Si è concluso, dopo otto mesi dall‘inizio dei lavori, il restauro del ciclo di affreschi della Cappella degli Scrovegni, che Giotto dipinse tra il 1303 e i 1305, consegnandola in due anni, al banchiere Enrico Scrovegni come cappella funebre per lui ed i suoi discendenti. Lo stesso banchiere aveva affidato a Giovanni Pisano tre statue d‘altare raffiguranti la Madonna con il Bambino tra due diaconi ed a Giotto la decorazione pittorica della superficie muraria.
Il lavoro prevedeva la realizzazione di una sequenza di storie tratte dal Vecchio e dal Nuovo Testamento che sarebbero culminate nella morte e resurrezione del Figlio di Dio e nel Giudizio Universale, allo scopo di sollecitare chi entrava nella Cappella a meditare sul sacrificio per la salvezza dell’umanità.
Giotto immaginò una struttura architettonica in finti marmi dipinti arricchita da riquadri con le storie della Vergine e di Cristo e sovrastata da una volta che avrebbe rappresentato il cielo.
La cerimonia di inaugurazione si è svolta lunedì 18 marzo alle ore 17.00 presso la chiesa degli Eremitani a Padova, alla presenza del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Sono intervenuti il Sottosegretario ai Beni e alle Attività Culturali Vittorio Sgarbi, il Sindaco di Padova Giustina Mistrello Destro, il Direttore dell’Istituto Centrale per il Restauro Alma Maria Mignosi Tantillo, il progettista e direttore del restauro Giuseppe Basile. Inoltre erano presenti Mario Serio, Direttore generale del Ministero dei Beni Culturali e Marco Staderini, Amministratore delegato di Lottomatica, società concessionaria di Stato del Gioco del Lotto che ha finanziato il restauro degli affreschi.
I criteri secondo cui sono stati eseguiti i restauri si sono basati sostanzialmente su due linee: interventi conservativi d’urgenza nelle zone a massimo rischio, come per esempio il Giudizio Universale con la rimozione dei sali solubili effetto anche dell’inquinamento atmosferico ed il consolidamento dell’intonaco. Inoltre si è intervenuto per attenuare le disomogeneità cromatiche derivanti da differenti interventi di restauro passati (Botti e Bertoli fine ‘800, Tintori inizi anni 60) e per reintegrare le lacune.
Il restauro ha fatto scoprire aspetti e qualità inediti di Giotto, mettendo in evidenza al meglio la forza e la qualità cromatica della sua pittura, l’eccezionale capacità di rendere il plasticismo e la volumetria delle forme. La figura di S. Giovanni Evangelista nel Compianto sul Cristo morto, per esempio, pur essendo plasticamente impostata, si risolve in puro colore, con le vesti monocrome variate solo dal battere della luce o dall’insistere dell’ombra.
Interessante la scoperta dell’uso da parte di Giotto della tecnica dello stucco lucido o stucco romano per i finti marmi presenti nel ciclo: una pittura più dura, fredda, molto lucida, ben conosciuta dai Romani, ma che si era persa nel Medio Evo. Il grande Maestro la recupera, facendola diventare pratica comune nel cantiere, sostituendo il marmo ben più costoso.
Sorprendente è stato scoprire che Giotto “scolpiva” con il colore: nell’allegoria dell’Ingiustizia, sul basamento, il pittore usa il colore come fosse pietra e, per aumentare l’effetto del bassorilievo, impiega la tecnica dello stucco romano per il fondo, più liscio e compatto, mentre le figure sono aggettanti, cioè sembrano “venire fuori” grazie a questo uso tattile del colore. Per l’artista questo significava un ulteriore modo di avvicinarsi alla realtà delle cose che dipingeva. Come nell’Inferno, dove il nero è compatto, lucido e le figure acquistano una sorta di tridimensionalità, quasi fossero una figura intagliata.
Inoltre sono stati rinvenuti elementi originariamente specchianti, collocati sull’aureola del Cristo Giudice nel Giudizio Universale. Tale scoperta, da collegare alla struttura dinamica dello spazio pittorico, sembra spiegarsi con la volontà di Giotto di creare una maggiore sensazione di immediatezza e di quotidiana realtà.
Da ricordare inoltre il dettaglio pittorico del rigagnolo di una lacrima che scivola sullo zigomo di alcune madri nel riquadro con la Strage degli innocenti: mai nessun pittore lo aveva fatto prima e pochi riusciranno a farlo dopo di lui.
Segnaliamo i prossimi appuntamenti su questo straordinario evento. Il 30 maggio 2002, all’Accademia Nazionale dei Licei di Roma, ci sarà una giornata di studio sul restauro della Cappella. Inoltre il 21 ed il 22 Novembre 2002 a Padova si svolgerà un Convegno Internazionale di studi su Giotto e la Cappella degli Scrovegni.
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In questo maestoso restauro si dimentica sempre di menzionare l'altrettanto maestoso restauro della tavola raffigurante Dio Padre eseguito dal restauratore torinese Antonio Rava ...collocata alla sommità dell'arco trionfale della Cappella, e fino al 30 giugno esposta al Palazzo del Quirinale di Roma!!! Vero successo e grande scoperta in questo mondo giottesco troppo noto ...quanto, nei fatti, altrettanto ignoto!!!
Ricordo che Giotto, nel panorama storico-artistico non è ancora accertato!! ...ancora ...qual'è il ruolo della bottega e quale quello del maestro ...a Padova come ad Assisi???
Speriamo che, dopo il fallito dibattito del 30 maggio ai Lincei a Roma, l'appuntamento del prossimo novembre a Padova ...riesca nello scopo di ...tirare le somme o almeno provarci!! perchè ricordiamolo che l'intervento di restauro è il momento di massima conoscenza dell'opera nella sua matericità e nella sua globalità ..momento che può sempre fornire indicazioni alle nostre ricerche!!
Arrivederci a Padova!!
Vorrei vedere il quadro raffigurante la MADONNA E SAN GIOVANNINO, GRAZIE MILLE!!!