFA – Stand Up For Africa
Nata nel 1986, in Germania, Caterina Erica Shanta attualmente vive e lavora tra Pordenone e Venezia. Lavora principalmente nel campo delle immagini in movimento, con particolare attenzione agli archivi e ai materiali già prodotti da altri, per esplorarne le storie in relazione a particolari contesti, spesso traumatici o non esplicitati. Ha preso parte a diversi programmi di residenze e formazione, come Atelier Fondazione Bevilacqua La Masa, Careof Art Residency, VISIO – European Programme on Artists’ Moving Images di Lo Schermo dell’Arte Film Festival. Nel 2020 ha vinto il premio Torino Social Impact e Artissima per il suo nuovo progetto di cinema laboratoriale Talking About Visibility e il premio de Lo Schermo dell’Arte Artist Recovery Fund 2020.
Matteo Coluccia è nato Neviano, nel 1992. Utilizza media tradizionali, come performance, scultura, pittura, disegno e stampa, in una versione ambigua, ridotta e meccanizzata. Replica, con eccesso o difetto, dinamiche esperienziali, sociali e di costume, sminuendo la centralità dell’individuo nella carica espressiva del presente. Tra le sue mostre: “This is the end”, a cura di Elena Magini, Centro Pecci di Prato, “Fare un’immagine di tanto in tanto”, a cura di Gabriele Tosi, a Localedue di Bologna, “Resistere”, a cura di Pietro Gaglianò, al Chiostro di Santa Verdiana di Firenze, “La cura”, a cura di Sergio Risaliti, alla Manifattura Tabacchi di Firenze.
La residenza a distanza
Guidati virtualmente alla scoperta della storia e delle suggestioni locali dai loro tutor Mouhamed Yaye Traore e Dominion Ogieva, con l’ausilio di video, fotografie, dirette e interviste ai residenti, gli artisti hanno raccolto i materiali su gruppo Facebook, Lontano da. Ne sono nate due opere video, che verranno proiettate sulle facciate di edifici storici del Casentino nel corso di una diretta web. La presentazione si terrà il 26 settembre, alle 21, a Pratovecchio, con le proiezioni sulla facciata dell’ex Monastero delle Monache Domenicane.
«Il progetto vuole dare vita a una narrazione collettiva del territorio casentinese, veicolato dallo sguardo dei suoi nuovi abitanti. Verranno coinvolti abitanti di Pratovecchio, studiosi, responsabili del Parco delle Foreste Casentinesi, della Banca della Memoria, ospiti e professionisti di Siproimi, che ospita migranti nella provincia di Arezzo. Inoltre, viste le difficoltà correnti, il progetto vuole dare un sostegno ai giovani artisti e ai giovani migranti. Il Casentino è un distretto sociale e culturale che si sta dimostrando fortemente inclusivo verso questi ultimi. Tuttavia rimane importante creare uno spazio in cui vecchi e nuovi abitanti possano incontrarsi e riconoscersi come collettività», hanno spiegato gli organizzatori.
Un altro progetto è affidato al videomaker Cesare Baccheschi che, in collaborazione con il musicista Jacopo Andreini, realizzerà Les Foyers Nomades, un video composto in collaborazione con i richiedenti asilo presenti in Casentino. Il video avrà una prima online a ottobre e sarà seguito da un incontro di approfondimento il 10 ottobre con proiezione a Prato, in collaborazione con l’associazione Estuario Project Space. Il 18 ottobre Les Foyers Nomades sarà quindi proiettato a Pratovecchio a HYmmo Art Lab.