Tutto è iniziato con una delle più importanti collezioni di arte contemporanea cinese del mondo (oltre 1500 pezzi) e due persone -il barone Guy Ullens, ricco businessman belga in pensione, e sua moglie Myriam- con una profonda passione per la Cina. Attraverso la loro fondazione, istituita in Svizzera nel 2002, negli ultimi anni hanno cercato di far conoscere in tutto il mondo l’arte cinese dei nostri giorni, perché
“collezionando arte contemporanea cinese ci si sente come archeologi del futuro”, hanno dichiarato. L’ultima tappa, sicuramente la più importante e ambiziosa, è quella di aprire a Pechino la prima istituzione culturale no-profit dedicata all’arte contemporanea: l’Ullens Center for Contemporary Art (UCCA) ha inaugurato il 5 novembre nel distretto di Dashanzi -noto ai più come Factory798, il più importante art district pechinese- capitanato da Fei Dawei, uno dei più noti critici d’arte e curatori cinesi, e con la consulenza artistica di Jan Debbaut, in precedenza direttore delle collezioni alla Tate Modern. Nelle settimane in cui il cantiere stava terminando la grande opera abbiamo incontrato a Pechino Collin Chinnery, chief curator del progetto, che ci ha parlato dell’identità dell’UCCA e dei suoi programmi futuri.
“Quando nel 2005 la Fondazione ha deciso di sbarcare in Cina, Pechino è stata la scelta più ovvia. Gli Ullens sono stati catturati dall’energia della 798, un’area di straordinaria importanza per la cultura cinese: questa ex-fabbrica di componenti elettronici, diventata colonia di artisti fin dai primi anni 2000, è oggi uno dei fari dell’arte cinese nel mondo. In uno spazio complessivo di 6500 metri quadrati, all’interno di un edificio in stile Bauhaus progettato alla fine degli anni ’50 da un architetto dell’ex Germania dell’est, l’Ullens Center si pone l’obiettivo di diventare il fulcro dell’area 798 e al tempo stesso uno dei luoghi più hot per l’arte contemporanea nel mondo. Per questo abbiamo affidato il progetto architettonico al francese Jean-Michel Wilmotte, uno dei maestri nel rinnovamento dei musei”.
Ma quali sono le caratteristiche di questa nuova struttura?
“Alla base c’è il rispetto delle qualità intrinseche dell’edificio industriale: il centro si articola attorno a due gigantesche navate con soffitti alti fino a dieci metri e ampi archi portanti in cemento, su cui si eleva all’esterno una ciminiera di oltre cinquanta metri; la prima navata ha due grandi spazi espositivi, un caffé, uno shop e un auditorium-cinema; il primo piano ospita la sala lettura e le aree VIP; la seconda grande navata è uno spazio aperto per mostre temporanee e performance. C’è stato uno studio particolare sulla luce: l’illuminazione artificiale sarà bilanciata con la luce naturale, che filtrerà gradualmente grazie a un innovativo sistema di apertura del soffitto. Lo spazio è unico nel suo genere, e la percezione dell’architettura unita alle opere che conterrà diventeranno un’esperienza emozionale unica”.
Un edificio di ampio respiro internazionale, dunque. Che non deluderà neppure riguardo al programma espositivo.
“Sarà internazionale e stimolante -dichiara Chinnery, e continua anticipando che-
la struttura ha scelto di non avere una collezione permanente per lasciare spazio a un programma internazionale, non solo sull’arte cinese: da grandi eventi su importanti artisti fino a piccoli progetti sperimentali di emergenti. E l’Ullens Center sarà anche il primo archivio di documentazione sull’arte contemporanea in Cina, con programmi educativi destinati a studenti e al pubblico di appassionati”. E le mostre?
“Inauguriamo con la mostra 85 New Wave
sulla nascita dell’avanguardia cinese, alla quale farà seguito House of Oracles
, una retrospettiva su Huang Yong Ping e nel giugno 2008 una mostra basata sulla collezione Ullens”.
Ma le anticipazioni non finiscono qui. In una recente intervista allo
Herald Tribune i coniugi Ullens hanno anche annunciato un progetto sull’artista tedesca
Rebecca Horn e un evento speciale con l’irriverente coppia
Gilbert & George. A questo punto sorge spontaneo un altro interrogativo: all’interno dell’area 798, che negli ultimi anni è diventata il quartiere più trendy di Pechino e per questo a forte rischio di commercializzazione, segnalato da Lonely Planet come uno dei “luoghi obbligatori” per i turisti globali, in cui gallerie e caffè alla moda sono cresciuti come funghi, e in cui anche Nike aprirà un mega-store nel 2008, qual è il valore reale di questo investimento culturale? Ci corre in soccorso Federica Beltrame, direttore della sede pechinese di Continua, la galleria toscana che ha aperto qui nel 2004 con la volontà di creare un dialogo culturale tra Cina, Italia e il resto del mondo, attraverso progetti ambiziosi e mostre internazionali.
“L’apertura dell’Ullens Center è senz’altro un evento di estrema importanza, perché porterà un modello culturale, comunicativo e comportamentale al distretto, alla città di Pechino e direi a tutto il Paese. Negli ultimi due anni la presenza sempre più salda dell’arte cinese all’interno del mercato locale e internazionale ha fatto crescere anche nelle istituzioni più conservatrici e scettiche la consapevolezza dell’importante ruolo culturale del 798, come anche altri distretti artistici sorti nelle periferie della città. Il quadro generale attuale è: moltissime gallerie, poche professionali, nessuna libreria-biblioteca, pochissima informazione offerta al pubblico”. La nuova fondazione potrà servire, diciamo così, per differenziare l’offerta culturale della Factory798 e di Pechino tutta, perché, continua Beltrame,
“l’UCCA svolgerà un ruolo non commerciale e puramente educativo: offrirà un servizio museale estremamente professionale sia a livello curatoriale che di mantenimento delle opere d’arte, un archivio e una libreria bilingue completa che permetterà al pubblico cinese e straniero di ottenere un quadro chiaro dello sviluppo dell’arte contemporanea cinese dagli albori, quando gli artisti erano underground e non potevano esistere archivi o collezioni, fino a oggi”.
Insomma, un bel regalo per chi, come la Continua e tantissime altre gallerie, opera da anni nella 798?
“Inutile affermare che siamo estremamente felici che nasca un museo di un livello qualitativo così alto nel distretto”. E se per Myriam Ullens
“il collezionismo è una passione, ma mostrare e condividere l’arte è un dovere”, con questi requisiti c’è da scommettere che l’Ullens Center alzerà la posta in gioco alla factory 798.