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Touchpoint: Aterballetto e Collezione Maramotti in dialogo tra arte e danza
Progetti e iniziative
di redazione
Danza e arte visiva insieme, per esplorare nuove possibilità di dialogo tra corpo e opera. Così prende le mosse Touchpoint, progetto nato dall’incontro tra il Centro Coreografico Nazionale / Aterballetto e la Collezione Maramotti. L’iniziativa propone una serie di brevi video in cui i danzatori della Compagnia interagiscono con 16 opere della Collezione, creando una dimensione esperienziale che sfida le tradizionali modalità di fruizione.
La Collezione Maramotti, ospitata nell’ex stabilimento di Max Mara a Reggio Emilia, raccoglie opere di arte contemporanea dagli anni Cinquanta a oggi, con un focus su progetti di artisti emergenti e mid-career. Questa collaborazione con Aterballetto, istituzione riconosciuta come Centro Coreografico Nazionale dal Ministero della Cultura nel 2022, porta l’arte visiva e il movimento su un terreno comune di sperimentazione multidisciplinare.
Touchpoint è strutturato attorno a quattro nuclei tematici: Icona, Paesaggio, Essenza e Dimora. I danzatori, filmati negli spazi espositivi della collezione e in un’installazione presso il flagship store Max Mara a Milano, reinterpretano le opere attraverso il linguaggio del corpo. Il gesto del ballerino attiva e trasforma l’opera in un processo continuo di interazione, in cui la fisicità dà nuova vita alla staticità dell’oggetto artistico.
Questo scambio tra corpo e opera invita a una riflessione sull’arte stessa: l’esperienza visiva si amplia agli altri sensi e supera i confini tra performer e oggetto. I danzatori, liberi da vincoli interpretativi, esplorano la relazione tra corpo e scultura, tra movimento e immagine, allontanandosi da interpretazioni definitive e aprendo nuove traiettorie di significato. Ogni coreografia dei danzatori di Aterballetto è una risposta personale a sculture, dipinti e installazioni che hanno scandito la storia della Collezione Maramotti, come Three Part Object di Henry Moore, Postnaturalia di Krištof Kintera, The Fountains of Za’atari di Margherita Moscardini, Microclima di Eva Jospin. La fisicità del corpo umano entra in risonanza con la materialità dell’arte, creando una poetica del movimento che trasforma lo spazio espositivo in un palcoscenico fluido e vibrante.
Qui l’elenco completo dell’abbinamento tra opere e danzatori:
Henri Moore, Three Part Object, 1960 – Arianna Ganassi
Tony Cragg, Mortar and Pestle, 1987 – Albert Carol Perdiguer
Claudio Parmiggiani, Caspar David Friedrich, 1989 – Giovanni Leone
Claudio Parmiggiani, Il Bosco guarda e ascolta, 1992 – Matteo Fogli
Enoc Perez, Casa Malaparte, 2008 – Leonardo Farina
Kiki Smith, Untitled (Roses), 1993-1994, Untitled (Flower Head), 1993 – Ana Patricia Alves Tavares
Luigi Ontani, Montovolo, 1981 – Arianna Kob
Jules de Balincourt, Parallel Universe, 2012 – Elias Boersma
Alessandro Pessoli, Fiamma pilota le ombre seguono, 2012 – Matteo Fiorani
Evgeny Antufiev, Twelve, wood, dolphin, knife, bowl, mask, crystal, bones and marble – fusion. Exploring materials, 2013 – Clément Haenen
Jason Dodge, A permanently open window, 2013 – Estelle Bovay
Alessandra Ariatti, Ritratto di Donne. Legami, 2014 – Emiliana Campo
Chantal Joffe, Ritratto di Donne. Moll, 2014 – Sara De Greef
Krištof Kintera, Postnaturalia, 2017 – Ivana Mastroviti
Margherita Moscardini, The Fountains of Za’atari, 2019 – Nolan Millioud
Eva Jospin, Microclima, 2022 (flagship store Max Mara, Milano) – Federica Lamonaca