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Bisogna predere atto che Roma ha un nuovo grande spazio espositivo, un nuovo spazio espositivo posizionato in una via (Il Corso) che coniuga una frequentazione turistica al fatto di essere molto vissuta dai romani stessi, specie nel fine settimana. Il Museo del Corso propone per il periodo giubilare una mostra che, attraverso 25 dipinti, ripercorre la pittura francese – o meglio la francesità nella pittura – a partire dal ‘600 fino agli Impressionisti ed a Picasso.
I capolavori sono tutti di provenienza Russa. Il Museo Puškin di Mosca è il vero protagonista dell’esposizione, qui si concentrano le grandi collezioni d’arte francese in Russia; grandi raccolte della corte degli Zar, specie al tempo di Caterina II.
Il cammino cronologico è ben chiaro nell’allestimento, anche grazie alla piccola quantità di opere. Si parte appunto con Poussin, che ci porta dentro a mondi ancora pieni di colori e volumi barocchi, si passa ai grandi francesi del ‘700 come Fragonard, Chardin, Robert , affascinati dalla natura e dai temi del mondo classico.
La corrente pittorica che padroneggia è però l’Impressionismo e con lui l’Ottocento, il secolo che vide una sorta di colonizzazione culturale della Francia nei confronti della Russia. I grandi padri dell’Impressionismo sono rappresentati ciascuno da un’opera esemplare. Atmosfere esotiche di Gaugin, nature dolci e malinconiche di Monet, angoscia agghiacciante di Van Gogh, aggressivita cromatica di Matisse e grande studio percettivo di Signac . Queste sono le fascinazioni che ci offre il Museo del Corso.
Entrando nell’ultima sala, chiaramente la principale, ecco opere celeberrime come la Ballerina in posa per il fotografo di Degas simbolo di questa mostra e di tutto l’Impressionismo. In un angolo il Fumatore di pipa (Cézanne ) sembra guardare In giardino (Renoir ) mentre nell’angolo opposto fanno bella mostra di loro un Arlecchino e la sua compagna (Picasso ).
Da segnalare che tutti i quadri rimandano ad un completo pannello informativo sull’opera e sul relativo artista, come succede troppo spesso il pannello è informativo solo per gli italiani (ho visto con i miei occchi alcuni turisti tedeschi disperati…). Due parole infine delle nuove tecnologie usate per l’illuminazione dei quadri. L’effetto è senza dubbio di grande scena, le opere sembrano come retroilluminate con un suggestivo effetto-tv, non sentendoci di dare un giudizio lo lasciamo al commento dei lettori.
Se non si è sazi di capolavori, una volta finito di vedere la mostra, è possibile vedere alcune opere del museo Puškin che non sono state trasportate a Roma. Come? Avvalendosi del Teatro Virtuale, il primo nella Capitale in questo campo che, grazie alla tecnologia di realtà virtuale, ci conduce attraverso un percorso di altre 20 opere dello stesso periodo conservate nel museo moscovita.
massimiliano tonelli
Museo del Corso, via del Corso 320; 12.11.1999 – 27.2.2000;
10- 20, sabato 10 – 22; www.museodelcorso.it
[exibart]