Nel novembre 2022 è nato un nuovo spazio di ricerca che mette in dialogo arte contemporanea, critica, teoria e nuove tecnologie. INACTUAL è un magazine, un collettivo artistico e curatoriale, un contenitore visuale e testuale che vuol fare della costante mutazione e della sperimentazione gli elementi cardine del proprio manifesto. Il progetto è stato fondato dalla sinergia di quattro menti con uno scopo in comune: costruire un grimorio di ricerca indipendente e multidisciplinare sulle nuove tecnologie. Li abbiamo raggiunti per scambiare con loro alcune battute e saperne di più sui progetti che stanno portando avanti insieme.
Raccontateci chi siete e di cosa vi occupate
«Siamo un gruppo formato da quattro persone con differenti percorsi. Christian Nirvana Damato, artista, scrittore e ricercatore indipendente, si occupa di filosofia, tecnologia e cultura visuale. Al momento, la sua ricerca si focalizza sulle trasformazioni di socialità e sessualità in rapporto alle tecnologie digitali. Christian si occupa della parte editoriale e curatoriale insieme a Emilia Angelucci, scrittrice e curatrice che negli ultimi due anni si è dedicata a un’indagine sulla relazione tra spiritualità, nuove tecnologie e arte contemporanea. Selene Manno ha sviluppato e cura il sito web. Programmatrice e creative developer, la sua ricerca interseca cinema, letteratura, estetica post-internet e fumetto, in particolar modo inerenti alla cultura giapponese, all’estetica glitch e brutalista e alla fantascienza. Il progetto grafico è di Giovanni Russo, graphic designer e artista interessato alle contaminazioni tra grafica, estetica brutalista, editoria sperimentale e musica elettronica».
Come nasce Inactual?
«Inactual nasce da una serie di esigenze, riflessioni e consapevolezze. Innanzitutto, il motivo per cui abbiamo deciso di appellarci come magazine derivava da una precisa posizione e probabilmente una urgenza espressiva in relazione alla ricerca e alla scrittura. La nostra idea era costruire un contenitore libero e aperto che ospitasse piccoli saggi (afferenti a quella che si può definire come ricerca indipendente) ma anche racconti e interviste, senza dover rinunciare alla sperimentazione (ad esempio, ibridazioni tra forme di scrittura). Sentivamo mancasse uno spazio per accogliere e raccogliere le proposte di voci giovani, critiche e originali che spesso rimangono invisibili. Inoltre, volevamo dare vita a uno luogo per una ricerca multidisciplinare su tematiche legate all’essere umano e alla tecnologia. Ci piace guardare a collettivi di ricerca, community e piattaforme come, per citarne due, CCRU – Cybernetic Culture Research Unit e DNR – Do Not Research».
Come vi ponete rispetto a questo progetto?
«Ci piace pensare a Inactual in tanti modi. Non ci interessa identificarci in un modello chiaro e riconoscibile. Anzi, il progetto si vuole staccare dalla necessità di un modello come metodologia, per mantenere aperta la possibilità di assumere differenti forme. Inactual è un collettivo di ricerca teorica, editoriale, artistica e curatoriale. Inactual è un magazine inteso come contenitore testuale e visuale in perenne mutazione. Inactual è uno spazio volto a decostruire e ricostruire le narrazioni sulle nuove tecnologie. In altre parole, mettiamo al primo posto la sperimentazione, ma soprattutto un’attitudine indisciplinata che metta in discussione ogni identità prestabilita. Inattuale in quanto vogliamo porci al di fuori di un concetto lineare del tempo e assumere una visione di parallasse che nell’osservazione accolga la mutazione, la deviazione e l’errore. Vediamo Inactual come una possibilità per chi voglia pubblicare i propri studi e lavori. E da parte nostra ci impegniamo per costruire un ambiente il più possibile adatto allo scopo. Dal nostro manifesto: “Il XXI secolo è appena iniziato, e noi di Inactual, cresciuti in questo anfratto inedito della storia, vogliamo tentare di interpretarlo e agire attraverso operazioni artistiche, curatela, saggi, articoli, editoria e inadeguatezza”».
Come comunicate con il vostro pubblico?
«Per quanto riguarda la comunicazione cerchiamo sempre di trovare nuovi modi e forme per raccontare i nostri contenuti. L’idea di rimanere statici ci annoia, come ci annoia anche comunicare in modo troppo formale. Facciamo però sempre attenzione a dare il giusto valore a quello che proponiamo. Visivamente attuiamo un approccio sperimentale, non ci creiamo troppi paletti legati al brand manual di Inactual – o meglio, non abbiamo un brand manual. Siamo attratti dall’estetica del brutale, dell’errore, del brutto, di ciò che distrugge gli ordini e la quotidianità. In tutto questo cerchiamo di trovare una nostra identità. Mutare ci permette di rimanere liberi, di poter scoprire nuove forme di comunicazione, di comprendere le reazioni del pubblico ai diversi input che gli proponiamo e di creare interesse nei nuovi contenuti che verranno».
Un magazine che si compone di differenti sezioni, quali?
«Per quanto riguarda la struttura attuale del magazine online, abbiamo deciso di creare diverse sezioni, potenzialmente intersecabili tra loro. Abbiamo iniziato il progetto a novembre con la nostra colonna portante e continuativa: le pubblicazioni online. Definiamo la sezione #READINGS un incubatore di pensieri divergenti sulle nuove tecnologie in cui abbiamo raccolto interviste, articoli e saggi brevi selezionati durante la prima open call. Ma dal momento che immaginiamo la creazione di una vera e propria piattaforma aperta in cui fare ricerca e contaminarsi, abbiamo voluto rendere la call #READINGS permanente accettando proposte in modo continuativo – sì, un invito a scriverci, ma soprattutto a scrivere. Poi abbiamo la sezione #RUBRICHE, che adesso ne ospita due curate da noi: Post-erotismo di Christian ed e-spirituality di Emilia. In ultimo, la parte dedicata agli EVENTI – ci stiamo lavorando!».
E c’è anche una call in corso, giusto?
«Il mese scorso abbiamo lanciato una open call per la sezione #RUBRICHE, che abbiamo prorogato sino al 30 gennaio. Il concetto non cambia rispetto alle due rubriche di lancio: ripensare tale formato con una metodologia decostruttiva. Vogliamo accogliere proposte che utilizzano la rubrica online e offline come veicolo di contenuti visuali, testuali, sonori e archivistici. Riguardo la parte offline, ci piacerebbe ricevere anche progetti di rubriche con numeri da realizzare irl, come mostre, eventi o performance».
Quali sono i vostri progetti per il futuro?
«Abbiamo diversi obiettivi per il 2023, che poi sarà il nostro vero primo anno di vita, contando che abbiamo avviato il progetto quasi al termine del 2022. Oltre che continuare a curare il magazine online, ci stiamo organizzando per migrare verso l’offline attraverso pubblicazioni cartacee, eventi (musica elettronica e talk), mostre e workshop. Stiamo inoltre lavorando per divenire una piattaforma in cui progetti di ricerca dai più disparati ambiti disciplinari possano trovare un luogo in cui diffondere i loro studi».
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