-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Il restauro
Continua senza soste il restauro del Mosè di Michelangelo, la grande scultura che orna la tomba del papa Giulio II nella Basilica di San Pietro in Vincoli, a Roma. Grazie all’intervento dei restauratori il marmo del Mosè ha riacquistato il suo colore originale: l’intervento di pulitura si è rivelato particolarmente efficace in alcune zone della scultura che hanno rivelato un biancore che neppure gli esperti di storia dell’arte si aspettavano; i risultati più sorprendenti, ottenuti grazie all’applicazione di impacchi di acqua distillata, ammoniaca in diluizione e di un gel messo a punto nei laboratori di chimica dell’ Istituto Centrale per il Restauro, sono stati registrati sul ginocchio, su alcune pieghe della veste e sull’avambraccio di Mosè. Il restauro in corso sta fornendo intanto nuove informazioni sulla scultura del Mosè e sulle tecniche utilizzate da Michelangelo per la realizzazione dell’opera. In particolare dalle indagini realizzate
è emerso che il monumento, con le sue statue di marmo e il Mosè posto al loro centro, era tutto bianco e non grigio marmorizzato come appare ora: tale nota cromatica, unita ai particolari effetti creati dalla luce che si posa sul marmo, dovevano amplificare la luminosità della scultura e dell’intero ambiente nel quale era posta. Il restauro del Mosè di Michelangelo, realizzato da una squadra diretta da Antonio Forcellino, con la direzione scientifica dell’architetto Raffaele Maria Viola e della storica dell’arte Andreina Draghi, della Soprintendenza ai Beni ambientali e architettonici di Roma, è stato promosso da Lottomatica e si avvale del consiglio di un qualificato comitato scientifico internazionale. L’intervento di restauro può essere seguito su Internet, collegandosi al sito www.progettomose.it .
Le opere
Dal 1505 al 1520 l’attività di Michelangelo è segnata dai rapporti con la corte papale ed in particolare dalle diverse e numerose commissioni che gli venivano da quella. Nel 1505 il papa Giulio II commissionò a Michelangelo la progettazione e realizzazione del proprio monumento funebre: si trattava di un progetto colossale che fu però spesso interrotto, anche per motivi ancora parzialmente avvolti dal mistero, e dovuti forse a gelosie ed invidie tra artisti. Il progetto del monumento funebre consisteva in una grande piramide a più piani che nella sua parte inferiore doveva accogliere i Prigioni, posti vicino alle nicchie delle Virtù, mentre la figura maestosa del Mosè veniva equilibrata dalla presenza di una scultura rappresentante l’apostolo Paolo. I lavori per la realizzazione del monumento furono interrotti nel 1503, quando Michelangelo iniziò la decorazione della Cappella Sistina su incarico di Giulio II, e furono ripresi solo dieci anni più tardi, quando gli eredi del papa accettarono una versione semplificata del progetto, che poi venne ulteriormente modificata per volere dei papi medicei. Il monumento venne concluso nel 1542, sulla base della quinta ed ultima revisione del progetto che sottolineava l’importanza e la maestosità della statua del Mosè di San Pietro in Vincoli.
A cura di
[exibart]