-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
URBINATI SI NASCE. E RAFFAELLO, MODESTAMENTE…
Progetti e iniziative
Grazia e leggiadria. Ma anche inaudita potenza. Che si rivela già dalle prime opere di un giovane genio alle prese con gli insegnamenti paterni. Palazzo Ducale riporta Urbino e i suoi intelletti al centro della formazione dell’artista. Con una mostra che lascerà il segno...
Signora Mochi Onori, quali sono dunque le novità di questa mostra?
Innanzitutto l’impostazione stessa: Urbino non fu solo la città natale di Raffaello, ma determinò in modo significativo la sua formazione, restando per tutta la sua vita un punto di riferimento essenziale. Nessuno finora aveva esaminato nel profondo questo problema, lo facciamo ora noi con questa mostra.
Entriamo nei dettagli?
Lo scopo della mostra è quello di portare sotto i riflettori la prima formazione di Raffaello, andando alle radici della sua preparazione come artista. Conosciamo tutti bene il racconto del Vasari, in cui sostiene che Raffaello da giovane aiutasse il padre e poi fu mandato a bottega dal Perugino. Beh, è un raccontino edulcorato e cronologicamente non rispondente al vero. In realtà, come ha ben scritto Mina Gregori, la radice della cultura di Raffaello è Urbino. E la culla della sua maturazione è stata proprio la bottega del padre.
Già, quel Giovanni Santi che è stato sempre citato come “il padre di Raffaello”… Altro che figlio di papà, in questo caso è il contrario. O no?
Beh, certo Raffaello è un genio, il padre un po’ meno. Ma ciò non toglie che il rapporto col Santi sia stato essenziale sotto vari aspetti. Innanzitutto, egli non era soltanto un artista, ma anche un intellettuale a tutto tondo, uno storico e un letterato molto colto. Conosceva Piero della Francesca e il Perugino, aveva scritto una Cronaca di quanto accadeva alla corte di Federico da Montefeltro. Insomma, era un grande cortigiano, come si diceva allora. E anche come pittore, in fondo è tutt’altro che mediocre, come dimostrano recenti ricerche che lo stanno concretamente rivalutando.
Raffaello nacque nel 1483 e fu un fanciullo prodigio. Conferma?
Certo! Nonostante questo, la storiografia ha troppo spesso trascurato la conoscenza dei suoi anni giovanili, la cui ricostruzione invece è fondamentale. Per fortuna negli ultimi anni c’è stata un’inversione di tendenza, a cominciare dalla mostra di Londra del 2004. Qui ora dimostriamo la prevalenza, nella formazione di Raffaello, del rapporto con il padre, con la sua bottega e soprattutto con la grande cultura che ha come epicentro il Palazzo Ducale con le sue collezioni d’arte.
Quando prese in mano le redini del gioco?
Nel 1494, quando ereditò l’impresa del padre. Altro che aiutante o ragazzo di bottega, come di solito si pensa! Lavorava e guadagnava pure molto bene. Vuole la dimostrazione? Eccola, è la Pala di Sant’Agostino di Città di Castello, del 1500: Raffaello nel firmare la commissione si definisce magister, il che significa che a diciassette anni era già padrone di bottega e quindi anche di se stesso.
Un giovane rampante, insomma. Che però a un certo punto decise di andarsene…
Raffaello, lo dico molto chiaramente, anche quando andò a Perugia, a Firenze, o nella Roma dei papi non fu mai un emigrante. Non andò via da Urbino perché la città era provinciale o gli stava stretta, voglio ribadirlo con forza. Urbino era una corte raffinatissima e colta che poteva contare su cervelli sopraffini come quello del Bramante, di Baldassar Castiglione, l’autore del Cortegiano, e di Leon Battista Alberti, che dettò di fatto i canoni architettonici secondo i quali fu costruito il Palazzo Ducale. Un background culturale, insomma, di primissimo ordine. Raffaello assorbì, grazie alla sua prodigiosa memoria, tutto ciò che poteva dalle esperienze degli altri artisti attivi a corte. Ma non si fermò a questo. Studiò ad esempio la pittura fiorentina sulle miniature conservate nella biblioteca ducale. E tutti questi input li rielaborò riversandoli poi nelle sue opere più importanti. Raffaello, quindi, è stato in tutti i sensi un vero figlio di Urbino. E molto orgoglioso di esserlo.
Cosa vedremo dunque in mostra?
Tantissime cose belle. La Pala di Sant’Agostino, finalmente ricostruita riunendo le parti disperse e conservate oggi nel Museo di Capodimonte e al Louvre. La Croce processionale coi santi francescani del Poldi Pezzoli di Milano. L’Allegoria (anche conosciuta come Sogno del Cavaliere) della National Gallery di Londra. Il San Michele del Louvre, il San Sebastiano dell’Accademia Carrara di Bergamo. I ritratti esposti nella Sala delle Veglie dove sono ambientate le conversazioni del Cortegiano del Castiglione. Et cetera, et cetera…
Quella che state preparando è una mostra d’arte ma anche di documenti. Molti dei quali inediti…
Assolutamente sì. Le ricerche archivistiche in corso hanno peraltro portato alla luce un numero incredibile di nuovi documenti, non pubblicati da Pungileoni, che mostrano ancora una volta gli stretti e mai recisi legami che Raffaello mantenne con la sua città natale, sia artistici che economici. La presenza di Bramante a Urbino, che sarà poi il più valido supporto alla sua carriera romana, la possibile influenza di altre personalità presenti nella città ducale come Girolamo Genga e Timoteo Viti, rendono molto interessante esplorare questo terreno. Senza trascurare il rapporto con Perugino che la tradizione storiografica, da Vasari in poi, ha messo al centro della sua formazione e che sarà naturalmente indagato nel percorso espositivo.
Un’altra cifra della mostra è il rapporto tra Raffaello e la maiolica, arte di solito considerata minore. Che ci dice a questo proposito?
Primo: siamo sicuri che la maiolica sia un’arte minore? Secondo: abbiamo raccolto materiale sufficiente a dimostrare quanto questa gloriosa produzione artistica locale debba a Raffaello in termini di eredità. Moltissimi sono le maioliche che traggono ispirazione dai suoi disegni. Si può anzi dire che la produzione di maioliche “raffaellesche” ha assunto nel tempo una dimensione quasi industriale. Abbiamo scoperto però una maiolica che deriva direttamente da un disegno di Raffaello, senza essere passata attraverso lo step intermedio dell’incisione. Questo pezzo sarà qui esposto per la prima volta in assoluto. Lui però non le realizzò mai direttamente: Raffaello alle prese con le maioliche è una leggenda ottocentesca priva di fondamento. Comunque sia, anche questo legame con l’artigianato artistico locale dimostra ancora una volta quanto Raffaello fosse calato nella vita e nella cultura di Urbino.
Scoperte, rivelazioni, riletture…?
Proporremo in mostra una serie di ritratti interessanti uno accanto all’altro e parecchi disegni preparatori di alcune pale, posti accanto alle pale stesse in modo da permettere una rilettura di queste opere partendo dalla loro genesi. Certo, non basta a dare un’idea completa dell’evoluzione del disegno di Raffaello, ma è una buon assaggio che si potrà completare grazie alla proiezione in loop di una serie di disegni che, per motivi eminentemente conservativi, non sono stati prestati. Esporremo inoltre una serie di pale del Santi, alcuni affreschi recentemente ritrovati e anche l’affresco di Pesaro dipinto da Raffaello quindicenne. Dei documenti inediti abbiamo già detto, posso aggiungere che saranno tutti pubblicati in regesto nel catalogo edito da Electa. Grazie a questi documenti, oltretutto, abbiamo scoperto che quando morì – come è noto, giovanissimo – era molto ricco. E abbiamo potuto ricostruire nei dettagli la famiglia e i rapporti di parentela e amicizia che sussistevano tra Raffaello e altri pittori urbinati come Evangelista da Piandimeleto. Il tutto grazie a un comitato scientifico di primissimo ordine. Non mi pare poco.
Cosa resterà secondo lei di questa mostra?
Speriamo molto. Sono tre anni che ci lavoriamo, e a parte tutto ciò che ci siamo detti fin qui, crediamo di aver dimostrato ancora una volta quanto sia sbagliato prendere per oro colato, passivamente anzi, tutto quello che il Vasari scrive. Difetto che invece continuano ad avere in molti.
Una provocazione: cosa risponde a chi considera Raffaello un pittore… dolciastro e mellifluo?
Ma mi faccia il piacere! Battute a parte, non era certo questa la sede – vista proprio l’impostazione sugli anni giovanili del pittore – per mostrare tutta la potenza e la genialità del Raffaello maturo. Ma del resto, ce n’è forse bisogno? Ed è forse un difetto la sua leggiadra grazia? No di certo! Comunque sia, sin dalle sue prime opere sono chiaramente presenti in nuce tutti i semi che germoglieranno poi, anche grazie alla sua straordinaria capacità di sintesi, nel grandioso artista che tutti conosciamo. E questo basti a zittirli.
Domanda secca in chiusura: chi è il più grande artista del Rinascimento?
Ma Raffaello, of course!
articoli correlati
Raffaello a Firenze
a cura di elena percivaldi
*articolo pubblicato su Grandimostre n. 3. Te l’eri perso? Abbonati!
*foto in alto: un particolare di San Michele e il drago conservato al Louvre di Parigi
dal 3 aprile al 12 luglio 2009
Raffaello e Urbino
a cura di Lorenza Mochi Onori
Galleria Nazionale delle Marche – Palazzo Ducale
Piazzale Duca Federico, 3 – 61029 Urbino
Ingresso: intero € 9; ridotto € 7
Orario: da martedì a domenica ore 8.30-19.15; lunedì ore 8.30-14
Catalogo Electa
Info: tel. +39 0722309221 / 199757515; www.raffaelloeurbino.it
[exibart]