Questi i contenuti della ricchissima mostra di Villa Medici che, in 60 tele, ci spiega come Poussin, La Tour, De Champaigne, Le Nain, Vouet ed altri riuscirono a rendere tangibile la presenza del divino. I capolavori esposti sono stati scelti, dai curatori dell’Accademia di Francia e della National Gallery di Londra, tra le espressioni più intense dell’arte sacra del Grand Siecle: messo da parte il trionfalismo delle committenze celebrative, è in mostra il tono più sommesso e meditativo delle opere in cui è l’uomo, prima dell’artista, a confrontarsi con Dio. La pittura francese seicentesca si presta bene a tale intento, non avendo alle spalle la solida tradizione figurativa della pittura italiana e potendo quindi attingere ad un’ispirazione più sincera. Il filo conduttore del percorso espositivo è il concetto di “Dio nascosto”, che nell’accezione di Pascal indica il mistero dell’incarnazione e le figure tangibili sotto le quali si manifesta Dio.
Di qui l’ideazione di nove sezioni, dedicate ciascuna ad un “travestimento” del divino. La prima ha come protagonista il Dio del Vecchio Testamento, “nascosto” nel misterioso simbolismo de “L’Annunciazione” di Poussin, nella luce surreale in cui La Tour immerge “Il sogno di San Giuseppe”, o nello sguardo magnetico del Mosè di Chamaigne. Nella successiva sala, consacrata al tema della nativitĂ e del Cristo bambino, Dio si nasconde invece dietro l’innocenza della fanciullezza, nell’intimitĂ degli affetti familiari, in particolare nel dolcissimo sorriso di Giuseppe e Maria de “La Sacra Famiglia” di Stella. Dall’intimismo appena sussurrato di questo quadro di piccole dimensioni, si passa all’eloquenza delle grandi tele di Le Seur, De Champaigne e Vouet sugli episodi della vita di Cristo: ora il divino è nell’incredulitĂ della folla che assiste ai miracoli, nell’accettazione serena del mistero di Cristo da parte della Madonna e di San Giuseppe. E’ quindi la volta del Dio umile e sofferente di Vouet, ritratto nelle cinque tele provenienti dalla cappella che l’artista decorò per il Cancelliere Seguier. La pietĂ
Il percorso espositivo, come quello della fede, sublima quindi la morte di Cristo nel concetto dell’eucarestia, il sacramento che porta alla più completa unione dell’uomo con Dio: De Champaigne e Le Nain ne sono i più ispirati interpreti. Dal concetto di comunione con Dio è facile passare alle tematiche delle ultime sale: Port Royal, luogo dedicato dall’uomo al Signore e reso divino dalla mano di De Champaigne, e poi i temi della visione e della conversione, dove il mistero dell’estasi è espresso in modo inquietante da Vouet. Infine il tema della meditazione, tanto caro al cristianesimo giansenista. Esso è sintetizzato in un’immagine di una modernità sconcertante, la Maddalena di La Tour, la cui solitudine davanti a Dio è sottolineata dalla serie di vanità che la circonda.
germana mudanò
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Scusate l'intrusione ma Poussin non ha rotto?
perchè non provi a guardare un po' oltre la superficie?
questa mostra potrebbe fornirti chiavi di interpretazione un po' differenti da quelle tradizionali.