Tutti insieme appassionatamente per le Olimpiadi della Cultura. Cosa sono? Ma naturalmente gli “eventi” connessi ai XX Giochi Olimpici Invernali – Torino 2006. E speriamo che nevichi. Il gruppo di lavoro coinvolge gli organizzatori dei Giochi, Città, Provincia, Regione e Ministero per i Beni e le Attività culturali, in un tripudio di lettere capitali. Il Toroc figura sottotono, anche se nella sua mission si legge fra l’altro “progettare e promuovere il programma culturale”. D’altra parte è comprensibile, viste le noie giudiziarie e gli avvicendamenti avvenuti negli scorsi mesi, che hanno coinvolto anche l’ex vicedirettore Marcello Pochettino.
Il programma esonda di iniziative. Stando al programma istituzionale, le mostre “ufficiali” sono innumerevoli, senza contare le iniziative collaterali e tutto ciò che coinvolgerà a vario titolo i privati. Abbiamo dato una scorsa alla sezione arti visive. In città, sono stati mobilitati praticamente tutti i musei. Al Museo Regionale di Scienze Naturali, un’esposizione dedicata agli Inuit curata dall’archeologa Gabriella A. Massa. Fin qui tutto bene, come recitava la voce fuori campo di un memorabile film francese (L’odio, di Mathieu Kassovitz, 1995). Ma a turbare il sonno è la sezione d’arte contemporaena, Nunacarte. Ivana Mulatero ha chiamato a raccolta una ventina di artisti, da Marco Gastini a Francesco Lauretta, da Luigi Mainolfi a Gilberto Zorio, per realizzare lavori su carta esquimese “appositamente importata dal Canada”. Acciderboli! La nervatura critica fa a gara con Gli Impressionisti e la neve…
Apprezziamo maggiormente chi sta nei propri ranghi, come ha scelto di fare il Museo Nazionale della Montagna, recentemente ampliato e sito in uno degli angoli panoramici più splendidi di Torino. Due le mostre, dedicate rispettivamente ai cercatori d’oro del Klondike di fine Ottocento e al turismo alpino tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. All’incomparabile Museo delle Antichità Egizie, che necessiterebbe di una sede più adeguata, sarà presentata fra l’altro la straordinaria collezione dello stesso Museo, riallestita per l’occasione da Dante Ferretti. Con l’auspicio che si troverà un equilibrio fra rigore scientifico e fughe in avanti scenografiche.
Dunque, valorizzare i propri tesori? In effetti, le Olimpiadi sono un’ottima occasione per incrementare la visibilità di capolavori sabaudi assai invidiati. Ed è una scelta molto più coraggiosa delle mostre chiavi-in-mano, che fungono da catalizzatori pseudo-divulgativi come certi programmi televisivi, mentre in realtà contribuiscono all’istupidimento generale. Con la consueta proposopopea che considera il “pubblico” alla stregua di un gregge d’idioti.
Ma torniamo ai tesori. La Biblioteca Reale espone (verrebbe da dire: ostende) il Cristo Crocifisso attribuito a Michelangelo e alcuni disegni di Leonardo che sarebbe folle non andare ad ammirare, raramente esposti al pubblico per evidenti problemi di conservazione e sicurezza. Sul limitare delle Porte palatine, al Museo di Antichità si è fatta incetta di capolavori provenienti dai Musei archeologici statali, per dare vita a una rassegna che si preannuncia importante. Eroi ed Atleti si propone infatti di indagare, da un punto di vista estetico e storico-critico, attraverso la statuaria greco-romana, i rapporti fra ideale atletico e guerriero, ossia quello spirito agonistico che influenzava anche un insospettabile come Aristotele.
E per restare nel passato, Claudio Gallazzi e il battagliero Salvatore Settis allestiranno a Palazzo Bricherasio una mostra dedicata al cosiddetto Papiro di Artemidoro. Non un gioiello archeo-filologico, ma addirittura una stratificazione.
Alla Gam, doppio appuntamento, anzi triplo. In primis, la mostra fotografica dedicata al doppio volto dal biellese Vittorio Sella, alpinista e fine documentarista, con pezzi di notevole valore, come alcune panoramiche costituite da cinque scatti affiancati. Poi Metropolis (stendiamo un velo pietoso sulla scelta dei titoli), focalizzata sull’interpretazione della città nelle opere delle avanguardie primonovecentesche. Una grande rassegna che conterà oltre un centinaio di opere, con nomi che vanno da Carrà a Sironi e da Léger a Grosz. Il terzo appuntamento, va da sé, la T1 – Torino Triennale Tremusei, nelle sue sette sedi sparse per Torino e Rivoli. Ancora avanguardie, Espressionismo e Futurismo, per Metropolitanscape a Palazzo Cavour. Nuovamente uno sguardo sulla metropoli, coadiuvato da una rassegna cinematografica. Spostandosi verso il Parco del Valentino, la Promotrice delle Belle Arti – che ha visto passare il suddetto Goldin e la megamostra di Mapplethorpe curata da Celant – ospiterà Corti e Città. Arte figurativa e decorativa, dalla pittura ai tessuti, per omaggiare la “cultura alpina” (cosa sia realmente non è così chiaro, sono decenni che gli antopologi sociali ci si accapigliano) della Savoia tra la fine del Trecento e l’inizio del Cinquecento.
Comunque, la pandemia delle mostre a tema (città-neve-atletismo) non ha contagiato tutte le istituzioni cittadine. In ciò si distingue la Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli – splendida struttura nel complesso del Lingotto, che contiene mirabili interventi di Renzo Piano – con una collettiva di una sessantina di dipinti compresi tra XVII e XVII secolo, provenienti dalla collezione di Palazzo Barberini. I nomi? Fra gli altri, Canaletto, Guardi e Poussin. Nella deambulazione cultural-sportiva per le vie della città, come d’altronde avviene ogni anno, saranno di scena le Luci d’artista (col consueto turn over di opere e luoghi e una new entry non proprio new: Michelangelo Pistoletto sulle facciate del mercato coperto di Porta Palazzo) e ManifesTO.
Mentre nell’immediata periferia, alle Fonderie Teatrali Limone (uno splendido esempio di archeologia industriale, mentre altri capolavori del genere vengono abbattuti dalle ruspe), una nuova “versione” di Dialogo nel buio, che nelle scorse occasioni ha avuto un successo clamoroso. Stavolta la guida non vedente accompagnerà i visitatori in un inverno in-visibile: un’esperienza che preclude l’utilizzo del cosiddetto “senso nobile” per dare libro sfogo a una sinestesia di grande impatto emotivo.
E tuttavia, se non siete appassionati soltanto di sport come il carling, una gita in montagna è d’obbligo. In particolare in Valsusa, una fra le valli più disastrate dal punto di vista ambientale dell’intera penisola. Lo splendido forte di Exilles propone nomi di grande richiamo per i cultori dell’arte contemporanea, ossia Jimmie Durham, Alberto Garutti, Loris Cecchini, Lucy Orta e Chen Zhen. La mostra s’intitola Five Rings, col lapalissiano riferimento ai cerchi olimpici e ai suoi principî. Una tappa in provincia di Aosta, ma restando in ambito di architetture militari: al forte di Bard sarà di scena Alpi di sogno. Dal mito all’ascensione, una carrellata di lavori per ripercorrere l’immaginario montano com’era delineato nell’arco di tempo compreso fra il 1800 e il 1930. Ancora in un forte, stavolta a Fenestrelle, il canadese Gordon Halloran presenterà installazioni pittoriche su ghiaccio e luci allestite all’interno e all’esterno della Chiesa che fa parte del complesso.
Si spazia dal VII secolo ai giorni nostri nella mostra Carlo Magno e le Alpi, nelle sedi del Museo Diocesano di Susa e dell’Abbazia benedettina di Novalesa. Disseminate a
Troppi treni, autotreni, navette e automobili? In un’altra valle, assai meno ossessionata da autostrade e alta velocità ferroviaria, e in particolare alla Galleria Civica Filippo Scroppo di Torre Pellice, sarà di scena la storia della videoarte. Poi si torna a Torino per uno sguardo, anzi un’ascoltata se ci passate il termine, alla mostra dedicata a Vivaldi presso la Biblioteca Nazionale Universitaria, per poi lasciarsi andare alla seconda edizione del Piemonte Share Festival.
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Il programma ufficiale
marco enrico giacomelli
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