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23
dicembre 2008
restauri La Madonna di Fiesole del Brunelleschi
restauri
Una terracotta del Quattrocento stranamente ben conservata. Un’indagine dell’Opificio fiorentino in quel di Fiesole. Per scoprire che quella Madonna e quel Bambino sono opera di Brunelleschi...
Una scoperta sensazionale, di quelle che lasciano il segno. Una giovanissima Vergine, dal volto triste e assorto, lo sguardo perso nel vuoto, che sorregge delicatamente ma con sicurezza il Figlio. Il Bambino si stringe teneramente alla Madre, cercando riparo e protezione. Uno splendido gioco di gesti, pieno di umanità, imitatissimo ma senza mai raggiungere questo livello qualitativo.
È la statua in terracotta di una Madonna di inizio Quattrocento, scoperta casualmente dai restauratori dell’Opificio durante un sopralluogo nel Vescovado di Fiesole: nonostante fosse in buono stato di conservazione, presentava alcune fratture malamente incollate che la esponevano al rischio di rottura. Restaurata dallo stesso Opificio delle Pietre Dure con il sostegno dell’Arpai – Associazione per il Restauro del Patrimonio Artistico Italiano – l’opera, finora del tutto sconosciuta, si è rivelata di qualità altissima sia nel modellato che nella policromia, ancora originale: caso raro per opere di questo tipo, che di solito arrivano a noi pesantemente ridipinte.
Le indagini hanno mostrato che la scultura è un prototipo originale, modellato direttamente in creta, da cui è stata tratta una matrice per una ventina di repliche in terracotta e in stucco, alcune delle quali esposte in importanti musei.
E qui arriva la sorpresa: secondo Laura Speranza, storica dell’arte e direttore del settore Materiali Ceramici Plastici e Vitrei dell’Opificio, che ha diretto l’intervento, l’autore del capolavoro sarebbe nientemeno che Filippo Brunelleschi: “Luciano Bellosi”, spiega, “riferisce questa tipologia di Madonne al Maestro del San Pietro di Orsanmichele, cioè il giovane Brunelleschi, nella fase poco nota della sua attività, che si colloca dopo il concorso del 1401 per le porte del Battistero e prima delle grandi opere architettoniche”.
Nell’opera, in effetti, sembrano già presenti quei caratteri che contraddistingueranno l’arte scultorea dell’artista, prima fra tutte la fedeltà naturalistica trasfigurata oltre ogni contingenza terrena. La Madonna assomiglia al piccolo Gesù, con la stessa bocca quasi imbronciata, la fronte ampia e squadrata, zigomi larghi e alti che il Brunelleschi aveva già realizzato nell’angelo che ferma Abramo, nella formella bronzea del concorso.
Resta ora da chiarire chi commissionò la scultura e come sia arrivata all’Arcivescovado fiesolano. L’ipotesi è che si tratti proprio di quella Madonna in terracotta, ricordata nel 1418, che stava nella camera da letto di Giovanni di Bicci de’ Medici, uno dei più importanti committenti del Brunelleschi: lo proverebbe l’abitino a bolli d’oro del Bambino, che sembra derivare dallo stemma dell’Arte del Cambio, di cui Giovanni era stato più volte priore.
Il capolavoro, dopo i due anni di restauro, viene ora mostrato per la prima volta al pubblico nel Museo dell’Opificio delle Pietre Dure a Firenze.
È la statua in terracotta di una Madonna di inizio Quattrocento, scoperta casualmente dai restauratori dell’Opificio durante un sopralluogo nel Vescovado di Fiesole: nonostante fosse in buono stato di conservazione, presentava alcune fratture malamente incollate che la esponevano al rischio di rottura. Restaurata dallo stesso Opificio delle Pietre Dure con il sostegno dell’Arpai – Associazione per il Restauro del Patrimonio Artistico Italiano – l’opera, finora del tutto sconosciuta, si è rivelata di qualità altissima sia nel modellato che nella policromia, ancora originale: caso raro per opere di questo tipo, che di solito arrivano a noi pesantemente ridipinte.
Le indagini hanno mostrato che la scultura è un prototipo originale, modellato direttamente in creta, da cui è stata tratta una matrice per una ventina di repliche in terracotta e in stucco, alcune delle quali esposte in importanti musei.
E qui arriva la sorpresa: secondo Laura Speranza, storica dell’arte e direttore del settore Materiali Ceramici Plastici e Vitrei dell’Opificio, che ha diretto l’intervento, l’autore del capolavoro sarebbe nientemeno che Filippo Brunelleschi: “Luciano Bellosi”, spiega, “riferisce questa tipologia di Madonne al Maestro del San Pietro di Orsanmichele, cioè il giovane Brunelleschi, nella fase poco nota della sua attività, che si colloca dopo il concorso del 1401 per le porte del Battistero e prima delle grandi opere architettoniche”.
Nell’opera, in effetti, sembrano già presenti quei caratteri che contraddistingueranno l’arte scultorea dell’artista, prima fra tutte la fedeltà naturalistica trasfigurata oltre ogni contingenza terrena. La Madonna assomiglia al piccolo Gesù, con la stessa bocca quasi imbronciata, la fronte ampia e squadrata, zigomi larghi e alti che il Brunelleschi aveva già realizzato nell’angelo che ferma Abramo, nella formella bronzea del concorso.
Resta ora da chiarire chi commissionò la scultura e come sia arrivata all’Arcivescovado fiesolano. L’ipotesi è che si tratti proprio di quella Madonna in terracotta, ricordata nel 1418, che stava nella camera da letto di Giovanni di Bicci de’ Medici, uno dei più importanti committenti del Brunelleschi: lo proverebbe l’abitino a bolli d’oro del Bambino, che sembra derivare dallo stemma dell’Arte del Cambio, di cui Giovanni era stato più volte priore.
Il capolavoro, dopo i due anni di restauro, viene ora mostrato per la prima volta al pubblico nel Museo dell’Opificio delle Pietre Dure a Firenze.
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elena percivaldi
*articolo pubblicato su Grandimostre n. 2. Te l’eri perso? Abbonati!
dal 13 dicembre 2008 al 28 febbraio 2009
Filippo Brunelleschi – La Madonna di Fiesole
Museo dell’Opificio delle Pietre Dure
Via Alfani, 78 – 50121 Firenze
Orario: da lunedì a sabato ore 8.15-14; giovedì ore 8.15-19
Info: tel. +39 0552651346; www.opificiodellepietredure.it
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