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Una strana coppia a Venezia
Progetti e iniziative
L'arte visiva di Stefano Arienti e la coreografia di Foofwa d'Immobilité si incontrano alla Fenice. Nasce un lavoro fatto di forti momenti di collaborazione e altrettanti densi gradi di separazione. A confronto sono due linguaggi diversi che condividono un paradosso. Poi Arienti ha uno spazio tutto suo a Palazzetto Tito. Con una mostra che pare un viaggio, nel mondo e nell'io. Nel ricordo e nel presente necessario [di Adriana Polveroni]
Uno piega, incolla, taglia, perfora, ricompone. Quanta necessità manuale ci sia all’origine del lavoro di Stefano Arienti, me ne sono accorta a Venezia, seduta accanto a lui a cena: la busta vuota dei grissini è diventata una fisarmonica, poi un nastro e poi qualcos’altro. E, sorprendentemente, questo accanimento manuale non apre a qualcosa di ossessivo, ma di lieve. Come è tutto il suo lavoro. L’altro destruttura, cambia, sfalda: le immagini, i corpi quasi fino a sfinirli, la musica, la scena, il progetto stesso. “Decompone”, per dirla con le sue parole, quelle del coreografo svizzero Foofwa d’Immobilité.
Lui e Arienti, artisti uniti non da affinità elettive ma antinomiche, ma anche da un palese innamoramento per il fare, hanno dato vita a uno spettacolo di scena ancora oggi (in tutto purtroppo solo due sere) al teatro La Fenice di Venezia, che in omaggio al luogo (ma non solo) si chiama Fenix. In realtà nome e metafora per evocare il passaggio da uno stato all’altro, espresso in una ritualità che va dalla nascita alla morte, fortemente fisica e ripetitiva nella coreografia di Foofwa d’Immobilité con sali e scendi di corpi, che cadono a terra e con miracolosa agilità risalgono e quasi si sdoppiano, corrono, saltano come se dovessero schizzare fuori dal mare, e poetica ma anche molto densa in Arienti, nella cui opera il passaggio matura in viaggio e il luogo si fa rappresentazione del mondo.
Il sodalizio ha rispettato anche quello che fino ad oggi è stato il cuore di “Arte Contemporanea a Teatro”: la realizzazione di un video proiettato sullo schermo frangifuoco della Fenice, installato con la riapertura del 2004. E anche qui emergono le differenze della strana coppia. Arienti ha montato un lungo slide show fatto con le copertine di cd musicali collezionati da lui e provenienti da tutto il mondo. Immagini fisse, circoscritte, che paradossalmente introducono all’irrequietezza decomposta di Foofwa d’Immobilité. «Il fatto che in quel momento si ascoltino gli orchestrali che provano gli strumenti fa capire che la proiezione non è un “in più”, ma un “insieme”», sottolinea Francesca Pasini.