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fino al 1.VII.2002 D’Annunzio – l’uomo, l’eroe, il poeta Roma, Museo del Corso
roma
“Tutto (…) è qui da me creato e trasfigurato.
Tutto qui mostra le impronte del mio stile nel senso che io voglio dare al mio stile”.
D’Annunzio e il Vittoriale, ovvero rendere la propria dimora il magnifico racconto di sé...
Tutto qui mostra le impronte del mio stile nel senso che io voglio dare al mio stile”.
D’Annunzio e il Vittoriale, ovvero rendere la propria dimora il magnifico racconto di sé...
Al momento dell’acquisto, nel 1921, quella che diventerà l’ultima abitazione di Gabriele D’Annunzio è una villa silenziosa, che domina dall’alto la riva bresciana del lago di Garda: fa parte delle abitazioni espropriate ai cittadini tedeschi dal governo italiano, come saldo per i debiti di guerra. Diventerà il Vittoriale, residenza – cittadella, opera omnia dettata alla pietra e sarà donata nel 1923 agli italiani, come ultimo, residuo atto solenne di un uomo ormai estromesso dalle fila della politica, di un eroe che è diventato un po’ troppo ingombrante. Consapevole di essere quasi un esule illustre, D’Annunzio accoglierà il suo nuovo ruolo e gli onori “somministrati” con cura dal regime; si dedicherà all’allestimento permanente del proprio mito, facendo del Vittoriale, il sacrario delle gesta della Grande Guerra e lo specchio della sovrapposizione arte – vita.
La mostra, allestita al Museo del Corso e visitabile fino all’1 luglio 2001, ripercorre “l’altro” D’Annunzio, quello che certa critica volutamente tace, l’eroe del volo su Vienna, della beffa di Buccari, l’intelligente statista, che compila la carta del Carnaro, l’esteta che opera sulle cose, che le combina, che trasfigura un ambiente fino a farne un’immagine perenne del proprio stile: un vivere inimitabile.
E direttamente dalla Fondazione “Il Vittoriale degli Italiani ” arriva la maggior parte dei pezzi esposti: lo SVA 10, il velivolo (con espressione dannunziana) dell’impresa viennese, il modellino del MAS, il velocissimo motoscafo usato per l’incursione nel golfo del Camaro (11 febbraio 1918), bandiere, uniformi, mentre l’istituto di Studi Fiumani di Roma e il Museo della Guerra hanno messo a disposizione i documenti relativi all’impresa di Fiume, con la “Costituzione” siglata dal Vate e da Alceste De Ambris.
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maria cristina bastante
Mostra vista il 2 marzo 2001
Museo del Corso, Via del Corso, 320
Per informazioni, prenotazioni e visite guidate tel 066786209
Orari tutti i giorni dalle 10 alle 20. Chiuso il lunedì
Ingresso intero 12.000 ridotto 9.000 – 8.000
Catalogo edizioni De Luca
[exibart]
mitico!
mitico ?
mitico?! certo! “non stupirti o diletta di esserti così precocemente concessa. Credimi, io di te, non serbo alcun pensiero basso o impuro…”
Come promesso dopo Magritte, D’Annunzio, visita tranquillissima a tutte le ore, bookshop interessante, personale tutto femminile giovane e gentile. Ho rivalutato un po’ il Vate personaggio da comprendere calandosi nell’ambiente culturale e sociale dell’epoca, nessuno (o forse uno) accenno al libertinaggio sessuale del protagonista, molti invece gli aspetti storici e personali, il film è da vedere, il tutto si risolve in un’ora e mezza girando con calma e raccoglimento. Sabato prossimo toccherà a Velasquez. Un saluto al grazioso spirito di Katia, sì, se potessi me ne farei due al giorno! Penso che Roma stia vivendo un momento culturale ed artistico eccezionale e crescerà ancora. Ciao a tutti!
Poi c’è il ponte, cosi ti puoi fare anche Novecento e Caravaggio no? Certo che la situazione è satura, peccato manchi un po di contemporaneo…ma oggi inaugura il PS1 al Palazzo delle Esposizioni…meglio di niente…Un consiglio: se hai modo di spostarti vai a Genazzano che c’è una cosa formidabile nel castello.
HO APPENA VISITATO LA MOSTRA ; EFFETTIVAMENTE,
INTERESSANTE IN QUANTO NON FOCALIZZATA ESCLUSIVAMENTE, ANZI ,DIREI QUASI PER NULLA ,SULLA FIGURA DEL D’ANNUNZIO LIBERTINO.
Ho avuto l’occasione di visitare questa mostra a Milano, credo nel mese di febbraio di quest’anno.
Gli italiani di D’annunzio non hanno mai capito nulla, o meglio, hanno dimenticato tutto.
Non lo hanno capito, Gabriele vivo, quando lo esaltavano quasi fosse uno degli dei sublimi di cui D’annunzio stesso poetava.
E non lo capiscono ora, troppo annebbiati dai luoghi comuni e dalle plastiche che la storia ne ha fatto di lui.
Molti credono di conoscere D’annunzio dicendo “ah! si, il poeta fascista. Trombone dell’ordine costituito.”
Ma non ne hanno mai letto un rigo, o se lo hanno fatto è stato alla stazione del treno, in una giornata calda di maggio 10 minuti prima della noiosa interrogazione. Poi basta. Chiusa l’esperienza d’annunziana.
Come quelli che giudicano l’opera di Wilde immaginando il disgusto dei fumoir di Harry’s frequentati da raggazini effeminati, inebriati d’oppio e d’assenzio, che lisciano i flauti dei poeti.
D’annunzio è stato opulento, ricco e artistico.
L’unico rappresentante italiano di quel meraviglioso movimento artististico e letterario che è stato il decadentismo.
Art for Art’s sake…. l’Arte per l’Arte.
La migliore espressione d’arte è la vita.
La composizione della vita stessa in opera d’arte.
A dispetto delle necessità obbligate del denaro. Ne ebbe molto, ma ne spese molto più di quanto ne possedeva.
Il Piacere, la lussuria, l’apologia di se stessi e tanta… tanta cultura e rispetto per la medesima.
La mostra a Milano era allestita molto bene, sebbene un video alla fine del percorso ha insistito troppo, fino alla nausea, sul fatto che D’annunzio ha aderito al conflitto (aderito, eufemismo).
Non condivido l’opinione di chi, come l’autore dell’articolo e di qualche intervento, dice che poco si parla di D’annunzio “statista” (statista? ma che idiozia è questa?) e molto del D’annunzio libertino.
Piuttosto direi che poco si parla di D’annunzio, in genere.
E forse è un bene.
Meglio parlarne poco che parlarne male.
Come sin’ora si è fatto.
Leggetelo, poi se ne riparla.
Ciao. Biz.
Statista D’Annunzio? Certamente!
Vi dimenticate forse che la Costituzione della Repubblica del Carnaro fu scritta in gran parte da lui? Più statista di così…