30 dicembre 2024

Viaggio nella discoteca globale di Demetrio Stratos: il progetto a Ravenna

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A Palazzo Malagola di Ravenna, un progetto espositivo svela lo straordinario archivio del leggendario Demetrio Stratos: un lungo viaggio tra materiali inediti e sonorità globali

Particolare di una foto di Emilio Fabio Simion, Milano 1977 ca.

Il buio è attenuato da una luce azzurrina che gira con un piccolo led intorno allo spazio tre metri per tre. Quattro sgabelli e un piccolo lotto di cuscini per sedersi a terra sono l’unico addentellato d’arredamento di questa sala immersiva, nella quale la voce di Demetrio Stratos ti avvolge, ora accarezzandoti, ora percuotendoti, ora lasciando che i colpi di glottide blandiscano il tuo orecchio. C’è anche un viaggio geografico-musicale, tra gli ascolti. Risale a un live che Stratos mise in scena il 4 febbraio 1979 al Teatro San Leonardo di Bologna, ispirandosi ai canti greci, iraniani, indiani, mongoli e cinesi: siamo nel pieno centro di Ravenna, ma potremmo essere a Varanasi, Ulan Bator, Teheran, Salonicco o Canton.

Fino ai limiti dell’impossibile. La ricerca vocale di Demetrio Stratos 1970-1979. Secondo movimento, veduta della mostra, Palazzo Malagola, Ravenna, 2024, ph. Valerio Corzani

Inaugurata il 14 dicembre a Palazzo Malagola, Fino ai limiti dell’impossibile. La ricerca vocale di Demetrio Stratos 1970-1979. Secondo movimento, è la mostra curata dall’artista e co-fondatrice delle Albe Ermanna Montanari e dal docente e studioso Enrico Pitozzi, entrambi ideatori e direttori artistici del Centro internazionale di ricerca vocale e sonora Malagola. L’esposizione presenta una selezione di materiali dell’Archivio Demetrio Stratos, acquisito alla fine del 2022 dal Comune di Ravenna, con cofinanziamento della Regione Emilia-Romagna, direttamente dalla vedova Stratos Daniela Ronconi Demetriou e proprio in Romagna ha trovato la sede ideale per la sua cura e la sua fruizione. La mostra, che ha come curatori associati Marco Sciotto e Dario Taraborrelli, è a ingresso gratuito, è stata visitabile fino al 22 dicembre 2024, per poi riaprire dal 7 al 31 gennaio 2025.

Fino ai limiti dell’impossibile. La ricerca vocale di Demetrio Stratos 1970-1979. Secondo movimento, veduta della mostra, Palazzo Malagola, Ravenna, 2024, ph. Valerio Corzani
Fino ai limiti dell’impossibile. La ricerca vocale di Demetrio Stratos 1970-1979. Secondo movimento, veduta della mostra, Palazzo Malagola, Ravenna, 2024, ph. Valerio Corzani

Fino ai limiti dell’impossibile è un secondo movimento, una nuova preziosa tappa nel percorso di conservazione e valorizzazione di un patrimonio documentale di inestimabile valore riguardante una delle figure più importanti nel campo delle arti performative del Novecento, che ha fatto della ricerca sulla vocalità il tratto distintivo del proprio percorso artistico: arriva infatti a un anno di distanza da Amorevolmente progredire, amorevolmente regredendo, una iniziale esposizione dei primissimi materiali sottoposti a un lavoro di riordino, catalogazione e digitalizzazione che ha riscosso subito un notevole successo di pubblico e di studiosi. E da quel momento l’archivio è diventato disponibile per la fruizione pubblica.

Se il “primo movimento” presentava un nucleo di materiali riguardanti Demetrio Stratos e il suo rapporto con altri artisti, John Cage su tutti, lo spirito di questo secondo movimento è proprio l’apertura della ricerca vocale di Stratos alla dimensione extraeuropea, alle musiche dal mondo e alla loro relazione con la diplofonia e con il canto armonico che in Fino ai limiti dell’impossibile trova il suo culmine in una delle stanze di Palazzo Malagola appositamente dedicata all’ascolto immersivo di cui raccontavamo in apertura.

Fino ai limiti dell’impossibile. La ricerca vocale di Demetrio Stratos 1970-1979. Secondo movimento, veduta della mostra, Palazzo Malagola, Ravenna, 2024, ph. Valerio Corzani
Fino ai limiti dell’impossibile. La ricerca vocale di Demetrio Stratos 1970-1979. Secondo movimento, veduta della mostra, Palazzo Malagola, Ravenna, 2024, ph. Valerio Corzani

Alla documentazione appartenente all’archivio – tra cui materiali audiovisivi di performance, lezioni e concerti, appunti preparatori legati alla sua produzione artistica, stampe di fotografi che ne hanno immortalato il lavoro nel corso degli anni, strumenti musicali, oggetti, cimeli, capi d’abbigliamento, libri, dischi in vinile, manifesti relativi tanto al suo lavoro da solista quanto a quello con I Ribelli e con gli Area, copie di tesi di laurea, studi e saggi dedicati alla sua ricerca, la rassegna stampa raccolta nel corso dei decenni, alcuni dei quali sono stati messi in mostra nel 2023 – si aggiungono per questo secondo movimento documenti inediti sulle performance di Stratos, a partire da quelle che convocano Antonin Artaud e quelle relative a Le milleuna, lavoro in collaborazione con Nanni Balestrini e la coreografa Valeria Magli. E poi ancora materiali riguardanti la sua partecipazione al progetto/happening del 1978 Il treno di John Cage e il suo contributo come autore delle musiche Satyricon diretto da Gabriele Salvatores nella stagione ’78-79 del Teatro dell’Elfo.

Fino ai limiti dell’impossibile. La ricerca vocale di Demetrio Stratos 1970-1979. Secondo movimento, veduta della mostra, Palazzo Malagola, Ravenna, 2024, ph. Valerio Corzani

C’è infine una sala con una selezione di ascolti che il pubblico può scegliere, navigando in una mappa del globo, tramite un menù touch e che propone canti e musiche di popoli di tutto il mondo, presenti nella collezione di dischi di Stratos. Ed è questo excursus discografico che ci interessa approfondire in questo contesto…

“Dimmi cosa ascolti e ti dirò chi sei”: parafrasare il “dimmi cosa mangi” ponendo l’attenzione non tanto sui gusti alimentari quanto su quelli musicali e sulla compilazione di una discoteca, è un esercizio particolarmente efficace e opportuno nel caso di Demetrio Stratos. Si tratta di una personalità complessa, che come rivendica lo stesso Stratos in una lettera furibonda indirizzata al critico Riccardo Bertoncelli – sì sempre lui, lo stesso dell’Avvelenata di Guccini – è ricchissima di «segnali acustici mediorientali» che gli appartengono «per diritto e di tradizione e di cultura». La missiva, che nella mostra è esposta nella copia autografa, costituisce uno sfogo di Demetrio, iroso, ma circostanziato. Il vocalist rimprovera a Bertoncelli molte imprecisioni, mancanze, fraintendimenti. La miccia delle rimostranze è stata innescata da una recensione del critico musicale a proposito del terzo album degli Area, Crac, scritta da Bertoncelli per il mensile Gong, nel 1975.

Fino ai limiti dell’impossibile. La ricerca vocale di Demetrio Stratos 1970-1979. Secondo movimento, veduta della mostra, Palazzo Malagola, Ravenna, 2024, ph. Valerio Corzani
Fino ai limiti dell’impossibile. La ricerca vocale di Demetrio Stratos 1970-1979. Secondo movimento, veduta della mostra, Palazzo Malagola, Ravenna, 2024, ph. Valerio Corzani

Quel che ci interessa in questa sede è proprio il passaggio in cui Stratos sottolinea la sua predisposizione legata al proprio background e alla propria vicenda biografica. Una sorta di codice genetico, che lo lega e lo connette a matrici innanzitutto mediterranee (ma del mediterraneo di sopra e di sotto, dunque non solo di quello ispano-franco-greco-italiano ma anche di quello anatolico, cipriota, ebraico, magrebino), poi per curiosità famelica, anche più genericamente mediorientali, arabe, orientali, papuasiche, centro e sudamericane, africane…globali insomma.

Stratos all’anagrafe Efstratios Demetriou, è nato ad Alessandria d’Egitto, il 22 aprile 1945. In effetti, notano ancora Pitozzi e Montanari, «Quando la sua ricerca vocale prende forma ha alle spalle una formazione musicale presso il Conservatoire National d’Athènes di Alessandria d’Egitto; una famiglia di origine greca – esule prima a Cipro, poi in Italia – e soprattutto un contesto culturale poliglotta che lo tiene legato al Mediterraneo, bacino all’interno del quale si affacciano le tradizioni musicali e vocali – come per esempio le cerimonie cristiano-ortodosse di tradizione bizantina, oltre alle forme musicali mediorientali – dalle quali lasciarsi abitare e nel cui alveo far crescere la consapevolezza della voce come strumento».

Fino ai limiti dell’impossibile. La ricerca vocale di Demetrio Stratos 1970-1979. Secondo movimento, veduta della mostra, Palazzo Malagola, Ravenna, 2024, ph. Valerio Corzani

La discoteca di Stratos messa a disposizione dell’archivio a Malagola e in parte esposta in questa mostra è una collezione di circa 130 vinili. Considerando la difficoltà di recupero e la carenza di distribuzione delle “musiche del mondo” all’epoca (la definizione “world music” farà la sua apparizione solo sul finire degli anni ’80), si tratta di un patrimonio discografico prezioso e sorprendente, soprattutto per quel che riguarda i reperti legati al folk e alla musica etnica. E certifica un interesse cocciuto, da parte di Demetrio, che evidentemente questi ascolti li ha cercati con ostinazione ed entusiasmo.

Fino ai limiti dell’impossibile. La ricerca vocale di Demetrio Stratos 1970-1979. Secondo movimento, veduta della mostra, Palazzo Malagola, Ravenna, 2024, ph. Valerio Corzani

Parliamo di raccolte di musica (con particolare predilezione per le forme vocali) degli aborigeni (Arrnhem Land. Authentic australian aboriginal songs and dances), dei pigmei (Cameroon. Baka Pygmy music), del Golfo Persico (Pêcheurs de Perles et musiciens du golfe Persique), della Mauritania (Musique Maure). E ancora: bulgare (Folk Music of Bulgaria, Village Music of Bulgaria, In the Shadow of the Mountain – Bulgarian Folk Music (I-II)), etiopi (Ethiopie. Polyphonies et techniques vocales), giapponesi (A musical Anthology of the Orient (Japan VI), Japanese Koto Classics), mongole (Chants mongols et bouriates), coreane (P’Ansori. Korea’s Epic Vocal Art and Instrumental Music), magrebine (I canti dell’Atlas), ebraiche (Soul of Isreael, Masterpiece of the Synagogue), vietnamite (Viêt-Nam. Nouvelle musique traditionnelle, Cithare Vietnamienne (le dan tranh)), brasiliane (Clementina de Jesus Marinheio Só), turche (Turquie. Documents sonores recueillis par Claude Renglet), rumene (I virtuosi rumeni), nativo americane (Inuit Games and Songs Chants et Jeux des Inuits, Musica degli Indiani e degli eschimesi dell’America del Nord).

Fino ai limiti dell’impossibile. La ricerca vocale di Demetrio Stratos 1970-1979. Secondo movimento, veduta della mostra, Palazzo Malagola, Ravenna, 2024, ph. Valerio Corzani

C’è poi una folta collezione di reperti di matrice greca, ambito sonoro nel quale evidentemente Stratos si sente a casa e che affronta con passione e trasporto: le raccolte Greek Flutes and pipes e Stén Epeiro mè agape / From Epirus with love, i dischi di Dionises Savvopoulos, Domna Samiou, Yannis Markopoulos, Nikos Xylourís, Tassos Alkias.

«Così – rilevano Marco Sciotto e Dario Taraborelli, curatori associati della mostra – al fianco della direttrice centrale dello Stratos sperimentatore vocale, possiamo scorgerne diverse altre, come quella strettamente legata alla sua ricerca e alla sua attenzione etnomusicologica verso le sonorità dei popoli lontani nel tempo e nello spazio, che attraversa appunti, registrazioni su cassette, dischi e pubblicazioni acquistate e collezionate; oppure, più in generale e grazie alla ricca collezione di LP e 45 giri, che testimoniano i suoi multiformi interessi anche nella direzione della musica jazz e blues, e alla selezione di volumi facenti parte della sua biblioteca, la direttrice che permette di gettare uno sguardo profondo sulla sua dimensione di ascoltatore e di lettore, dell’interesse all’altro che si fa condizione di possibilità per la propria stessa sperimentazione».

Stratos muore nel giugno 1979, a soli 34 anni. Ma i suoi ultimi 12 mesi di vita sono ancora un peregrinare affamato alla ricerca di ascolti, incontri, culture, latitudini. Con gli Area è a Cuba per l’XI Festival Mondiale della Gioventù, dal 28 luglio al 5 agosto 1978. Qui, il vocalist e sperimentatore viene invitato dal Ministro della Cultura a incontrarsi con la delegazione di musicisti della Mongolia per un dibattito sulla vocalità in Estremo Oriente e nello stesso frangente entra in contatto anche con delegazioni di musicisti africani, pakistani e haitiani.

Fino ai limiti dell’impossibile. La ricerca vocale di Demetrio Stratos 1970-1979. Secondo movimento, veduta della mostra, Palazzo Malagola, Ravenna, 2024, ph. Valerio Corzani

Ma questi sono solo i primi incontri vis à vis di culture musicali che però Demetrio studia da tempo, così come quando approfondisce ulteriormente lo studio di tecniche mediorientali e orientali presso il Centre d’Etudes de Musique Orientale e il Musée de l’Homme di Parigi (nella mostra a Palazzo Malagola c’è, a questo proposito, il biglietto manoscritto con l’indirizzo parigino del docente e musicista vietnamita Trān Quang Hai).

Insomma Stratos gestisce e persegue un percorso di apprendimenti che ha, per lui, radici ataviche. In Italia conosce la tradizione musicale del nord India con le pubblicazioni del grande mentore e diffusore culturale Alain Danièlu, indianista, musicista, filosofo, sanscritista francese. A questo know how si fa riferimento in un libro di Antonio Oleari Demetrio Stratos. Gioia e rivoluzione di una voce e vi si presentano degli appunti molto interessanti scritti dopo le lezioni che Demetrio aveva tenuto presso il Conservatorio di Milano dove teneva un corso di semiologia della musica contemporanea sulla voce.

Fino ai limiti dell’impossibile. La ricerca vocale di Demetrio Stratos 1970-1979. Secondo movimento, veduta della mostra, Palazzo Malagola, Ravenna, 2024, ph. Valerio Corzani

«É necessario premettere che la voce in India come in altre regioni è strettamente legata alla religione. A tal punto che esistono sacerdoti che hanno come compito specifico quello di addestrarsi all’uso della voce per parlare con dio. Nella musica indiana la voce è uno strumento autonomo. Cioè essa non serve solo a raccontare storie, ma in molti casi la parola viene annullata e la voce diventa uno strumento di comunicazione musicale (musica vocale). Le tecniche di “pranà” sono certamente la radice di tutto questo. Esse spiegano che la voce parte dal diaframma, sale, va al cuore, alla gola, e alla fine, alla testa da cui esce. Questo spiega l’adozione della respirazione diaframmale come respirazione normale. Con questa tecnica gli indiani sono in grado di emettere note non solo più lunghe e più nette, ma sulla distanza queste rimangono invariate e non vibrano. Gli indiani dispongono di tre timbri: alto, medio, basso. Al contrario di noi i timbri alti rappresentano tristezza, mentre i bassi allegria. L’unità microtonica si chiama “shruti”. La musica indiana dispone di seicento scale e tutto è costruito sull’improvvisazione». Sono appunti sparsi da un ciclo di lezioni, niente di organico, ma le consapevolezze e le prospettive paiono comunque molto centrate. Citiamo a proposito di questa matrice, alcuni magnifici reperti della sua discoteca: Surshri Kesar Bai Kerkar, Raga Lalat / Raga Malkauns, Pt. Shivkumar Sharma, The Heavenly Sound of Santoor, Raag Yaman & Raag Shri Pannalal Ghosh, Shehnai-Nawaz, Bismallah Khan and Party.

Ancora nel 1978 per l’antologia storico-critica della poesia sonora Futura, realizzata dalla Cramps Records, Stratos incide O tzitziras o mitziras, funambolico reperto ampiamente documentato nella mostra ravennate, in cui esplora la forza onomatopeica del canto delle cicale suggerita da uno scioglilingua greco. In settembre tiene un concerto-performance al Teatro dell’Elfo di Milano, in una sala invasa dalla sabbia, scenografia di Thalia Istikopoulou.

Testi Manoscritti di Demetrio Stratos per Criptomelodie infantili, registrata in Cantare la voce, 1978

Partecipa alla “Settimana John Cage” all’Opéra Louis Jouvet di Parigi. Su indicazione di John Cage è invitato a tenere un corso sulle possibilità della voce umana, presso il Centro di Musica Sperimentale dell’Università di San Diego, in California: date e programmi vengono fissati per l’anno successivo. Lo si ascolta, sotto Natale, al Teatro dell’Elfo dell’X-Cine, in occasione dell’uscita del suo secondo album, Cantare la voce.

Daniele Ionio recensisce l’esibizione su l’Unità del 27 dicembre 1978 in un articolo titolato La voce di Stratos torna alla socialità. Le considerazioni del critico ancora una volta irritano Demetrio e nei giorni successivi il musicista e performer prende di nuovo carta e penna e scrive una lettera al quotidiano in cui tra riferimenti al «Crollo di stima» nei confronti del giornalista e all’attitudine «Liquidatoria» del recensore, inserisce alcune considerazioni che illuminano sapientemente il suo approccio al patrimonio folclorico mondiale. «Il mio – scrive Stratos – vuole essere un concerto che copre un’esperienza di alcuni anni nel campo della vocalità sperimentale, poesia sonora, ritmica e concettuale, studio di recitazione sperimentale sull’onomatopea, studi ed improvvisazioni sul tessuto di culture popolari, con tecniche della musica classica iraniana, indiana e cinese».

E poche righe sotto, nella stessa lettera aggiunge: «L’orecchio funge da microscopio ed estrae dei brandelli sonori infinitesimali che si instaurano tra un suono e l’altro; per fare questo le fonoarticolazioni hanno alla base la conoscenza e lo studio assoluto di tutti i tipi di vocalità esistenti».

Una riflessione quest’ultima – con il riferimento all’orecchio che funge da microscopio e allo studio assoluto di tutte le vocalità esistenti – che è davvero l’insegna programmatica dei suoi ascolti ecumenici, delle sue traiettorie creative e dei suoi interessi per i diversi background nella musica del mondo.

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