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C’erano una volta le borsette
roma
La quinta scenica? Manco a dirlo: i Fori di Roma Imperiale. I protagonisti? Uno degli attori più corteggiati dallo show business ed una musicista sottile e raffinata. Il tema? Giulio Cesare e, naturalmente, i drammi creati dal potere e dall’ambizione. Con una performance di Raffaele Curi interpretata da Vincent Gallo e da Sheila Chandra apre le sue attività a Roma la Fondazione Alda Fendi. Ma attenzione, la moda questa volta non c’entra…
Uno scenario suggestivo, nel cuore della Roma imperiale; una mecenate che viene dal mondo luccicante dell’haute couture; un attore –ma non solo- che è un’icona del cinema indipendente americano. Quello fatto di un po’ di genio, parecchia sregolatezza e alcune notevoli intuizioni.
Con questo mix di ingredienti inaugura la sua attività la Fondazione Alda Fendi – Esperimenti, nata da un sogno nel cassetto di una delle sorelle che hanno fatto la moda italiana. Che con il passato non ci sia più nulla a che fare, Alda Fendi lo dice ben chiaro, rimarcando fin da subito la totale indipendenza della fondazione dall’azienda, dalla famiglia e dall’ambito fashion tout court. Quel che resta è la passione e l’abilità della manager consumata, questa volta messe al servizio dell’arte, in tutte le sue espressioni: dal recupero e tutela, alla promozione dei nuovi talenti, agli attraversamenti con il teatro, la musica, la danza e –perchè no- anche con la scienza. Insieme ad Alda, Alessia Caruso Fendi dirige la galleria, mentre Giovanna Caruso Fendi cura i rapporti con gli artisti che via via saranno coinvolti nei progetti.
Ed una location migliore era davvero difficile trovarla: Palazzo Roccagiovine, a ridosso del Foro di Traiano, costruito su una porzione di quella che fu la Basilica Ulpia. Al piano inferiore è ben visibile un parte di pavimentazione marmorea delle colonne e della trabeazione dell’antico edificio; nella galleria un sistema di lenti d’ingrandimento permette uno sguardo inedito sulla Colonna Traiana, in pieno spirito wunderkammer.
D’eccezione è l’esordio, uno spettacolo teatrale di Raffaele Curi, che vede protagonisti un Vincent Gallo sempre più in odore di sano maledettismo e la musicista anglo indiana Sheila Chandra.
L’idea non poteva che partire dalla Roma Caput Mundi del tempo dei Cesari, così Kaisar – Verità Negate, proprio di Giulio Cesare parla e da lì –è inevitabile- s’arriva alla solitudine del potere, dell’ambizione che brucia e che consuma dentro. Prologo nella galleria della fondazione e svolgimento nella Curia dei Fori: “Una performance ciclica, inesorabile” spiega Raffaele Curi “ volta a tracciare un ritratto atroce della storia umana”. Un ritratto a tinte fosche, guidato dalla voce dolorosa di Sheila Chandra, nelle vesti di novella Cassandra che annuncia guerre e devastazioni molto, ma molto contemporanee. Mentre tocca proprio a Vincent Gallo dare la parola ad un Antonio americano che piange sulle ceneri di Cesare, personificazione di un Occidente orgoglioso e cieco. Almeno quanto basta per non scorgere una fine fin troppo vicina.
mariacristina bastante
KAISAR
VERITA’ NEGATE
scritto e realizzato da RAFFAELE CURI
4 -12 marzo ore 20,30 (ingresso libero su prenotazione)
Roma, Galleria Foro Traiano 1 e Curia dei Fori Imperiali
Con VINCENT GALLO e SHEILA CHANDRA
Valerio Dell’Anna Giuseppe Piacquadio Giacomo Vano
e 80 figuranti
Luci GUIDO LEVI
Scenografia Virtuale SERGIO METALLI
Elementi Scenografici SEBASTIANA DI GESU
Costumi CHIARA CRISOLINI MALATESTA
www.fondazionealdafendi-esperimenti.it
[exibart]
vincent gallo il mio coniglio di pasqua preferito.
…with banana-bag, fendi.
vincent, why are you doing it? I hope they are giving you a lot of money at least…
Fino a che punto si potrà spingere la presunzione dei cosìdetti uomini di cultura e/o di spettacolo, convinti che ogni loro idea – ma solo perchè è una “loro” idea – meriti di essere letta, interpretata, realizzata, esibita?
Perchè sul loro tavolino da notte, anzichè conservare l’ultimo numero di ELLE o di VOGUE, non tengono a portata di mano qualche libro di Flaiano? Magari potranno imbattersi nella sua immortale definizione dello spettacolo “sperimentale”, che è quasi sempre coronato dal successo con la morte dello spettatore.