La mostra che propone nello straordinario ambiente delle Scuderie Papali al Quirinale (recentemente e sapientemente restaurato, si direbbe, a regola d’arte) «I cento Capolavori dell’Ermitage» di San Pitroburgo propone un percorso straordinario e favoloso attraverso i punti nodali della pittura europea tra XIX e XX secolo.
Dal trionfo della luce «impressionata» sulla tela con la foga e la dedizione di amanti voraci, alla scultorea nettezza di tratti fortissimamente delineati in nere linee plastiche da un pittore che si avviava a divenire icona di un secolo.
Delle sue opere cubiste, di quelle che cominciavano a rompere decisamente ed in maniera irrecuperabile, ovvero definitiva, qualsiasi schema figurativo precedentemente dato, Picasso, intorno al 1909, diceva:«bisognava operare una rottura per fare una rivoluzione e ricominciare da zero.
L’esaltazione della forma si direbbe.
O delle mille forme plastiche che costituiscono il soggetto della rappresentazione.
Più o meno trent’anni prima Manet aveva esclamato:«Una sola cosa è vera: fare subito ciò che si vede. Odio tutto quelle che è inutile. Le regole della pittura ci hanno rovinato. Come faremo a sbarazzarcene?»
Trent’anni per una rivoluzione che alla fine si compie.
Ma quanta forza sovversiva già nelle opere di quegli «impressionisti»: ribelli della pittura, amanti del colore, adoratori della luce alla quale sacrificavano tutto, esaltandone la valenza plastica nella sublimazione ottico-percettiva.
Nel mezzo, in questi trent’anni, accade di tutto: il simbolismo, il nabismo, il fauvismo, il pointillismo.
Passano personaggi che solo a ricordarne i nomi si fa la storia dell’arte: Renoir, Degas, Il Doganiere Rosseau, Gauguin, Sisley.
E poi, al fine, Matisse, l’uomo, il pittore che dice «l’opera è l’emanazione, la proiezione di noi stessi. I miei disegni e le mie tele sono parti di me. Il loro insieme è Henri Matisse»
Da dove eravamo partiti?
Da un’arte, quella ancora ottocentesca, in cui l’eccellenza del soggetto era, ed era secolarmente stata, garanzia di eccellenza dell’opera. In primo luogo di quella dipinta.
Dove siamo arrivati? Ad un soggetto spesso anonimo, ad un irrealismo soggettivo, alla ricerca delle mille forme che stanno dietro la forma oggettiva.
Il tutto in 100 capolavori. Per un viaggio straordinario nell’arte di questo fine millennio. Da non perdere assolutamente.
Sede:Roma – Scuderie Papali al Quirinale Via XXIV Maggio 16
Periodo:22 dicembre 1999 – 11 giugno 2000
Orari:domenica, lunedì, martedì, mercoledì
dalle 10.00 alle 19.00 (chiusura biglietteria 18.00)
giovedì, venerdì e sabato dalle 10.00 alle 23.00
(chiusura biglietteria 22.00)
Infoline:informazioni 24 ore su 24 e prevendita biglietti singoli : tel. +39 06 83138313
Prenotazioni e prevendita gruppi: tel. +39 06 83138314
Biglietti:Intero £ 15.000
Ridotto di legge £ 8.000/12.000
Prenotazioni:Prenoticket +39 02 54271 (dal lunedì al sabato ore 10 – 17).
Italia: circuito Box Office Italia.
Internazionale: circuito GlobalTickets
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Domenico Guarino
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perchè non più tempo ad una mostra eccezzionale che registrerà sicuramente il tutto esaurito,specie a Roma,e per di più durante il giubileo : spero almeno che i prezzi siano alti,e che assolutamente non vengano concessi sconti,ad evitare inutili andirivieni di persone non interessate nè pronte emozionalmente o culturalmente a fruire di mostre del genere (primi fra tutti le scuole, con alunni svogliati e convinti ignoranti e docenti ancor più svogliati e profondi ignoranti)
Luca Robba
Esprimo le mie piu' sincere impressioni di assoluta soddisfazione: senza dubbio un grande evento che lascera'nell'animo di ogni vero conoscitore e amante dell'arte un'emozione straordinaria.
Luca il tuo messaggio mi ha sconcertato un po. Da una parte ti sono vicino in una concezione elitaria dell'arte dall'altra mi fa senso un discorso che cerca di allontanare da questo mondo addirittura i bambini, i giovani.
Da giovane di certo non sapevo di diventare un appassionato d'arte. Mio padre mi portava alle mostre, ed ero un ragazzino svogliato. Ora non posso vivere senza la bellezza dell'arte. Ringrazio mio padre. Tu quello svogliato che sarà tuo figlio lo porterai alle mostre...?