Dopo la chiusura della sede di Soho e il trasferimento temporaneo presso il Chelsea Art Museum nel settembre del 2004, il New Museum ha continuato a presentare una interessante programmazione e a collaborare con istituzioni e artisti. Fra le mostre da ricordare, l’esauriente retrospettiva di
Andrea Zittel, inaugurata contemporaneamente anche al Whitney Museum e la trasgressiva panoramica sul mondo dell’East Village negli
80’s curata da Dan Cameron. E tuttavia, in quanto ospite di un’altra istituzione e soprattutto a causa della transitorietà della location, il New Museum non ha potuto definire e rafforzare la propria identità né rappresentare per Chelsea una presenza particolarmente incisiva.
Negli ultimi anni, il progetto di una nuova sede ha nutrito ed entusiasmato l’appetito del pubblico. Grazie anche ad alcuni precedenti senza lieto fine, come quello del Dia Center che, lasciato lo spazio di Chelsea, fece sperare in un’altra sede newyorkese, senza però mai concretizzarsi. Oppure come il Guggenheim Museum che,
dopo aver presentato all’amministrazione dell’allora sindaco Giuliani il progetto per un ambizioso complesso museale sul fiume nei pressi di South Street Seaport, firmato da
Frank Gehry, non ne fece nulla.
Una ragione in più, quindi, per celebrare l’inaugurazione della nuova sede del New Museum, che arriva nei tempi preannunciati -o addirittura in anticipo- e segna la rinascita di una zona, quella del Lower East Side, che da qualche anno vive un momento di grazia. Continuano infatti ad aprire nuove gallerie e spazi satellitari, fioriscono attività commerciali e si sviluppa sempre più il mercato immobiliare.
Le celebrazioni ufficiali del nuovo edificio e del trentesimo anniversario del New Museum iniziano con ben trenta ore di ingresso gratuito e ininterrotto ai visitatori, valido per tutte le sale del museo. L’operazione, sponsorizzata da Target, vuole aprire le porte a un pubblico di aficionados oltre ad attirare nuovi adepti, soprattutto tra i più giovani, che ora popolano un quartiere sveglio, attivo 24 ore su 24.
All’esterno del museo si potrà godere dell’installazione al neon di
Ugo Rondinone che proclama
Hell Yes! nella classica formula ad arcobaleno. L’opera, la prima nelle serie “Façade Sculpture Program”, rimarrà esposta fino alla fine del 2008 ed è una spregiudicata ode all’ottimismo. Per salutare gioiosamente l’evento e la rinascita del quartiere.
All’interno del museo è allestita
Unmonumental, mostra collettiva in quattro tempi organizzata dal team dei curatori al completo: Richard Flood, Laura Hoptman e Massimiliano Gioni. Come suggerisce il titolo,
Unmonumental rappresenta il concetto opposto all’idea di monumentale come permanente ed eroico. Come scrivono di concerto i curatori, “
l’inizio di questo secolo è stato caratterizzato dalla mancanza di strutture monumentali e dall’erosione di simboli, segnato da immagini indelebili di distruzione e rovine”.
La prima parte della mostra presenta trenta artisti internazionali che propongono opere sculturee. Vengono trattati i temi della caducità formale e sostanziale, della precarietà, della frammentarietà delle pratiche artistiche e dell’improvvisazione. A questi lavori si aggiungeranno, in una seconda parte, opere in collage e photocollage di
Mark Bradford,
Wangechi Mutu,
Nancy Spero,
Henrik Olesen,
Kim Jones,
Martha Rosler,
Jonathan Hernández,
John Stezaker,
Thomas Hirschhorn,
Kelley Walker,
Christian Holstad.
Gli ultimi due segmenti del progetto, in programma per febbraio, completeranno la mostra con la componente audio e quella digitale, quest’ultima organizzata dall’affiliato del New Museum, Rhizome.org.