Alla sua seconda mostra, la neonata First Gallery si fa palcoscenico di un dialogo aperto fra espressioni artistiche differenti se non agli antipodi. Se è pur vero che la modernità è svanita e con essa i muri divisori tra medium e correnti, il progetto
Around -un percorso in cui saranno invitati a confrontarsi un artista italiano e uno internazionale- vuole assumere, in linea con essa, la “contaminazione” come valore addizionale rispetto a una visione limitata a una sola delle due parti.
Federico Guida (Milano, 1969) affronta il tema del pugilato con una pittura accademica e formale quanto materica e passionale. I corpi fuoriescono dalla bidimensionalità del quadro per accedere allo spazio reale: grumi e addensamenti si materializzano sulla tela nelle zone localizzate della ferita, del sangue scaturito lì dove l’avversario ha colpito. Dai toni dell’ocra a quelli del rosso acceso, i fondali sono scenari per i corpi protagonisti. Ai volti tumefatti, alla prestanza dei muscoli in movimento, fa da contrappeso la cura nel cogliere l’illuminazione del volto, la capacità di rendere, attraverso un uso caravaggesco del chiaroscuro, la psicologia dell’individuo. Questa, filtrata da un’estetica classica, trova una via di fuga proprio nell’uso antinarrativo di un colore aggressivo, che punta all’incessante conflitto.
Le fotografie di grande formato di
Maslen & Mehra (Perth, 1968 e Londra, 1970) portano con sé, dalla precedente mostra, i sostegni installativi. Vetrine appartenute alle pareti delle gallerie del metrò di una città qualunque racchiudono campi lunghi su spazi metropolitani e paesaggi naturali, rubando un’estetica da cartolina. Eppure, a irrompere sull’orizzonte sono piccole sagome scultoree dalla superficie riflettente, ritraenti indistintamente uomini ed animali: una
“invasione silenziosa”, scrive Marziani, che devia la norma mimetica. Più precisamente: rendono consapevole chi guarda della finzione fotografica, della messinscena, della meticolosità di chi dispone le forme; di chi, scattando la fotografia, non fa altro che mostrare un solo lato della realtà.
Girando attorno (
Around), perché privi di un tema specifico, finisce per essere la celebrazione di due generi che, abbandonata ogni idiosincrasia reciproca, annullato ogni inseguimento del “reale a tutti costi”, acquistano la forza di darsi individualmente, liberi da ogni conflittualità. Match aperto dunque, in cui è proprio la diversità a garantire l’impossibilità di decretare un vincitore. Analogamente, la First Gallery non teme di mostrare la sua logica museale: il corridoio alterna sulle pareti l’uno e gli altri, non preoccupandosi di amalgamare un significato condiviso che sarebbe forzato sostenere. Concentrate su se stesse, opere e galleria, non sembrano richiamare visitatori enigmisti, alla ricerca di un topic, né fautori della competizione fra generi.