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Visionaria: il viaggio di Alessandra Carloni nel mondo di Italo Calvino
Progetti e iniziative
Nel centenario della nascita di Italo Calvino, Galleria DADART presenta la mostra Visionaria di Alessandra Carloni, a Roma presso il Palazzo della Cancelleria, dal 17 al 26 maggio. L’evento, organizzato da Daniela Diodato e curato da Daniela Pronestì, presenta 40 opere ispirate ai racconti di Calvino, tra cui Il Barone Rampante e Le città invisibili. Alessandra Carloni offre una nuova interpretazione dell’opera di Calvino, guidando lo spettatore in un viaggio che “anche quando pare di poche spanne, può restare senza ritorno”. È così che il Palazzo della Cancelleria a Roma diventa il palcoscenico di un’esposizione unica, dove arte e letteratura si fondono in un viaggio immaginifico, attraverso paesaggi visionari e surreali.
Visionaria: 40 cartoline di viaggio, 40 pagine di racconti in cui immergersi, come Mary Poppins nel dipinto lungo la strada; 40 opere dipinte a olio e tecnica mista, che danno vita al mondo narrativo di Calvino. Una mostra grazie alla quale la gallerista Daniela Diodato presenta una prospettiva fresca e originale sui racconti del celebre autore.
Conosciuta a livello internazionale per i suoi murales, Alessandra Carloni si distingue per la capacità di trasporre scene e situazioni calviniane in chiave lirica e visionaria. Al centro l’archetipo del viaggio, come nell’opera di Calvino, declinato nelle varie opere all’interno di un dialogo tra arte e realtà, che restituiscono allo spettatore panorami che sfidano i confini dell’immaginazione.
Ecco quindi tele che vedono Cosimo emergere da “quel frastame di rami e di foglie”, con un “cielo solo a sprazzi irregolari”. Dipinti che mettono in scena le parole del Barone rampante, disegni fatti “di rimandi, di macchie, di lacune, che a momenti si sgrana in grossi acini chiari, a momenti si infittisce in segni minuscoli come semi puntiformi, ora si ritorce su se stesso, ora si biforca, ora collega grumi di frasi con contorni di foglie o di nuvole, e poi s’intoppa, e poi ripiglia a attorcigliarsi, e corre e corre e si sdipana e avvolge un ultimo grappolo insensato di parole idee sogni ed è finito”.
Ma qual è il Calvino esposto nella mostra? «Ho concentrato l’attenzione su cinque opere che, a mio modo, sono stati passaggi chiave nell’opera di Calvino – ci spiega Alessandra Carloni – Se una notte d’inverno un viaggiatore, Marcovaldo, Le città invisibili, Il barone rampante e Le lezioni americane. Una sorta di viaggio, dove ho teorizzato il tema calviniano attraverso un personaggio che ha vestito ogni volta panni diversi, a seconda del romanzo che voleva esplorare. Ho costruito una struttura sfaccettata in cui ogni breve testo sta vicino agli altri in una successione che non implica una consequenzialità o una gerarchia, ma una rete entro la quale si possono tracciare molteplici percorsi e ricavare conclusioni plurime e ramificate».
Per la curatrice Daniela Pronestì, «Alessandra è un’artista che lavora con il fantastico, quindi ha scelto tre racconti con tematiche affini alle sue: il tema della città, dello spazio urbano, delle relazioni tra uomo e ambiente. Nelle opere che si ispirano alle città invisibili, Alessandra ha indagato la città non solo come insieme di palazzi ed edifici, ma la città come memoria: siamo noi, è il nostro sguardo sulla città. Nelle tele esposte, l’invisibile è anche quello che potrà avvenire, perché l’immaginazione in Calvino è il luogo del possibile. Abbiamo città che guardano lontano, immaginano il futuro. Calvino dice che la crisi della città è strettamente legata alla crisi della natura e Alessandra immagina dove ridisegnare l’equilibrio tra uomo e natura. Ci sono città sgangherate poste in alto e non più per terra, perché forse non avremo più spazio; c’è la città fatta di pixel, perché la nostra realtà oggi è quella virtuale. Dipingendo le sue città, Alessandra ha lavorato sullo sguardo lungo dell’immaginazione, che vede lontano e che immagina i futuri possibili. Un’immaginazione come quella di Cosimo, che sale sull’albero ma non perde il contatto con la realtà: semplicemente guarda da un’altra prospettiva.
Il punto di contatto tra Alessandra e Calvino è nel contatto con la natura – continua Daniela – Cosimo che guarda la foglia, il ramo, il tronco e diventa egli stesso natura: ritrova, come dice Calvino, l’istinto naturale. Cosimo che diventa natura, foglie, tronco, rami: così ce lo restituisce Alessandra in alcuni dipinti esposti. Marcovaldo è un altro volto dell’immaginazione: immerso in una realtà nella quale fa fatica a vivere, in una città spigolosa e volgare, che sono poi le città nelle quali viviamo. In questa volgarità, Marcovaldo cerca la bellezza: l’immaginazione gli serve per aprirsi uno spiraglio. Ed ecco esposto un dipinto nel quale Marcovaldo è imbrigliato, bloccato tra i palazzi, impossibilitato ad uscire, ma con lo sguardo guarda lontano: quella è l’immaginazione. È la capacità di crearsi una dimensione altra che sia vivibile, perché lui non ha il coraggio di andarsene. Cosimo è un’idealista, battagliero, che pur di non scendere dall’albero, quando muore, va via con la mongolfiera. Marcovaldo questo coraggio non ce l’ha e Alessandra lo dipinge in città che non sono a misura d’uomo e che lui non può cambiare. Ma ci mostra anche un Marcovaldo che sogna ad occhi aperti le città del futuro, magari espressione di un equilibrio tra natura e architettura».
Alessandra con la sua arte entra nel labirinto di Calvino, un nido di ragno dal quale si rischia di non uscire. Dove la complessità è il luogo del molteplice, che cela infinite strade possibili. Dipinti che ricordano i fotogrammi delle opere di animazione di Miyazaki, raffigurazioni di agglomerati urbani dove “ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone”. Figure, né maschili né femminili, che guardano un orizzonte lontano a occhi chiusi, simboleggiano un viaggiatore che conosce il reale attraverso le esperienze; il cui vero viaggio è sì verso il macrocosmo, ma alla scoperta del suo microcosmo. Un viaggio nei luoghi dell’anima tra mondi fiabeschi, città sospese tra le nuvole, animali onirici; tra edifici accatastati tenuti insieme da una natura matrigna che, nonostante tutto, cerca di custodirli; in boschi di fiori giganti dove piante ed esseri umani emergono dalla stessa terra, fatti della stessa materia.
Il caos ordinato di Alessandra è un gioco di richiami, parallelismi, illusioni. Illusione, quel magico sostantivo che ha in sé il verbo ludere, giocare. E quello che si mostra al visitatore della mostra al Palazzo della Cancelleria è un gioco: di dipinti che parlano una lingua fantastica, leggera, articolata, dalla pennellata chiara, precisa, concreta. Come la lingua di Calvino.
La mostra è accompagnata da un catalogo opera di Dadart Edizioni, contenente i dipinti in esposizione commentati da testi critici a cura di Daniela Pronestì.