Seconda portata di Today’s Special, il format espositivo e relazionale curato da Elena Forin, che porta l’arte contemporanea e i suoi protagonisti in un confortevole giardino dall’atmosfera informale: dopo l’incontro con Giorgia Fincato delle scorse settimane, questa volta, domenica, 27 settembre, sarà Luigi Presicce a raccontare agli intervenuti i particolari della sua ricerca.
Iniziato nel 2017, il format è oggi arrivato alla quarta edizione, confermandosi come un appuntamento prezioso per superare le barriere che, in alcuni casi, ostacolano la comprensione dell’arte contemporanea. La sede degli incontri è la casa di Elena Forin, in via della Salute 43, a Parma, l’occasione è quella informale, come un pranzo fatto in casa, e gli ospiti sono curatori, storici dell’arte, critici, giornalisti e, soprattutto, artisti. Nel corso delle edizioni di Today’s Special, si sono succeduti The Cool Couple, Ryts Monet, Daniele Girardi, Cosimo Veneziano, Elisa Strinna, Alessandro Sambini, Alex Bellan e Alberto Scodro, continuando, appunto, con Giulia Fincato e Luigi Presicce, anche in questo contesto così difficile, nel quale però proprio la relazione diventa una dimensione da riscoprire o immaginare.
«Nell’edizione 2019 di Artefiera, Cesare Pietroiusti aveva presentato Artworks that ideas can buy, un progetto espositivo a cui partecipavano una ventina di artisti che mettevano a disposizione le loro opere per uno scambio inedito, specialmente nel contesto di una fiera: i lavori infatti non erano esposti per la vendita ma in cambio di un’idea. Luigi Presicce (Porto Cesareo – LE, 1976) ha realizzato una performance che mi aveva estasiata: una prova di resistenza in un contesto diverso dal silenzio e dall’isolamento in cui si tengono in genere i suoi interventi. Il passaggio delle persone, il rumore, la presenza delle altre opere intorno…. Tutto era diverso, eppure intorno agli attori si respiravano un silenzio e un’attesa, dove l’immagine riusciva a costruirsi, come sempre nelle sue performance, attraverso pennellate nette e profonde vibrazioni, creando un’unione tra personaggi, oggetti, luci, atmosfere e sfondi. Mi sono detta che avrei provato a comprare quel lavoro con una mia idea – così ho scritto una lettera a Luigi raccontandogli del Today’s Special, sperando che potesse ritenerlo una valida moneta di scambio», racconta Elena Forin.
«Poche settimane dopo sono andata a Firenze a uno degli appuntamenti della Scuola di Santa Rosa, la scuola libera di disegno fondata da Presicce e Francesco Lauretta, e mi sono resa conto che fino a quel momento non avevo mai visto dipingere o disegnare dal vivo. Nel corso della giornata, ci siamo trasferiti nel suo studio – un luogo dove potresti passare giorni solo per guardare tutto quello che c’è. Una parete era rivestita da cima a fondo di pitture, per lo più ritratti: mi era capitato di vederne altri, ma la visione d’insieme, unitamente agli oggetti e alle altre opere raccolte nelle stanze, e alle sue parole, mi avevano fatto approdare a una nuova consapevolezza non solo sul suo lavoro, ma in generale sulla pittura», continua la curatrice.
«Così, quando mi ha proposto di portare a Parma una cartella di pitture a olio mai mostrate prima e frutto di un progetto durato un anno, ho pensato che mi stesse facendo un grande regalo, ovvero condividere con me e i nostri ospiti un’analisi eccezionale per genesi, natura e modalità – un’analisi di cui tra l’altro sento da tempo il bisogno.
Questo lavoro in sé per me ha un significato profondo, non solo per l’anno in cui si è svolto (dal 17 ottobre 2017 al 17 ottobre 2018) o per il colore scelto (il turchese, che è una gamma dell’azzurro e del blu), ma anche perché affronta il ritratto e perché lo fa nel tempo, creando il resoconto del muoversi del suo sguardo dentro la pittura e dentro l’animo umano. Il 17 ottobre 2017 Presicce aveva comprato tutto il necessario per dipingere, e si era dato regole precise su come procedere: per supporto la carta, per colore il turchese, per soggetto se stesso, per durata massima un giorno per ogni ritratto, nessun ritocco e, specialmente, tenere segreti i risultati e non farli vedere a nessuno. La cella dell’ex carcere delle Murate a Firenze, per due anni il suo studio, ha ospitato il viaggio intimo e personale di un “performer che dipingeva di nascosto”, di un uomo che stava vivendo un profondo cambiamento, di un artista che entra nell’abisso di un linguaggio per scoprire ciò che fino a quel momento aveva scelto di narrare attraverso altre forme», conclude Forin.
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