Taking Careof # atto primo

di - 17 Dicembre 2013

«Questo non è un compleanno, non è una celebrazione, non è una commemorazione. L’estate è finita da un pezzo, ma questo tempo è stato necessario per costruire un pensiero e una riflessione attorno a ciò che Careof, istituzione no profit di Milano, è e ha rappresentato dal 1987 ad oggi. Fino a qualche mese fa, l’allarme di una fine suonava come unica e definitiva alternativa. Questa riflessione, condivisa con molti di voi, ha però generato un cambio di prospettiva che ha fatto sì che Careof, nella necessità di un rinnovamento, abbia accolto nuovi soci e nuove urgenze, non già per accantonare lo storico lavoro compiuto fino ad oggi, ma per conferirgli una nuova identità e strategia. Taking Careof è prima di tutto, un progetto. Poi un suggerimento, una domanda aperta, una mostra, un party … È la sfida che Careof ha scelto di correre, nel momento in cui ha deciso di non chiudere, ma di ripartire ponendosi precise domande: Che cos’è Careof? Cosa vuole diventare? Come prendersene cura?
Taking Careof apre questa riflessione, e lancia le basi di un processo più lungo, volto alla ridefinizione di ruoli e obiettivi che un’istituzione culturale oggi deve avere, a partire dalla sua funzione sociale oltre che artistica e dalla necessità di adeguarsi o dissociarsi dai tempi della politica, della società, della cultura. Vogliamo festeggiare con voi invitandovi a partecipare a questo primo atto, con la speranza di coinvolgervi man mano al processo di rinnovamento.

Per questo oggi, 17 dicembre, Careof è uno spazio allestito per la festa e avrete la possibilità di acquistare un ruolo (la membership), un servizio (eventi e cene alle residenze in programma da gennaio 2014), una serie di libri allestiti per l’occasione, vecchi e nuovi (il nuovo bookshop), contribuendo così alle economie che hanno bisogno di risollevarsi.
Per questo abbiamo commissionato ad alcuni artisti e curatori l’indispensabile per mettervi a vostro agio:il bar e le sedute (AUT/StudioErrante Architetture/Andrea Tommasi), la grafica (AUT), la prima tessera di Careof (Stefano Arienti), il dj set (PalmWine/Francesco Tenaglia), una selezione di libri (Saul Marcadent), la libreria pratica (Maël Veisse/Viaindustriae), il totem archive (direttamente dall’archivio video di Careof DOCVA).Per tutto il mese di gennaio questo spazio resterà attivo, fruibile e visitabile, per ospitare e promuovere incontri, lectures, presentazioni, proiezioni».

Così parlò Careof. E, insomma, che cosa succede? Dopo ventisei anni di attività il gruppo di lavoro di Careof si rinnova e si apre a diverse professionalità e ruoli: Chiara Agnello, Martina Angelotti, Matteo Balduzzi, Marta Bianchi, Marta Ferretti, Mario Gorni, Lia Manzella e Alessandro Nassiri saranno il gruppo di restart che, con un lavoro orizzontale per circa cinque mesi, dovrà tesaurizzare l’esperienza e avviare un nuovo modello concettuale, di pratiche, di dispositivi, di gestione e di sopravvivenza economia per Careof.
La storia di Careof nasce nel 1987 a Cusano Milanino da un progetto di Mario Gorni e Zefferina Castoldi per promuovere la ricerca artistica, catalogare e conservare i materiali d’arte contemporanea e offrire al pubblico la consultazione del patrimonio acquisito. Nel 1995 inizia il rapporto con il Comune di Milano per la gestione di servizi sull’arte contemporanea per giovani, nel 2006 raggiunge un importante traguardo grazie al riconoscimento del Ministero per i Beni e le Attività Culturali che inserisce Careof tra gli Archivi Storici di rilevanza nazionale. Nel 2008 Careof inaugura la nuova sede alla Fabbrica del Vapore di Milano con uffici e uno spazio espositivo di 150 metri quadrati. In quella occasione – dalla collaborazione fra Careof e Viafarini, iniziata nel 1995 – nasce il DOCVA Documentation Centre for Visual Arts che comprende i fondi di Biblioteca, Archivio Video e Archivio Portfolio, i database online bibliobit.it (catalogo del fondo bibliotecario), archiviovideo.it (catalogo video), portfolioonline.it (materiali sugli artisti dell’Archivio), italianarea.it (documentazioni sugli artisti della scena italiana) e bancadatiartbox.it (opportunità di studio e lavoro), accanto anche i servizi Visione dossier, Post-produzione video, ArtBox.

Dal 2011 Careof cura anche il nuovo progetto di residenze alla Fabbrica del Vapore, FDV_Residency Program, con sei studi a disposizione si tratta di un centro di scambi internazionali che ha natura interdisciplinare ed è aperto a professionisti provenienti dalle arti visive, design, architettura, fotografia, musica, performance e danza.
In parallelo a tutto ciò, in oltre vent’anni d’attività Careof ha organizzato e prodotto oltre 300 mostre fra personali e collettive, ha dato spazio a nuove sperimentazioni e creato un dialogo strutturato fra realtà italiana e panorama internazionale. Inoltre, con l’obiettivo di promuovere la conoscenza dell’arte contemporanea, Careof ha curato workshops, conferenze, incontri, presentazioni di pubblicazioni e nuovi progetti e ha organizzato corsi di approfondimento e attività didattiche in collaborazione con scuole, università e accademie.
Questa è in super sintesi la storia di Careof: forse la più intensa e anti-glamour istituzione milanese attiva nell’arte contemporanea e che sta nel cuore di tutti quelli che operano nell’arte e hanno almeno trent’anni sulle spalle. In sostanza Careof è un capitolo di vita culturale basato sulla passione e sulla determinazione, sulla volontà di raccogliere testimonianze e offrirne interpretazioni. Ha significato la capacità di raccogliere la sfida del vuoto istituzionale e quella offerta dalle nuove tecnologie, accanto ad una striscia di attività lunga 26 anni dove sono passati tutti, ma proprio tutti, gli artisti italiani.

Punto e a capo: oggi, con lucidità e trasparenza, ogni aspetto di Careof è rimesso in discussione dentro una scommessa che si gioca tra cambi generazionali e crisi economica e inizia con quella domanda che da sola fa comprendere lo spirito dell’istituzione: siamo ancora indispensabili?
Non c’è una risposta preconfezionata nascosta sotto le pieghe. Qualcuno, si sa, ha espresso il desiderio di passare la mano, rendere la macchina più sostenibile, riannodare processi di connessione con la realtà. Ma cosa è successo a Careof? Che cosa spinge alla necessità di formulare in condivisione un rinnovamento? Un altro pezzo di storia culturale italiana cede oppure si vuole affrontare la realtà cercando di intercettarne e interpretarne il cambiamento? La risposta non è certa, ma il dispositivo della condivisione, anche intergenerazionale, ne è un presupposto complesso ma, per una volta in Italia, coraggioso. Quello che succederà a Careof sarà molto significativo nel panorama culturale del nostro Paese: non si parla di un museo nazionale, di un direttore artistico, di una poltrona da riempire, ma più profondamente dell’arte e della nostra capacità di esserne partecipi e farcene carico. Quindi: Taking Careof, da subito!

Laureata e specializzata in storia dell’arte, docente, critica e curatrice. Mi interessa leggere, guardare, scrivere e viaggiare, fare talent scout, ascoltare gli artisti che si raccontano, seguire progetti e mostre, visitare musei e spazi alternativi, intrecciare le discipline e le generazioni, raggiungere missions impossible. Fondo e dirigo Contemporary Locus.

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