16 giugno 2009

VE LO DO IO IL MUSEO

 
Lavorare in realtà piccole ma di qualità permette una maggiore libertà di programmazione, di contro alla farragine burocratica delle grandi città. Pistoia senza pastoie, insomma. Parola di Ludovico Pratesi, fresco di nomina a curatore di Palazzo Fabroni. Un’altra “bandierina” del contemporaneo in una Toscana che non vuol essere più solo Rinascimento...

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Raccontaci l’iter della tua nomina a direttore di Palazzo Fabroni…
La prima volta che vidi Palazzo Fabroni fu in occasione della mostra di Michelangelo Pistoletto, nei primi anni Novanta, Rimasi sorpreso dalla qualità degli spazi, caratterizzati dal rigore dell’architettura toscana del Cinquecento. Ci tornai poi in anni più recenti, e ogni volta questa impressione veniva confermata. L’anno scorso, quando seppi che non aveva un curatore da diverso tempo, ho cominciato a incontrare una serie di persone per realizzare questo desiderio… La serietà delle persone che ho conosciuto a Pistoia durante questo percorso mi ha convinto ancora di più delle potenzialità del Palazzo.

Hai diretto spazi pubblici in città come Bari e Pesaro e stavi lavorando ad un progetto in Calabria. E ora Pistoia. Come si lavora, in Italia, in centri d’arte contemporanea non inseriti nel circuito più raggiungibile delle metropoli Napoli-Roma-Milano-Torino? Cosa significa operare in realtà fuori dalle traiettorie più battute?
Nonostante quello che si possa pensare, lavorare in realtà piccole ma di qualità ti permette una certa libertà di programmazione, meno influenzata dalle pastoie politiche che spesso rendono l’attività dei miei colleghi impegnati nelle grandi città molto complessa. È necessario però definire fin dall’inizio l’identità del museo e soprattutto attivare un buon rapporto con la città che lo ospita, per creare un pubblico attento e interessato all’arte contemporanea.

A proposito di Pesaro. Potrai mantenere la direzione del Centro Arti Visive Pescheria?
Mi auguro di sì, anche perché sono legato alla Pescheria. In realtà il mio contratto scade alla fine del 2009, ma mi auguro che venga rinnovato dopo le elezioni amministrative di giugno.

Ludovico PratesiE la Fondazione Guastalla? Potrai rimanere a capo anche di questa istituzione privata?
Non ci sono incompatibilità tra l’incarico di curatore scientifico di Palazzo Fabroni e la direzione artistica della fondazione Guastalla, che non svolge attività espositiva ma di diffusione della cultura del collezionismo “consapevole”.

Di quali spazi espositivi e di quale collezione disporrai a Pistoia?
Palazzo Fabroni appartiene al complesso dei Musei Civici, diretti con tenacia e passione da Elena Testaferrata. Attualmente la struttura espositiva è disposta su due piani. Il primo si sviluppa su una decina di sale di dimensioni diverse ed è destinato a spazio per le mostre. Il secondo invece è occupato da una collezione che riunisce opere di artisti soprattutto pistoiesi che arriva fino al contemporaneo, con donazioni di personaggi di fama internazionale come Kounellis e Fabro, ottenute grazie all’impegno di Bruno Corà, che è stato curatore scientifico del palazzo negli anni Novanta. Il piano terra è attualmente occupato da alcuni uffici del Comune, ma dovrebbe essere presto liberato.

La tua nomina è stata perfezionata solo di recente. Riesci comunque già ad accennare il tuo progetto museale per Palazzo Fabroni? A quali musei nazionali e internazionali guarderai? Come sarà il mix di attività tra collezione, mostre temporanee, incontri e conferenze, didattica, servizi aggiuntivi?
Mi piacerebbe che Palazzo Fabroni fosse un museo dove si riflette sull’arte, affiancando alle mostre una serie di attività di dialogo, studio e approfondimento. Vorrei sviluppare un’offerta su più livelli, che va dalle grandi mostre tematiche alle antologiche, fino alle personali di artisti di varie generazioni, dai maestri storici ai più giovani. Vorrei aprire una project room per giovani curatori e spazi dedicati a mostre incentrate su una sola opera, oltre a mettere a punto una serie di iniziative legate alla città e al territorio. Mi impegnerò personalmente in una serie di corsi gratuiti sull’arte contemporanea per avvicinare i cittadini di Pistoia all’arte contemporanea.

Quale sarà la mission, insomma?
I miei maggiori sforzi saranno legati da una parte alla volontà di far sì che la città si identifichi con il museo e ne vada fiera, e dall’altra a collegarla con il territorio nazionale.

Palazzo Fabroni a PistoiaPer ottenere questi risultati quale budget avrai a disposizione?
Il budget è in via di definizione. Non sarà faraonico, ma sufficiente per sviluppare attività di qualità.

Finalmente anche in Italia si sta capendo che i musei per essere ben governati devono avere una personalità giuridica propria. Punterai a convincere l’Amministrazione pistoiese della necessità di legare il museo a una fondazione, come ha fatto il Madre e come sta facendo il Maxxi?
Per il momento il museo è comunale. Eventuali trasformazioni potranno essere valutate in futuro.

La Toscana sta faticosamente cercando di mettere in piedi un network di strutture dedicate all’arte contemporanea, pur essendo una regione non troppo permeabile a questo tipo di linguaggio. Che tipo di rapporti immagini con realtà come il Pecci o con le nuove fondazioni nate a Lucca?
Lavorerò in stretto collegamento con tutti gli spazi espositivi, sia pubblici che privati, che lavorano sull’arte contemporanea, cercando di creare sinergie e strategie comuni per diffondere e divulgare il più possibile la cultura del contemporaneo.

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La mostra di Luigi Carboni al Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro

a cura di m. t.

*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 57. Te l’eri perso? Abbonati!


Palazzo Fabroni Arti Visive Contemporanee
Via Sant’Andrea, 18 – 51100 Pistoia
Info: tel. +39 0573371214 / +39 0573371817

[exibart]

1 commento

  1. Si lavora bene, e’ vero, nelle piccole realtà.
    Ma si provi a lavorare in Campania, nel relativamente piccolo del settore artistico, senza essere figli di Politici & C.
    E, poi, mi si dia una “voce” se se ne ha il coraggio…

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