Il 1° luglio del 1999 apriva a Gerusalemme la mostra Chiluly in the light of Jerusalem 2000. L’esposizione, visitata da più di un milione di spettatori, rimane, ad oggi, un evento colossale, incentrato sulla produzione del mastro vetraio Dale Chiluly. A conclusione del percorso, un ampio cartello con le parole «I owe everything to Lino Tagliapietra and Pino Signoretto»: «Devo tutto a Lino Tagliapietra e Pino Signoretto».
Così, a più di 3.400 chilometri dall’isola di Murano, Chiluly rendeva omaggio a due grandissimi maestri del vetro veneziano, in un periodo in cui la produzione artistica dello stesso in laguna agonizzava. Ora, a distanza di 24 anni da quella dedica, i tempi sembrano molto cambiati. Murano è tornata ad essere apprezzata globalmente – e non solo dagli esperti – come capitale globale del vetro e, cosa ancor più importante: non è più solamente la tradizione ad essere elogiata, ma anche la capacità d’innovazione.
Sicuramente la Venice Glass Week, festival del vetro iniziato nel 2017, ha contribuito fortemente a questa nuova immagine della città, dimostrando dedizione al passato, ma anche un forte slancio verso il futuro. Il festival, nelle sue otto edizioni, è così cresciuto, si è evoluto e plasmato, andando ad includere sempre più voci, da contesti tra loro anche molto diversi. Lo dimostra il fatto che, per quest’edizione, siano giunte più di 300 candidature da 45 paesi diversi. Da questa rinnovata internazionalità muove i passi il titolo scelto per quest’anno: #A World of Glass.
Con 230 realtà partecipanti, che propongono più di 250 eventi disseminati su tutto il territorio, la Venice Glass Week di quest’anno si presenta come un’ampia e complessa rete di mostre ed eventi, uniti nella celebrazione del vetro artistico, in tutte le sue sfumature.
Anche quest’anno, centri nevralgici del festival sono The Venice Glass Week HUB e The Venice Glass Week HUB Under35, ospitate all’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, a Palazzo Loredan. Con un totale di 44 artisti selezionati, queste due esposizioni segnano un punto di partenza ideale per l’esplorare le tante attività che animeranno la città in questi giorni.
Tra queste segnaliamo: Il Convito di Vetro alle Gallerie dell’Accademia, Welcome! A Palazzo for Immigrants – collaborazione tra Studio Berengo e il Victoria and Albert Museum di Londra – e 1912-1930 Il Vetro di Murano e la Biennale di Venezia alle Stanze del Vetro, sull’Isola di San Giorgio.
Per quanto riguarda invece le mostre organizzate dalla Fondazione MUVE: a Palazzo Mocenigo dal 14 settembre all’8 gennaio 2025 sarà visitabile Il vetro inciso veneziano del XVIII secolo, mentre al Museo del Vetro di Murano continua la mostra Federica Marangoni on the Road 1970 – 2024 / Non solo vetro.
Tantissime sono poi le realtà più piccole e le gallerie locali che hanno proposto progetti per animare questo festival. Tra queste spicca Trasparenze: vetri soffiati di Vittorio Zecchin, a cura di Giulio Malinverni, visitabile fino al 5 ottobre presso lo spazio di Marignana Project. Si tratta di una raccolta di diciotto vetri disegnati da Vittorio Zecchin e realizzati dalle fornaci VSM Cappellin Venini & C. e dalla MVM Cappellin & C. tra il 1921 e il 1926. Abbandonando l’estetica ottocentesca di stampo decorativo, il lavoro di Zecchin nasce dalla rivisitazione di alcune forme della pittura veneziana del Cinquecento, in unione con le tonalità tipiche della laguna.
CASA YALI, invece, propone la prima personale in Italia dell’artista danese Alexander Kirkeby, dal titolo CEREMONY. Le sue forme contorte e al tempo stesso leggiadre uniscono tecniche tradizionali ad un’estetica innovativa. In bilico tra classicità e distorsione, i suoi lavori mettono in discussione i canoni di scala e proporzione e ci parlano delicatamente del loro uso cerimoniale.
Infine, è doveroso segnalare la partnership che da quest’anno lega la Venice Glass Week ad Homo Faber: due realtà che, insieme, celebrano l’artigianato, il saper fare e la poesia del fatto a mano.
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