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Abbiamo a disposizione raffinate tecnologie per stabilire relazioni tra le persone e le usiamo in maniera intensiva in ogni momento della nostra giornata e in ogni spazio ma non sempre riusciamo a “comunicare” realmente, forse per quella sensazione di freddo distacco associata ai nuovi media, alla tastiera, che sia meccanica oppure aptica, e ai linguaggi che compaiono sullo schermo. Sulla capacità di trasmissione dei propri pensieri, dei sentimenti, delle idee, per diffondere, in particolare, un messaggio sulla crisi ambientale, la questione più urgente per il presente e l’immediato futuro, è incentrato “DataMeditation – Una meditazione per l’Ambiente” progetto promosso dal MAXXI di Roma, nell’ambito della più ampia ricerca dedicata al dialogo tra arte, tecnologie e dati. Il progetto sarà presentato sabato e domenica, 6 e 7 novembre, in occasione di #All4Climate-Italy 2021, iniziativa patrocinata dal Ministero della Transizione Ecologica.
La pratica meditativa sui dati, ideata dal centro di ricerca HER/Nuovo Abitare durante il lockdown, nasce per sviluppare empatie digitali e acquisire ciò che i fondatori Salvatore Iaconesi e Oriana Persico definiscono nuove “sense-ability”: diventare sensibili a fenomeni complessi come il cambiamento climatico attraverso i dati e la computazione, trasformati in esperienze artistiche e pratiche quotidiane. Intrecciando arte, ricerca, innovazione tecnologica e sociale, il progetto ha coinvolto un gruppo di 80 persone fra i 19 e i 76 anni, che hanno partecipato a sette giorni di meditazione in “presenza remota”. Ogni giorno, alle ore 21, dal 22 al 29 ottobre, il gruppo si è riunito online immergendosi in una meditazione sensoriale per fruire dei dati generati durante le 24 ore precedenti tradotti in suoni e immagini. Sull’orecchio sinistro i propri dati, sul destro i dati del proprio “Altro”: un partecipante anonimo scelto casualmente all’inizio del rituale, presenza fantasmatica che per i sette giorni dell’esperienza ha accompagnato i datameditanti nel proprio viaggio. Utilizzando una web app, ogni “datameditante” ha tenuto un “diario di dati” per esplorare la propria relazione con l’ambiente naturale registrando dove si trovasse, cosa stesse facendo, quale fosse il proprio rapporto con l’ambiente in quel momento e il proprio livello di comfort o discomfort, infine un “messaggio nella bottiglia” da inviare al proprio io futuro e al proprio “Altro”. Ne è scaturito un paesaggio di 1626 espressioni autobiografiche, confluite in un’opera generativa fatta di dati.
«In DataMeditation i dati sono uno spazio di espressione autobiografica e di relazione», hanno spiegato Salvatore Iaconesi e Oriana Persico, fondatori del centro di ricerca HER She Loves Data / Nuovo Abitare. «È stata la nostra risposta, come artisti e centro di ricerca, alla comunicazione violenta e militarizzata durante la pandemia: immaginare dati che unissero, anziché dividere. L’esperienza al MAXXI è molto intensa, con i partecipanti e con l’equipe del museo, alcuni dei quali hanno scelto di datameditare. Siamo orgogliosi ed emozionati di lavorare con un museo che ha il coraggio di occuparsi di innovazione, perché le tecnologie riguardano il nostro sentire e i modi in cui percepiamo il mondo. L’arte non può essere una decorazione della ricerca e dell’innovazione ma deve collaborare a definirne le strategie. Quando dai dati e dalla computazione dipende progressivamente la possibilità di godere di diritti e libertà, non possiamo delegare questo rapporto alla tecnica e all’amministrazione. C’è bisogno della cultura. Di artisti, ricercatori e istituzioni disposti a ripensarsi e a mettersi in gioco per sviluppare una nuova immaginazione sociale».
L’esperienza è culminata nella hall del MAXXI, il 5 novembre, con una meditazione collettiva che si è svolta in presenza. Dopo aver ascoltato i dati generati nel corso dell’intera settimana, ogni partecipante avrà finalmente la possibilità di svelarsi al proprio “Altro” e scambiare un dono: una cartolina che racconta il viaggio fatto insieme. Il 6 e 7 novembre, nella videogallery del museo, i dati generati dal gruppo, in forma rigorosamente anonima e aggregata, si trasformano in una proiezione e in un artefatto artistico: una “storia di dati” da srotolare, leggere e osservare che consentirà ai partecipanti e ai visitatori di ripercorrere l’esperienza, comprenderla e condividerla.