Autorevole esponente dell’arte Informale italiana, Mario Mafai (Roma, 1902 – 1965) è il protagonista dell’esposizione capitolina curata da Bruno Corà che, attraverso circa 40 opere, ne omaggia la memoria ripercorrendone il lavoro e il cammino artistico. La mostra pone un particolare accento sulla fase astratta dell’artista svoltasi dal 1957 al 1965, anno in cui Mafai scompare prematuramente dalla scena artistica italiana e internazionale, lasciando un vuoto incolmabile.
Grande è stato il contributo di Mafai al contesto culturale italiano del XX secolo. A lui si deve la fondazione della Scuola Romana di Via Cavour, punto di ritrovo per artisti, letterati e intellettuali, opposti al clima di “Ritorno all’ordine” tipico degli anni del primo dopoguerra che rifiutava la concezione avanguardista dell’arte e parteggiava per una pittura tradizionale e figurativa. Nel 1957 infatti, Mafai ripudia valorosamente la figuralità che sino a quel momento aveva caratterizzato il suo linguaggio e attua un’audace decostruzione delle forme e dei colori, raggiungendo la piena astrazione. Un cambiamento di rotta radicale, che non ha risparmiato a Mafai critiche, segni di malcontento e accuse di “tradimento” da parte della critica e dei collezionisti a lui più affezionati, ai quali lo stesso Mafai nel 1964 risponde con decisione: «Io non sono un altro. Ho soltanto rinunziato all’attaccamento affettivo verso le cose, alle piacevoli tessiture, ai pittoricismi squisiti; sono diventato più libero, più nudo io». Nessun tradimento ma una riduzione della pittura alla pura essenzialità, documentata in mostra da un consistente nucleo di circa 30 opere appartenenti al periodo dell’Informale e alla serie delle “corde”, mentre un’esauriente sezione documentaria curata da Giulia Mafai, figlia dell’artista, arricchisce la mostra attraverso foto, cataloghi, locandine e giornali. Per l’occasione Jannis Kounellis (Pireo, 1936), uno dei più grandi artisti contemporanei, è stato chiamato dal curatore a formulare un suo tributo pittorico al maestro, attraverso la creazione di opere che ne sottolineano la filosofia e l’arte. L’ammirazione e il rispetto per Mafai nutrita da Kounellis è spiegata dallo stesso artista: «[…] Mafai, ricordo, mi prese da parte e mi disse che ero un pittore e che non dovevo dimenticarmene. Bastò questo, allora, per spingermi oggi a fare una mostra particolare con lui».
La mostra, in cui i dipinti non seguono un ordine cronologico testimoniando l’unitarietà del percorso di Mafai, sottolinea il valore del passaggio che quest’ultimo ha segnato nel contesto culturale italiano. Un passaggio valoroso, fatto di coerenza con i propri ideali e di coraggio nel preferire le più intime idee e passioni alla convenienza e al successo indiscusso.
eleonora scoccia
mostra visitata il 21 febbraio
Dal 21 febbraio al 1 giugno 2014
Mafai – Kounellis. La libertà del pittore.
Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese
Viale Fiorello La Guardia – 00197 Roma
Orari: da martedì a venerdì ore 10.00 -16.00
sabato e domenica ore 10.00 – 19.00
Info: www.museocarlobilotti.it