Il Macro avvia una nuova stagione
espositiva con un’iniziativa originale, destinata a costituire un ciclo
organico:
MacroRadici del Contemporaneo è un progetto che, attraverso nuclei inediti di
opere, biografie meno note, oggetti e feticci, intende presentare alcuni
protagonisti storici della realtà artistica di Roma, soprattutto a vantaggio
del pubblico più giovane.
Apre la serie
Cesare Zavattini (Luzzara, Reggio Emilia, 1902 – Roma,
1988), noto ai più come sceneggiatore e autore di soggetti cinematografici. Dal
suo sodalizio con il regista
Vittorio De Sica sono infatti nati alcuni capolavori
del Neorealismo, da
Ladri di biciclette a
Sciuscià. In questo caso, però, l’obiettivo dichiarato è
restituire le molteplici sfaccettature della sua personalità e della sua
ricerca estetica, perseguito nella forma del cinema, ma anche della pittura,
della fotografia, della regia.
Le opere in mostra sono senza
titolo, cronologicamente risalenti in gran parte al periodo 1941-43. Si tratta
di schizzi, acquerelli su fogli recuperati, quindi dal carattere estremamente
provvisorio, come se ogni opera fosse il tassello d’un più ampio mosaico, atto
a restituire il mondo dei soggetti caratteristici della sua pittura:
autoritratti, paesaggi, personaggi fantastici, acrobati, funerali, nature
morte, in una caleidoscopica fonte d’ispirazione.
Si svela in ogni campo il suo “
occhio
da cinema”, tanto
che, in uno dei docufilm che fanno da supporto all’esposizione,
Zavattini
afferma di voler “
vagare per le strade con una sobria cornice in mano” per poter immortalare e fermare
nel tempo le banalità del quotidiano, capaci di svelare la loro forza
espressiva solo se osservate sullo schermo di un cinema.
In particolare, il montaggio di
documenti in cui Zavattini parla di cinema, letteratura e arte, ma anche delle
forme personali della sua creatività come il diario, aiuta lo spettatore a
entrare in confidenza col suo universo privato, attraverso la mediazione dei
suoi gesti e della sua viva voce. Si comprende così come, dopo l’esperienza
drammatica della Seconda guerra mondiale, Zavattini abbia maturato una forte
coscienza civile, che non gli permette di separare l’arte dalla vita, ma che
anzi gli fa avvertire la responsabilità, in quanto artista, di migliorare il
mondo attraverso le sue opere.
Interessante è anche la
possibilità di curiosare in una parte della sua biblioteca, mentre si scoprono
numerosi lati inediti della sua vita, come l’attività di storyboarder per uno
dei primi fumetti di fantascienza italiani,
Saturno contro la Terra, e si apprezza la sua
poliedricità, visto che nello stesso tempo pubblicava libri come
Un paese, con fotografie di
Paul Strand.
Si dispiega così l’universo-mondo
di Zavattini, grandissimo image-maker, sempre profondamente calato nel proprio
tempo, ma pure proteso verso il futuro.