La scultura, nota come “Crocifisso di Santo Spirito”, è stata realizzata da Michelangelo al tempo del suo ritorno presso la casa del padre, all’indomani della morte di Lorenzo il Magnifico. Per perfezionare le sue conoscenze dell’anatomia, indispensabili alla sua formazione di scultore, Michelangelo ricorre all’osservazione di cadaveri. Questi erano messi a sua disposizione dal priore di Santo Spirito, il monaco Andrea da Alessandria, che dirigeva anche l’annesso ospedale. È assai probabile quindi che proprio per ringraziare i frati agostiniani Michelangelo faccia loro dono del Crocifisso ligneo. Si tratta dunque di un’opera giovanile la cui grazia prelude a quella che sarà una delle creazioni più grandi di Michelangelo: la “Pietà” del Vaticano. Il profondo pathos del Cristo, dalle proporzioni efebiche, è intriso di una sorta di serenità, la stessa che pervade il volto della Vergine nel più tardo gruppo scultoreo. È la serenità dell’accettazione del martirio, la pace della rassegnazione davanti ad un mistero più grande che si compie e che è arduo comprendere fino in fondo.
Michelangelo realizza le due opere a distanza di pochi anni e sempre in seguito ad eventi che lo colpiscono gravemente: la morte del suo mecenate e il martirio di Savonarola. Alla tragicità delle vicende terrene, alla loro assurda violenza, l’artista contrappone, secondo la logica della fede, il mistero divino e la promessa dell’immortalità.
Il “Crocifisso” rimane nella Basilica di Santo Spirito fino al 1964, quando, in seguito all’attribuzione a Michelangelo, fatta da Margrit Lisner, viene trasferito a Casa Buonarroti.
Solo in tempi assai recenti, in seguito all’incontro di Pina Ragionieri, direttrice della Casa, con il Rettore di Santo Spirito, Padre Ilario Monti, torna alla luce la delicata questione di quella che i padri agostiniani sentivano come la sottrazione di un bene inestimabile.
Grazie alla sensibilità della signora Ragionieri, e ad una moderna logica di conservazione dei beni artistici che si oppone alla tendenza alla “musealizzazione”, nel 1998 parte la proposta, oggi tradotta in concreta iniziativa, di un ritorno del Crocifisso alla sua sede originaria. L’evento è ormai imminente: l’inaugurazione dovrebbe, infatti, tenersi prima delle feste natalizie. Attualmente la scultura si trova a Palazzo Pitti dove è stato oggetto di un accurato e complesso restauro.
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Pietro Gaglianò
[exibart]
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