Il Piemonte Share festival nasce come sequel tematico di una mostra torinese di net art e cyber art. Simona Lodi, direttore artistico del festival e membro dell’associazione The Sharing, organizzatrice dell’evento nel 2003, ne aveva curato l’esposizione e la selezione degli artisti, installandoli nelle sale di un locale situato sulla sponda del Po. “
Fin da subito ci si è accorti che l’argomento superava le barriere degli spazi a nostra disposizione”, racconta. “
Quella mostra non riusciva a esaurire lo sguardo su un movimento e un sentire culturale di ben più ampio raggio. L’obiettivo non era e non è, neppure oggi, quello di sperimentare nuovi metodi di riproduzione della realtà, assieme ad artisti che usano come supporto la rete. Ma fin dagli inizi si vuole andare oltre, si vogliono generare nuovi flussi digitali che diventino dei punti di riferimento per le comunità virtuali. Con questo evento si vuole indagare il rapporto che c’è tra la creatività e la tecnologia, per capire come l’incontro fra queste due trasformi ogni altra disciplina. Dalla scienza al teatro, per arrivare all’arte e infine tornare alla metamorfosi della tecnologia stessa”.
L’urgenza, dunque, di esprimersi attraverso l’utilizzo di questi codici ha dovuto tener conto anche di altre realtà-comunità che, già in precedenza, avevano iniziato a condividere idee, contenuti, aree d’interesse e spazi virtuali, con un alto grado di inter-connettività (come il festival
Transmediale di Berlino,
Ars Electronica di Linz e
Sonár di Barcellona, per citare soltanto tre esempi). È sorta quindi l’esigenza di creare, anche in Italia, un festival internazionale fatto di incontri, manifestazioni, spettacoli, mostre e altri progetti culturali satelliti, che dimostrassero le potenzialità artistiche insite nelle memorie digitali. Questa corrente culturale si è poi concretizzata in un osservatorio aperto sul
modus operandi estetico-tecnologico. Infine, l’idea si è stanziata a Torino, ha preso forma e sostanza in un
five-days event e quindi si è legata ad alcuni centri istituzionali del capoluogo piemontese. A oggi, infatti, gli spazi principali di svolgimento del festival sono rimasti i saloni dell’Accademia Albertina.
Quest’anno, il
Piemonte Share Festival si svolge da oggi fino a domenica. Giunto alla sua quarta edizione, grazie al sostegno della Regione Piemonte e della Città di Torino, prevede un ampliamento delle sedi dedicate agli eventi, che avranno luogo anche nelle sale della Facoltà di architettura al Castello del Valentino e nelle stanze di un cinema-lounge del centro, il King Kong Microplex di via Po.
Come nella precedente edizione, è stato istituito un premio, il trofeo The Golbe, affidato a una giuria internazionale che, operando su una selezione di quattrocento artisti, ha scelto una rosa di sei partecipanti per l’assegnazione, ancora da definire, dello Share Prize. Dunque, in mostra nelle sale accademiche sarà possibile prendere parte, interagire ed essere investiti da questi sei lavori che mettono alla prova la transcodifica virtuale riversata in
real device. Da non perdere l’installazione
SphèrAléas dei francesi
Scenocosme. Una mezza sfera a forma di igloo capace di far convergere al proprio interno suoni e immagini proiettati sul pubblico in tempo reale. Ancora, per i più curiosi, bisogna visitare il
Sound Lathe Workshop degli inglesi
Owl Projects: una sorta di laboratorio che riprodurrà col legno apparecchi digitali d’uso quotidiano.
Sempre legata all’idea di artigianato digitale, inaugura stasera la mostra curata dal padre del cyber-punk Bruce Sterling.
Manifac-Turin-g, allestita al Castello del Valentino, è una rassegna suddivisa in quattro aree tematiche, che fornirà altrettanti esempi sulle nuove tendenze della prototipazione. Proprio lì dove il software, la dimensione visiva e la tecnologia del tridimensionale riescono a creare in tempo reale l’esistenza degli oggetti: “
È nel temperamento di questa città”, sostiene Sterling, “
fornire uno spazio virtuale per una creative community. Quello che è manufacturing art e digital sculpture non poteva che essere messo alla prova qui, a Torino, dove da sempre le masse industriali della produzione si scontrano con la cultura del progetto. La convergenza di contenuti e modelli in un unico flusso della cultura condivisa sta ormai diventando più importante del ruolo giocato dalla produzione seriale dell’oggetto stesso”.
Non mancheranno gli incontri su una nuova materialità dell’arte digitale, con conferenze che coinvolgeranno anche personalità del mondo del design, da Branzi a Boeri, per passare attraverso Mercos Novak e Donald Norman. E, in onore agli altri festival “gemellati” (vedi il
Sonár di Barcellona), la notte di sabato sarà dedicata alla musica digitale e alle net label, le etichette indipendenti che promuovono e diffondono la musica attraverso la Rete.