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È il viaggio compiuto nel 2013 in Giappone il primum movens della nuova personale ordinata nello Studio Stefania Miscetti a Roma da Silvia Giambrone (Agrigento 1981), tra i quattordici artisti recentemente selezionati da altrettanti direttori di grandi musei italiani nel contesto fieristico di ArtVerona (proposta da CreArte Studio di Oderzo, è stata scelta da Cristiana Collu, neodirettrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma). Un percorso succinto eppure denso di contenuti quello romano, composto esclusivamente da una videoinstallazione e un trittico fotografico, due opere sole eppure sufficienti a raccontare due tragedie epocali e, con esse, la storia recente di un paese, tra luci e ombre. Luci sono certamente l’intraprendenza, la laboriosità e lo spirito di sacrificio che da sempre, storicamente, contraddistinguono il popolo giapponese; ombre, invece, sono le irragionevoli presunzioni imperialiste, i disastri ecologici, l’offuscamento di notizie, ieri come oggi.
Due opere per due eventi, dunque, entrambi drammatici, segni indelebili che la storia lascia nel corpo di chi li ha vissuti e nella mente di chi li rimembra. Si parte con Dillo con i fiori del 2016, trittico inedito che dà il nome all’evento, eseguito a collage, in cui le inquietanti foto di alcune margherite di Fukushima scattate da un fotografo nipponico e diffuse nella rete, rievocano il disastro nucleare determinato dallo scoppio della centrale giapponese l’11 marzo 2011, rivelandone i funesti effetti in tutto il loro scalpore. Fiori mostruosi, geneticamente modificati, resi ipertrofici dall’artista e isolati su uno sfondo piatto, vagamente melanconico, affiancati in una composizione ritmica, dall’andamento sincopato. Un’accusa iconica, scevra di facili e scontate commiserazioni, partecipata interpretazione di un disastro che forse si poteva evitare. Oggi si è smesso di parlarne, ma l’artista ci ricorda che le tracce restano, decise e visibili, in uno scenario naturale e antropico drammaticamente alterato. Ferite aperte che segnano terreno e coscienza, che consegnamo ai posteri lasciando a loro il compito di sanare.
Segue nel percorso la videoinstallazione August 6th, mon amour del 2015, nata da un’intervista a due sopravvissuti alla bomba di Hiroshima, un uomo e una donna, che all’artista hanno confessato i loro più grandi dolori, imprevedibilmente legati non al disastro ma ad una delusione amorosa, in un caso dei due correlata al sospetto del contagio. Nel video giganteggia l’immagine di un orologio di Hiroshima fermo alle 8.15, ora del disastro. Vi appare manipolato, con lo spostamento alle 8.16 e l’aggiunta della lancetta dei secondi in continua oscillazione tra prima e dopo, passato e futuro. La vita sintetizzata in un minuto, lunghissimo, forse estenuante per alcuni, per tutti felice e doloroso insieme.
Attraverso l’utilizzo di diversi media, dalla performance all’installazione, dalla scultura al video, Giambrone scandaglia l’intreccio tra linguaggio e potere, cogliendo con raffinatezza e arguzia le dinamiche con cui quest’ultimo s’insinua nelle relazioni e nella vita quotidiana permeandole nel profondo. L’artista carica di significati i minimi particolari elevandoli a metafore collettive, testimonianze oggettuali dell’implacabilità della Storia e dell’ineluttabilità dell’esistenza. Ne deriva un senso di spaesamento, la sensazione di essere sospesi tra un passato che li ha risparmiati e un presente che invece sembra condannarli. È questa la tragica condizione del sopravvissuto.
Il finissage della mostra sarà accompagnato da una performance inedita dell’artista e dalla presentazione di una pubblicazione a cura di Cristiana Perrella.
Carmelo Cipriani
mostra visitata il 10 ottobre
Dal 10 ottobre al 27 novembre 2016
Silvia Giambrone, Dillo con i fiori
Studio Stefania Miscetti
Via delle Mantelllate 14, 00165 Roma
Orari: dal martedì al sabato dalle 16.00 alle 20.00.
Info: 06 68805880, info@studiostefaniamiscetti.com, www.studiostefaniamiscetti.com