Al primo piano del complesso di Santa Francesca Romana a Trastevere, nella sezione femminile dell’ex-dormitorio dell’Ospitale, i comodini che affiancano i letti, ospitano l’intima e articolata installazione di Anahi Mariotti (Recanati, 1986). Curata da Roberta Melasecca, Quando viene la sera è il risultato di una lenta, attenta, discreta, silenziosa osservazione e registrazione di quello che accade intorno all’artista e di quello su cui il suo sguardo si pone, indugia, cattura. Senza giudizio, senza malizia, senza intento voyeuristico. Solo col desiderio di guardare fuori ma, soprattutto, di guardare dentro. Senza tempo, senza fretta, in una piena fusione con lo spazio e con lo scorrere del tempo. Un’installazione intima, nella quale l’artista ha messo molto di sé stessa, esponendo senza veli, tutto il suo intimo sentire e percepire.
Dalle 17 alle 20 del 28 marzo, il visitatore ha potuto attraversare, non solo le suggestive sale cariche di storia del Complesso, ma anche, fisicamente e spiritualmente, il mondo di Anahi Mariotti e la vita da lei osservata. Un attraversamento spirituale che perfettamente si immette nelle intenzioni del Festival del Tempo per Spiritualia 2023, di cui il progetto fa parte. Il lavoro, nato l’anno scorso per il Festival del tempo di Genova (che diversamente vedeva un’esplorazione della città, sempre accompagnata dal monitoraggio del battito cardiaco), è stato qui riproposto, con quelle piccole variazioni che lo hanno reso specifico per il festival romano.
Così, dopo dei sopralluoghi, il 18 febbraio Anahi Mariotti si è recata nel Complesso scegliendo di lavorare sullo spazio del museo ex-dormitorio, e ha iniziato la sua doppia registrazione. Oltre quella visiva, fissata attraverso parole e veloci segni, in piccoli ed eleganti quadernini, e piccole fotografie, c’è stata anche quella intima: un holter ha registrato il suo cuore per ventiquattro ore. Con una chirurgica precisione, ha quindi realizzato tali annotazioni, mettendo in relazione alcuni momenti della giornata iscritti nelle pagine dei quaderni, col tracciato dei suoi battiti cardiaci.
Quel battito che accoglie il visitatore, già dal corridoio e che poi è riportato su fogli di carta stesi su dei leggii vicino ai letti. Quel breve tracciato che effettivamente è stato anche inciso in una piccola lastra metallica, poggiata su un comò, in fondo alla stanza. Un piacevole profumo di incenso abbraccia il visitatore appena superata la soglia dell’ex-dormitorio. Pensata con un andamento circolare, l’installazione può essere, però, fruita seguendo un personale andamento.
Ogni letto è quindi affiancato da una parte da un comodino e dall’altra dal leggio. Sul comodino, sono poi ordinatamente disposte alcune piccole foto che sottolineano dei passaggi o momenti focali della giornata. Un diario di un’intera vita di 24ore, durante le quali l’artista è entrata in contatto con lo spazio (sia del Complesso che delle aree circostanti, quali il Tevere e Trastevere) e gli ospiti della casa di riposo, e «L’elemento fondamentale -dichiara l’artista- sia stato il corpo e le connessioni che si sono create con l’esterno. Un’intimità svelata direi».
Sovrapponendo il tempo esterno con quello interno, lo scorrere del tempo, col ritmo del proprio cuore, andando ad intercettare, nel caso, quanto le interazioni con gli altri e con lo spazio, quali tracce hanno eventualmente lasciato sul nostro cuore. Un tracciato come una sinfonia di elementi materiali quanto impalpabili che, verso sera, suonano l’esperienza della vita. Sfogliare i piccoli quaderni, accompagnati dalle tracce audio che hanno registrato conversazioni, suoni, rumori, è come guardare un intimo film che l’artista ha accuratamente girato e montato. L’equilibrata grafia riporta sulle pagine dei quaderni veloci pensieri o stralci di osservazioni, con altrettanto equilibrio fissa veloci dettagli: un rubinetto, una piccola campana, un paio di occhiali, un gabbiano. Fogli scritti che si alternano a disegni. Disegni veloci, sintetici, dati attraverso pochi ma focali tratti singoli che possono tuttavia diventare complementari di quello vergato sul foglio successivo.
Ciò che desta curiosità e profondo interesse, oltre alla mole dei dettagli e del materiale presentato in maniera delicata è il fatto che, nonostante possano essere elementi in qualche modo non originali, la loro gestione, presentazione, elaborazione, li rende freschi, inediti, ammalianti, teneri. E lo spettatore, metaforicamente preso per mano, può condividere, per il tempo che vuole, un intero vissuto, divenendone a sua volta, prezioso depositario.
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