Gipsoteca dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, ph Marta Mancuso.
La Gipsoteca dell’Accademia di Belle Arti di Venezia si presenta in una nuova veste: un allestimento rinnovato che coniuga sperimentazione e rispetto per il progetto originario a cura dei professori Mauro Zocchetta e Alberto Fiorin. In particolare, è stata ridefinita la disposizione dei gessi, che ora si susseguono nel loro candore lungo i due lati del corridoio al primo piano della Sede Centrale degli Incurabili.
Uno degli elementi più impattanti di questa trasformazione è senza dubbio il ridisegno del soffitto, ora caratterizzato da una struttura centrale che integra un doppio sistema di illuminazione: da un lato, una luce diffusa generale e dall’altro, un’illuminazione puntuale, studiata per esaltare i dettagli delle opere.
Un altro aspetto chiave è l’interazione tra luce naturale e artificiale. Sul lato delle finestre, una struttura in lamiera di ferro nera incornicia e mimetizza gli elementi tecnici, garantendo in questo modo un’estetica ordinata e armoniosa.
La Gipsoteca dell’Accademia vanta una storia illustre, che affonda le radici nei primi anni dell’Ottocento. Grazie all’intervento di Antonio Canova, una parte significativa della collezione di Filippo Farsetti entrò a far parte del patrimonio dell’Accademia. Successivamente, nel 1819, Leopoldo Cicognara, riformatore dell’istituzione e amico di Canova, arricchì ulteriormente la raccolta con 23 calchi e bassorilievi provenienti dal Partenone, noti come Elgin Marbles, donati dal Reggente inglese.
La Gipsoteca rappresenta, in ogni caso, solo una piccola parte —quella visibile al pubblico— dell’ampio e fornitissimo Archivio Storico dell’Accademia. Qui sono raccolti documenti che testimoniano l’attività dell’Accademia sin dalla sua fondazione nel 1750, offrendo un quadro sulla formazione degli allievi, sull’organizzazione delle scuole e dei concorsi, sull’acquisto di materiali per la didattica e sulla gestione delle Gallerie tra il 1807 e il 1881. Vi si trovano anche atti relativi alla tutela e al restauro di opere d’arte e alla concessione di licenze di esportazione fino al XX secolo. Tra i nomi presenti nei documenti emergono figure di spicco come Giambattista Tiepolo, Canaletto, Antonio Canova, Francesco Hayez, Amedeo Modigliani, Umberto Boccioni ed Emilio Vedova.
Quest’attenzione per il passato dell’Accademia ci ricorda l’importanza dell’istituzione nel plasmare la storia dell’arte a Venezia, missione che continua a perseguire tutt’ora. Come dichiarato dal Direttore Riccardo Caldura: «La capacità dell’Accademia di continuare ad essere presenza fra le più significative nell’ambito nazionale della produzione contemporanea nelle arti visive, sapendo così fare del passato, lontano quanto relativamente recente (si pensi alle grandi personalità del Novecento che hanno insegnato a Venezia), una leva per proiettarsi nell’attualità, si coniuga ad una più generale attitudine alla creatività che trova molti ambiti di applicazione in settori non strettamente attinenti alla sfera delle ’tradizionali’ arti visive».
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