27 novembre 2012

Fino a gennaio 2013 Emily Speed, Esther Stocker, Aeneas Wilder ‘Subjective Involvement in Physical Spatial Entities’ OREDARIA Arti Contemporanee, Roma

 
Tre artisti trasformano una galleria in un ambiente fluido, precario ma anche in archivio della memoria. Tutto nasce dall'incontro dell'arte con l'architettura -

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L’Architettura è una scienza esatta che, dal primo dopoguerra, ha subito una profonda rivoluzione, dall’interpretare la realtà naturale o sociale è passata a modificarla cioè a immaginare e costruire una nuova realtà. L’invenzione è diventata quindi un valore integrativo alla pura progettazione ed è così che questa disciplina, essenzialmente funzionalistica, si è avvicinata sempre di più alla creazione artistica. Entrambe, arte e architettura, hanno il magico potere di stimolare i nostri processi neuronali, di connettere le sinapsi per creare molteplici visioni da osservare con gli occhi della mente, unico sistema per immaginare degli altrove da contrapporre alla piattezza del dualismo che condiziona la nostra realtà. Lo spazio architettonico della galleria Oredaria è stato utilizzato come ambiente liquido e modulabile da tre giovani artisti, Emily Speed (Chester, U.K. 1979), Esther Stocker (Silandro, Italia 1974) e Aeneas Wilder (Edimburgo, 1967) che lo hanno modificato al punto da far scattare nei visitatori quello straniamento percettivo necessario per produrre connessioni mentali alternative.

L’accesso alla sala espositiva è quasi del tutto bloccato, dall’architettura di una facciata che è una costruzione fatta come un “collages” tridimensionale di memorie e suggestioni decorative, frammenti di realtà, che hanno colpito Emily Speed durante una sua visita a Roma. L’artista inglese nel suo lavoro ricerca i rapporti diretti fra corpo e spazio in cui le abitazioni e le architetture diventano sorta di rifugi ma anche protesi che continuano e funzionalizzano il suo corpo. La sua ricerca però qui va oltre, in un territorio privato che è quello delle immagini che giacciono affastellate nella memoria, i suoi ricordi qui rielaborati con finalità costruttiviste producono la visione unica e concreta di un monumento inesistente ma, che si ricollega idealmente, a tutta quella tradizione meravigliosamente visionaria dei “capricci architettonici” che dal veneziano Antonio Ricci arriva fino alle immaginifiche costruzioni mentali di Piranesi.

Esther Stocker con Einfühlung, un’installazione di un rigore formale incredibilmente asciutto ed elegante, opera sulla percezione visiva e sull’interazione dell’opera con lo spazio utilizzando un linguaggio minimale di totale purezza geometrica. Le sottili linee nere di filo di cotone, tracciate nello spazio fra gli archi della galleria, lo scandiscono come uno spartito musicale e lo sguardo che lo attraversa riceve degli inaspettati stimoli estetici ti tipo pittorico, a seconda della distanza con cui l’occhio si perde nell’incrocio geometrico dei fili. L’artista riesce ad alterare completamente, nonostante l’intervento sia così poco invasivo da sembrare sussurrato, il nostro approccio anche fisico dello spazio, dato che i fili, con la loro sottile presenza, ce ne impediscono l’attraversamento obbligandoci a seguire un percorso laterale prestabilito.

L’architettura e in generale il costruire, implica solidità e durevolezza ma Aeneas Wilder sovverte questi principi lavorando sui concetti opposti di precarietà e fragilità. Le sue costruzioni di igloo, sfere e muri modulari, realizzate con la giustapposizioni e sovrapposizione di tavolette rettangolari di legno, un po’ come quelle svedesi per i giochi dei bambini, che si mantengono coese esclusivamente grazie ad un sistema di spinte e controspinte, sono altrettante affascinanti immagini della precarietà della nostra condizione umana. L’artista scozzese, come un moderno iconoclasta, talvolta distrugge con un gesto secco le sue costruzioni che crollano come castelli di carte in un turbinio di pezzi di legno e rumori assordanti che nella loro ordinata distruzione hanno un che di esteticamente sublime. Le sue forme spesso sinuose e affascinanti si disintegrano con una precisione e una grazia, incredibilmente seducenti, tutto è transitorio, in questa nostra dimensione terrena non ci può essere eternità e l’opera vive e muore disintegrandosi per lasciarci il ricordo, la visione, della sua esistenza.

 

Paola Ugolini

mostra visitata il 6 novembre 2012

dal 9 ottobre 2012 a gennaio 2013

Emily Speed, Esther Stocker, Aeneas Wilder

‘Subjective Involvement in Physical Spatial Entities’

OREDARIA ARTI CONTEMPORANEE

via Reggio Emilia, 22-24 – (00198) Roma

Orari: martedì a sabato 10-13 e 16-19.30

Info: + 39 06 97601689, info@oredaria.it, www.oredaria.it

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