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Si chiama Louvre.edu , nome sobrio ma evocativo, è un servizio a pagamento che il celebre museo francese offre a scuole, insegnanti o chiunque ne voglia usufruire. Niente di fantascientifico, niente di completamente nuovo, ma una ben organizzata e ben realizzata, anche dal punto di vista grafico, banca dati su tutto quello che può “ruotare” attorno alle collezioni della celeberrima istituzione parigina. Ma procediamo ordinatamente: il sito in questione si presenta come fonte di dati, al servizio di progetti educativi o più latamente culturali, suddivisa in 4 sezioni principali, cioè museo, collezioni, biblioteca e “bureau”con varie utilities. La selezione del modo di consultazione della banca dati permette di scegliere fra una semplice ricerca e la compilazione, mentre si naviga, di un corpus, di opere e testi, rispondente alla problematica analizzata dall’utente. Quanto alle altre 3 sezioni, almeno consultandole per le 24 ore di prova concesse dal sistema, sembrano una più compiuta dell’altra: il “museo” consente di visitare virtualmente il Louvre per piani e sezioni tematiche fino a esplorare in dettaglio ogni sala, le “collezioni” danno modo di accedere a ciascun’opera d’arte scegliendo autore, titolo o tema, la biblioteca infine merita un discorso a sé. Questa sezione offre una ricerca libera, per dizionari o per enciclopedie.Senza togliere, a chi deciderà di consultare il sito, il gusto di scoprire la discreta versatilità dello strumento basti dire che la selezione del soggetto “gallo” nel dizionario iconografico permette di accedere ad un sintetico ma interessante percorso tematico interdisciplinare.Questo spazia dalle simbologie pagane e cristiane collegate all’animale al racconto “L’uomo che era morto” di D.H.Lawrence a raffigurazioni di tale uccello presenti nel VI sec. a.C. in Grecia su vasi a figure nere come su dipinti del XVII sec. Certo non è che l’inizio di uno dei tanti approfondimenti possibili ma, tenendo conto che fa riferimento solo alle collezioni del Louvre, e immaginandolo a disposizione di liceali, o studenti ancor più giovani, diventa un discreto strumento per imparare “a fare ricerca”.Utile anche per velocizzare le ricerche ai docenti o per meglio pianificare visite mirate, sembra senza dubbio una bella opportunità che il museo dà ai suoi utenti, e a se stesso, per avvicinare la gente alle sue collezioni. Esempi di ricerche già terminate, disponibili on-line, possono concludere la visita-prova del sito e dimostrano, ragionevolmente, che vale la pena percorrere questa via per sensibilizzare i giovani all’arte in senso lato: dalla poesia latina ai simbolisti francesi passando per arti visive d’ogni genere e mitologia. Non intendo fare polemica, mi limito a sognare uno strumento del genere per i nostri splendidi musei, e ho fiducia che ormai anche l’Italia sia sensibile alle tematiche di un nuovo modo di insegnare e pronta per un rinnovato approccio alla fruizione museale. Che il corso di perfezionamento in “Didattica dell’antico” dell’Università di Ferrara sia uno dei germi di questa “nuova” tendenza?
Paola Romi
[exibart]
Forza Ferrara, non sarai “didattica” o “edu” come Parigi ma sei sicuramente più bella. aBBASSO L’ESTEROFILIA
Non è esterofilia la mia, è solo curiosità e apertura verso esperienze e iniziative che a me sembrano positive.In particolare non amo i francesi, e tutto sommato inorridisco vedendo alcuni nostri tesori a casa loro, ma quando se le cose sono benfatte bisogna prenderne atto per farne di migliori o ignorarle?