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fino al 1.X.2005 | L’Arte di Tenkei Tachibana | Roma, Palazzo Giustiniani

di - 26 Settembre 2005

Pochi artisti hanno la capacità di trattare il bianco con la stessa intensità emotiva di Yoshifumi Nakayama (1906-1984) conosciuto come Tenkei Tachibana (altri nomi d’arte sono Koho Sonobe e Koka Tachibana). Un bianco velato di ombre grigie, che ha di volta in volta la freddezza del ghiaccio, l’umidità degli spruzzi delle onde, l’impercettibile densità del vapore. Questo non-colore ha sempre una presenza rilevante nella sua tavolozza che predilige gli azzurri, i turchesi, i celesti, i blu oltremare e, soprattutto, l’oro. I pigmenti che il maestro giapponese amava usare per le sue pitture su seta e carta di riso sono tutti naturali, di origine minerale, mentre per l’oro impiegava delle autentiche foglie d’oro.
Erede dell’antica tradizione calligrafica e pittorica del Sol Levante, Tenkei Tachibana (nacque in una delle più tradizionali città del Giappone, Kyoto, e negli anni ’20 frequentò l’Accademia di Belle Arti di Tokyo), seppe trovare un proprio stile, una cifra molto pulita che esula da certe ridondanze accademiche e che mostra una sua continua freschezza. La sua arte è aperta anche alle contaminazioni spirituali (buddiste) e alle esperienze artistiche di altri paesi (Thailandia, India, Europa).
Osserva la natura, Tachibana, e la interpreta lasciandosi andare all’impulso dell’astrazione. “Il dovere dell’artista è di stendere sulla tela bianca delle emozioni che deve trasmettere con sincerità” –diceva– “è così che egli deve sfidare la società esprimendo concetti astratti come la bellezza del movimento o l’armonia attraverso la forma concreta dei propri lavori… Ecco come io considero l’arte.”

Esemplificativi del suo stile i quattro maestosi paraventi illustrati –byobu in giapponese- in mostra, insieme ad altri sette tra dipinti su seta e su carta, nelle sale di Palazzo Giustiniani. Tutte opere prestate dalla figlia dell’artista, Aya Yasumura, in occasione della celebrazione del 2005, Anno dell’Amicizia tra i Cittadini Giapponesi e dell’Unione Europea. Sulla superficie cartacea di questi paraventi –Pesci volanti, 1963; Simbolo della pace eterna (Monte Fuji), 1977; Preludio di primavera, 1962- che arrivano a misurare 12 metri di lunghezza e oltre 2 metri di altezza, simbolo di potere per il committente anche nei nostri tempi (fin dal XVI secolo i notabili se li facevano decorare dai più affermati artisti), le pennellate si materializzano ora in guizzi di pesci-libellule, ora in rami di fiori di pesco, o ancora nei contorni solidi e definiti della cima del monte sacro del Giappone. Ancora pesci in Limpido corso d’acqua (1958), tutto giocato sulla sinfonia di bianco e oro, mentre nel quarto paravento – Pacato ed eterno (1961) – il grande pesce rosso-corallo si agita tra vortici dinamici di nero e polvere d’oro, avvicinandosi alle soluzioni del nostro futurismo.

Che sia un vecchio ricordo di viaggio di Tachibana? Nel 1930, infatti, alcune sue opere parteciparono all’”Esposizione d’Arte Giapponese”, realizzata a Roma dal Governo Italiano e, nello stesso anno, la Fukuoka Newspaper Press organizzò la mostra “La pittura giapponese di Koho Sonobe in ricordo del suo viaggio in Italia.”

manuela de leonardis
mostra visitata il 20 settembre 2005


L’Arte di Tenkei Tachibana
Ente Promotore Fondazione Italia Giappone, I&F Inc.
Roma, Senato della Repubblica, Palazzo Giustiniani
via della Dogana Vecchia, 29 – tutti i giorni ore 10-20 (domenica 25 settembre chiuso) – ingresso libero – per informazioni Patrizia Bracci (ufficio stampa Zetema) – tel. 0682077337


[exibart]

Nata a Roma nel 1966, è storica e critica d’arte, giornalista e curatrice indipendente. Con Postcart ha pubblicato A tu per tu con i grandi fotografi - Vol. I (2011), A tu per tu con i grandi fotografi e videoartisti - Vol. II (2012); A tu per tu con gli artisti che usano la fotografia - Vol. III (2013); A tu per tu – Fotografi a confronto – Vol. IV (2017); Cake. La cultura del dessert tra tradizione Araba e Occidente (2013), progetto a sostegno di Bait al Karama Women Center, Nablus (Palestina). E’ autrice anche Taccuino Sannita. Ricette molisane degli anni Venti (ali&no, 2015) e Isernia. L’altra memoria – Dall’archivio privato della famiglia De Leonardis alla Biblioteca comunale “Michele Romano” (Volturnia, 2017).

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