L’Universo è il biglietto da visita, la subitanea facciata della nuova personale di Silvia Camporesi – neo vincitrice del Premio Francesco Fabbri per le arti contemporanee 2013 con l’opera Il bosco bianco (2012) – presso la Galleria z20 di Sara Zanin a Roma. Universo che non è da intendersi come studio del cosmo, bensì come una delle due facce di una sola medaglia, quella della fotografia, che gioca ad esprimersi con linguaggi diversi, concettualmente legati da un’idea della permutazione di significato, del reale che diviene non reale, un po’ come nei giochi di parole anagrammate quali sono quelle che danno titolo alla mostra.
La natura esplorata da Silvia Camporesi non è quella di un paesaggio, ma quella esplorata attraverso immagini che  viaggiano al limite fra finzione e realtà : la cascata delle Marmore è una distesa d’acqua rallentata e privata del sonoro (e dunque della propria forza dirompente), mentre un piccolo vulcano brucia ininterrottamente; il manto stellato nel cielo è in realtà retroilluminato e alla fotografia notturna di un bosco vengono applicate lucciole in volo.
L’altra faccia della medaglia – la sezione della mostra dedicata al tema del souvenir – alle fotografie è affidato il loro specifico ruolo di raccontare ricordi, intrecciando storie mai del tutto svelate agli occhi dello spettatore. Il forte interesse per l’arte del “disegnare con la carta” mediante taglio e piegatura – la tecnica del kirigami giapponese – e lo studio della tecnica del pop-up – nata per arricchire i libri per bambini – incontrano la formazione dell’artista nel campo fotografico, restituendo una sorta di camera della memoria di una vecchia dimora, appartenuta ad un tempo passato e finalmente dischiusa.
Reale e non reale si ritrovano nella rappresentazione dei luoghi osservati: da una parte le grandi fotografie di interni, che rimandano alle scene del film Stalker, sono in realtà frutto del lavoro scultoreo dell’artista che ha fotografato dei piccoli modellini creati appositamente; dall’altra la Camporesi ricostruisce la geografia di un’Italia raccontata attraverso luoghi abbandonati e dimenticati, che riprendono letteralmente vita grazie alla tecnica di stampa in bianco e nero, accuratamente ri-colorata a mano dall’artista. Nella poetica dell’artista un vecchio telefono o l’interno di una casa costruiscono un percorso di immagini che vengono eletti a Beautiful places, la fotografia diventa il souvenir di un luogo della memoria.
Infine, mediante il taglio della carta, Silvia Camporesi trapassa la bidimensionalità della superficie per creare un terzo piano di lettura dell’immagine. Ancora una volta, la realtà dei luoghi pocanzi raccontati lascia il posto ad un livello di costruzione immaginario, che si trasferisce direttamente nei libri pop-up, in cui i souvenirs si alternano con temi cari alla cronaca giornalistica.
Alessandra Caldarelli
mostra visitata il 7 dicembre 2013
dal 7 dicembre 2013 al 1 febbraio 2014
Souvenir Universo
Silvia Camporesi
z20 Galleria Sara Zanin
Via della Vetrina, 21 –  00186 Roma
Orari: martedì – sabato  11.00-19.00