20 febbraio 2025

Verona, Palazzo Maffei fa cinque anni ma la sua arte è senza tempo

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Palazzo Maffei celebra i primi cinque anni di apertura al pubblico della sua wunderkammer, tra reperti d'archeologia e opere d’arte contemporanea. E con diverse novità in vista nel prossimo futuro

Gladiatori, olio su tela di Giorgio de Chirico.Palazzo Maffei (secondo Piano)

Se i numeri riassumessero la vita, si potrebbe dire che le candeline sulla torta di Palazzo Maffei, inaugurato il 14 febbraio 2020, siano cinque, e si potrebbe registrare che, da allora al 31 dicembre 2024, i giorni di apertura effettiva della Casa Museo, nata per volontà di Luigi Carlon e diretta dalla figlia Vanessa, siano stati soltanto 690. Numeri ridotti da ingressi contingentati nel solo weekend fino all’ottobre 2022, ma in via di recupero dal 1 marzo 2025, ovvero da quando il palazzo barocco di Piazza delle Erbe a Verona sarà visitabile un giorno in più alla settimana. La chiusura del mercoledì diventerà nuova apertura, con il solo martedì in cui non sarà possibile visitare l’eclettica collezione che attraversa i secoli, con oltre 650 opere d’arte e arredi, tra capisaldi dell’arte veronese ed esponenti della scena internazionale.

Palazzo Maffei, facciata esterna, Verona, Foto Renato Begnoni
Palazzo Maffei, facciata esterna, Verona, Foto Renato Begnoni

Se i numeri riassumessero la vita, si potrebbero poi citare i 400 anni (saranno tondi l’anno prossimo) da quel 1626 in cui la famiglia Maffei ottenne il permesso di ampliare l’edificio che si affacciava sul foro dell’antica Verona Romana. Si potrebbero menzionare inoltre i 4000 anni della piccola nave sacra del periodo del Medio Regno Egizio (1939 e 1850 a.C.), entrata da poco nella Wunderkammer scaligera, capace di riportare il gusto del collezionista e il rigore del percorso museografico curato da Gabriella Belli.

Tra le opere che hanno ampliato il nucleo iniziale dall’apertura a oggi, facendo comprendere quanto l’arte sia un fenomeno stratificato, vi sono: il Tondo 85 -3 di Emilio Vedova, il Ritratto di Monsieur Chéron (1915) di Amedeo Modigliani, un nucleo di ceramiche di Picasso, il dadaismo di Man Ray, un esemplare della Grande onda di Kanagawa di Hokusai, una Madonna lignea con bambino del Giolfino degli inizi del XVI secolo, la Bagnante di Alessandro Puttinati, in dialogo con Beauty is a ready-made del collettivo femminista Claire Fontaineneon di cui ci siamo occupati lo scorso marzo –, fino all’opera generata con l’IA da Manuel Gardina.

Modello di barca del Medio Regno Egizio entrata a far parte della collezione di Palazzo Maffei

Palazzo Maffei sembra dunque insegnarci che i numeri sono necessari, tuttavia a essere indispensabile è l’arte di ogni tempo, per descrivere e comprendere la vita eternamente, anzi Aeterna Mente, volendo riconnettendosi a un’altra sorpresa che il festeggiato Palazzo Maffei ha “scartato” a San Valentino 2025 come regalo ai suoi visitatori.

Ora al museo si può costruire un personale cortocircuito, tra passato e presente, grazie alla video installazione multimediale realizzata dallo studio CamerAnebbia che, attraverso la digitalizzazione di documenti storici custoditi in città (alla Biblioteca Capitolare ad esempio, ma non solo), permette un cammino interattivo dalla Verona Romana a oggi. Un viaggio nel viaggio che offrono i due piani del Museo, dove le cifre contano relativamente, come ha affermato la direttrice Vanessa Carlon in occasione del traguardo quinquennale: «Quello che vogliamo ricordare oggi, a cinque anni dall’apertura, non sono numeri, ma esperienze condivise».

La prossima esperienza sarà un incontro (a ingresso libero) nel giorno della festa della Donna, l’8 marzo, con Rachele Ferrario, storica dell’arte, giornalista, docente di Fenomenologia delle arti all’Accademia di Belle Arti di Brera, che, partendo dal suo ultimo libro, La contesa su Picasso. Fernanda Wittgens e Palma Bucarelli (La tartaruga edizioni-La nave di Teseo), racconterà due grandi donne “opposte”, non solo per via di Pablo Picasso (peraltro in collezione della Casa Museo). Le sorprese proseguono per l’autunno, quando, durante ArtVerona, verrà inserito nello scalone elicoidale del palazzo un lavoro dell’artista e regista veronese Anna Galtarossa (1975), attiva da anni anche a New York con le sue sperimentazioni visive.

Una sala della Casa Museo Palazzo Maffei a Verona, Foto Luca Rotondo
Una sala della Casa Museo Palazzo Maffei a Verona, Foto Luca Rotondo

I numeri valgono quindi se sommati agli auguri per la sede, affinché ringiovanisca crescendo, grazie anche alla freschezza di divulgatori come Jacopo Veneziani – noto al pubblico televisivo –, che ha registrato un sold out lo scorso 15 febbraio al Teatro Nuovo di Verona con il suo racconto della collezione di Palazzo Maffei, in cui ha associato Canova alle estetiste dei social network, con la differenza che lo scultore faceva lo “skin care” alla pelle di marmo delle sue muse (con l’acqua di Rota).

In fondo, sempre secondo Veneziani, le donne sono diventate artiste come Carla Accardi (presente al Museo) per sfuggire al patriarcato che le voleva oggetti (nudi) e non soggetti, e infine, a ben guardare, le storie delle pale d’altare su fondo oro sono appassionanti come le serie di Netflix.

«Imparino i figli, imparino i nipoti ad evitare le spese inutili, a considerare ciò che dura per sempre!». È il monito dei Maffei inciso su una delle epigrafi, datata 1668 e incastonata nel cortile del Palazzo. Historia magistra vitae, scrisse invece Cicerone, che per addizione diventa l’augurio di lunga vita alla storia fin qui magistrale di Palazzo Maffei.

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