Tiepolo vola | sempre alto

di - 18 Ottobre 2014
«Tiepolo: l’ultimo soffio di felicità in Europa. E, come ogni vera felicità, piena di lati oscuri, non destinati a scomparire, anzi a prendere il sopravvento». Così inizia Il rosa Tiepolo (Adelphi, 2006) di Roberto Calasso, libro affascinante, che interpreta l’opera del grande pittore veneziano alla luce del secolo in cui visse: il Settecento. Se da un lato, infatti, Giambattista Tiepolo (Venezia 1696 – Madrid 1770) rappresenta l’apice della civiltà figurativa italiana, nata col Rinascimento, dall’altro ne segna il declino, come insinuava perfidamente Roberto Longhi definendolo «un Paolo Veronese dopo un acquazzone». Ma la profonda inquietudine dell’artista, appena mascherata da quei colori atmosferici, lievi e delicati, non era sfuggita a Goya che, stregato dalle opere eseguite da Tiepolo in Spagna, ne dà una lettura scopertamente tragica nei suoi Capricci.
Una mostra raffinata e ricca di novità, dal titolo “Tiepolo. I colori del disegno”, allestita a Roma nei Musei Capitolini (fino al 18 gennaio), si concentra sulla produzione grafica del maestro veneziano, permettendo di seguire il processo creativo di una delle botteghe familiari più fiorenti e rinomate del tempo. Ideata e curata da Giorgio Marini, vicedirettore del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, e dagli storici dell’arte veneziani Massimo Favilla e Ruggero Rugolo, l’esposizione riunisce, oltre a sette dipinti, una novantina di disegni e incisioni di Giambattista Tiepolo e dei figli Giandomenico (Venezia, 1727-1804) e Lorenzo (Venezia 1736 – Somosaguas 1776), avuti da Cecilia Guardi, sorella dei pittori vedutisti Antonio e Francesco. Il bel catalogo è edito da Campisano. La mostra è ospitata nelle sale al terzo piano di Palazzo Caffarelli, dove l’allestimento, sobrio ed elegante, si caratterizza per la tonalità verde bandiera data alle pareti, un colore scelto dall’architetto Lucia Pierlorenzi per dare maggior risalto alle opere grafiche, e certo assai meno ovvio del rosa.
Nel corso della sua vita, spinto da un’incontenibile urgenza creativa, Giambattista ha disegnato moltissimo, e nei disegni quella tensione, l’irrequietezza cui si accennava all’inizio, appare anche più evidente. Di questa vasta produzione grafica sono giunti fino a noi circa 2/3mila disegni. La mostra presenta una scelta accurata di fogli, raramente o mai esposti, provenienti da raccolte italiane meno conosciute. In particolare un nucleo consistente di fogli viene dal Museo Sartorio di Trieste (il nome ricorda il barone Giuseppe Sartorio, che non ha nulla a che fare col pittore Giulio Aristide). Altri disegni provengono dal Museo di Bassano del Grappa, dalla Fondazione Giorgio Cini di Venezia e da tre musei fiorentini: Stibbert, Horne e Bardini. Molte di queste collezioni si sono formate tra Otto e Novecento e dimostrano come la rivalutazione dell’artista si debba prima al mercato e solo in seguito alla critica.
Tiepolo è stato un artista di fama internazionale, che ha decorato chiese, ville e palazzi di mezza Europa, lasciando nella residenza di Würzburg (1750), in Baviera, uno dei suoi massimi capolavori, eppure, per quanto se ne sa, non si è mai recato a Roma. Neppure nel 1758 quando ottiene una commissione importante: l’esecuzione di due pale d’altare per la chiesa di San Marco, annessa a Palazzo Venezia, allora sede dell’ambasciata della Repubblica. È vero che il pittore era allora già avanti con gli anni, oberato di lavoro e sofferente di gotta, tuttavia quattro anni più tardi, nel 1762, chiamato da Carlo III, deciderà di partire coi figli alla volta di Madrid per affrescare la sala del trono del Palazzo Reale. In Spagna morirà, all’età di settantaquattro anni, nel 1770, e le pale destinate alla città dei Papi non saranno mai realizzate. A Roma perciò dipinti di Tiepolo si possono vedere solo alla Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini, dove si conserva un Satiro con Cupido (ora in mostra) e, fatto piuttosto inconsueto, nella hall dell’Hotel Hilton, a Monte Mario, che dal 2006 espone tre magnifiche tele della collezione Terruzzi.
Tornando alla mostra, il percorso espositivo si apre con una sezione introduttiva, che offre una panoramica sulle diverse funzioni del disegno e sulle varie tecniche adottate da Tiepolo. Il disegno inteso come esercitazione accademica, per esempio, è rappresentato da un raro foglio raffigurante un Nudo maschile con serpente eseguito da Giambattista quando era allievo di Gregorio Lazzarini. Qui il segno a matita nera è energico e si sofferma sulla resa chiaroscurale dell’anatomia. Altri disegni, caratterizzati da un segno analitico, sono invece destinati alla traduzione incisoria per l’illustrazione libraria. Tra questi figura un piccolo Martirio di san Giacomo, che proprio in occasione della mostra si è scoperto essere stato fatto per illustrare un libro dedicato ai primi martiri cristiani, pubblicato a Verona nel 1731. Esiste poi la tipologia del disegno autonomo, realizzato per il mercato, destinato cioè al collezionismo. Sono disegni molto rifiniti, spesso di impianto monumentale, con una cura particolare riservata alla resa della luce, come nel foglio con la Fuga in Egitto, a penna inchiostro bruno e biacca, in cui il pittore rivela un uso magistrale del bianco della carta. E naturalmente c’è la vasta tipologia degli studi, schizzi, bozzetti, nei quali l’artista fissa le prime idee o sperimenta le soluzioni formali da adottare nelle opere pittoriche. Qui il tratto si fa mobile, rapido, sommario, per acquistare una maggiore precisione nei disegni preparatori, i quali conservano, comunque, una loro autonomia d’invenzione rispetto all’opera pittorica realizzata. Sui fogli di Giambattista, in seguito riuniti a formare degli album per servire da repertori nella bottega familiare, si formano i figli e la mostra offre dunque al visitatore l’opportunità di confrontare la maniera di disegnare dei tre artisti, con molte novità sul piano delle attribuzioni.
Seguono quattro sezioni tematiche che approfondiscono il disegno come idea, il tema del paesaggio, quello della caricatura e dell’esotismo e infine il rapporto con l’antico e la decorazione. Tra le opere inedite spicca il Ritratto di bambina, un dipinto del periodo madrileno di Lorenzo Tiepolo, che nella fissità perturbante della figura pare già annunciare Goya.
L’esposizione dovrebbe poi proseguire in un’altra sede. Pietro Folena, presidente dell’Associazione Culturale MetaMorfosi, che ha prodotto e organizzato la mostra insieme a Zètema Progetto Cultura, ha annunciato durante la conferenza stampa di essere in trattative con Milano dove, in occasione dell’Expo 2015, la rassegna potrebbe essere allestita in Palazzo Clerici, che custodisce un magnifico soffitto affrescato da Giambattista Tiepolo nel 1741.

Nata a Amsterdam nel 1964, è storica dell’arte e giornalista. Vive e lavora a Roma, dove insegna Storia dell’arte contemporanea all’Accademia di Belle Arti. E’ autrice di saggi che spaziano dal Barocco romano all’arte contemporanea, dall’iconografia alla storia delle mostre, con una predilezione per i rapporti dell’arte con la letteratura, la fotografia e l’esoterismo. Tra i suoi libri più recenti: la raccolta di scritti di Fausto Pirandello, Riflessioni sull’arte, curata con Claudia Gian Ferrari (Abscondita, Milano 2008); Fausto Pirandello. Gli anni di Parigi 1928-1930 (Artemide, Roma 2009); e, con Gerd Roos, «Londra d’estate è quanto mai metafisica». Giorgio de Chirico e la galleria Alex. Reid & Lefevre. Un carteggio inedito 1937-1939, (Scalpendi Editore, Milano 2012). In occasione di «Mantova Capitale Italiana della Cultura 2016» e poi di «Pistoia Capitale Italiana della Cultura 2017» ha curato la mostra Artiste al lavoro. Il lavoro delle donne. Capolavori dalle Raccolte d’arte della Cgil (Mantova, Palazzo della Ragione e Pistoia «La Cattedrale», ex Breda; i cataloghi sono curati con Patrizia Lazoi).

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