Tra la fine degli anni ‘60 e l’inizio dei ‘70 la commercializzazione del dispositivo di ripresa Portapak Sony ha comportato una duplice rivoluzione: la prima indubbiamente di ordine sociale, poiché ha consentito la realizzazione di filmati per una cerchia più ampia di persone, mentre la seconda si può intendere di carattere linguistico/concettuale. Difatti, divenne rapidamente in uso la parola “video” per designare sia il prodotto sia l’apparecchio, stravolgendo la sua originaria etimologia, trasponendo cioè un’azione svolta in prima persona dall’essere umano (io vedo) a un insieme di operazioni elaborate da un terminale.
Proprio in quegli anni di grande fermento sociale, il nuovo strumento è stato fin da subito considerato il più adatto a comunicare i cambiamenti culturali e politici in atto. In Italia, infatti, si andava sempre più delineando una crisi del mezzo televisivo, pensato come un canale a senso unico incapace di rappresentare il clima del tempo. Sulla scia di tale necessità, la Regione Emilia Romagna coinvolse alcuni giovani operatori in un corso per l’apprendimento tecnico dello strumento Portapak. Da questa scommessa, nasce il nucleo che darà poi vita al Centro Video Arte a Ferrara, rappresentato in primis da Lola Bonora e Carlo Ansaloni. Tale esperienza fu arricchita, successivamente, dall’inaugurazione della Sala polivalente, determinando un primato nazionale: divenne il primo laboratorio di sperimentazione video nato all’interno di un’istituzione museale, ovvero la Galleria Civica di Palazzo dei Diamanti, allora diretta dal lungimirante Franco Farina.
Nel catalogo del 1995, dedicato ai primi venti anni di vita, Dorfles scrive: «A chi guardi, oggi, al ventennio che stiamo esaminando e chi si chieda come è potuto avvenire che una città come Ferrara – di antichissima tradizione culturale ma relativamente decentrata rispetto ai massimi centri artistici europei – potesse diventare protagonista di questa serie di importanti iniziative – l’unica risposta da dare è: che il merito è stato soprattutto d’una personalità come quella di Lola Bonora […], ma che solo per chi avesse inteso qual era l’importanza del messaggio video, poteva trovare un’adeguata risposta».
A questa fertile esperienza è dedicata una rassegna dal titolo “Video-setting/ Videoarte: origini e sperimentazioni”, a cura della neonata galleria zanzara arte contemporanea, che ha sede nella città estense in via del Podestà, a Ferrara. La prima edizione, sotto la direzione artistica di Maurizio Camerani, si propone di ripercorrere l’avventura del Centro Video Arte attraverso il racconto dei protagonisti e la documentazione fotografica di Marco Caselli Nirmal. L’incontro inaugurale, svoltosi lo scorso 28 gennaio, è stato condotto dallo stesso Carlo Ansaloni, il quale ha presentato le opere di autori come Fabrizio Plessi, Christina Kubisch e altri protagonisti dei primi decisivi anni del laboratorio sperimentale.
Permanente, durante tutta la durata della rassegna, è l’esposizione dell’archivio fotografico intitolato “Set 1978-1988/ il centro videoarte nelle fotografie di Marco Caselli Nirmal” a cura di Massimo Marchetti, che trova la sua dimensione in una narrazione intima, in cui le immagini trasmettono l’intensità degli incontri e scambi creativi, insieme a una performatività imprescindibile dalla pratica del video. Durante l’inaugurazione è lo stesso autore ad affermare che per la selezione degli scatti ha indugiato sulla Sala polivalente perché «è ciò che mi manca di più». Dall’atmosfera decisamente raccolta resa dalla particolare conformazione dell’ambiente “scuderia” si passa allo sconfinamento urbano dettato dalla proiezione dei video visibili dalla vetrina della galleria. Una vera e propria congiunzione di due momenti – quelli dietro le telecamere e il loro prodotto – che ha un senso sia concettualmente filologico sia di una precisa volontà di confrontarsi con lo spazio cittadino.
Gli incontri dell’11 e 18 febbraio, dedicati rispettivamente all’esperienza della Galleria del Cavallino di Venezia e il Festival Internazionale di Videoarte Over The Real, concluderanno la prima fase della rassegna, la quale riprenderà a settembre di quest’anno con un focus sulle esperienze contemporanee.
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