Il Colosseo e Roma: un binomio banale e imprescindibile, lo stesso che lega la Città eterna alla cupola michelangiolesca. Fu l’imperatore Vespasiano a iniziare la sua costruzione e suo figlio Tito a inaugurare l’anfiteatro nell’80 d.C., trasformando la valle tra il colle Oppio, il Celio e il Palatino nel luogo più celebre della romanità. Era il 70 d.C. quando l’esercito acclamava Vespasiano imperatore. Da quel momento nacque la
gens flavia.
Il
De vita Caesarum di Svetonio ce lo descrive come un
homo novus: “
veniva da una ‘gens’ oscura e priva di memoria e di antenati”; infatti, una modesta famiglia gli diede i natali. Un uomo semplice e
novus, appunto, risoluto e capace di risollevare in breve tempo le sorti dell’Impero, fiaccato dalle numerose guerre civili e da un debito di quaranta milioni di sesterzi.
Divus Vespasianus, la mostra in corso al Colosseo, celebra il bimillenario della nascita di Tito Flavio Vespasiano. L’evento ebbe un precedente nel 1937, durante il Ventennio, nel momento in cui il Duce aveva raggiunto il massimo del consenso. Si trattò di un’operazione di retorica fascista che si tradusse in una mera strumentalizzazione della storia antica a fini di propaganda. Questa moderna celebrazione, invece, si propone di mettere in luce il vero ruolo che Vespasiano e i suoi successori, Tito e Domiziano, ebbero nella storia dell’Impero. La mostra curata da Filippo Coarelli, grazie al suo estremo rigore scientifico, fa emergere una visione della storia imperiale meno banale e allo stesso tempo fruibile anche per il vasto pubblico, che in primavera affolla le aree archeologiche capitoline.
La mostra si snoda attraverso il Colosseo e prosegue presso la Curia, nel Foro Romano dove – l’arco di Tito ne è uno splendido esempio – sono numerose le presenze riferibili alla
gens flavia, per proseguire attraverso il Criptoportico neroniano, sul colle Palatino, dove dall’alto troneggiano le opere di
Rabirio, l’architetto preferito da Domiziano.
L’esposizione intende mettere in luce il proliferare dell’edilizia urbana durante questo periodo: dai monumentali complessi del Colosseo, del
Templum Pacis, al grandioso palazzo dinastico sul Palatino (la
Domus Flavia), e ancora il Foro Transitorio, il Tempio di Giove Capitolino (ricostruito due volte, la prima da Vespasiano e la seconda da Domiziano) fino ai vari edifici destinati al culto della
gens flavia: il Tempio di Vespasiano divinizzato (nel Foro), il
Divorum (nel Campo Marzio) e il
Templum Gentis Flaviae (sul Quirinale).
Un percorso di visita complesso ma complessivamente godibile, di carattere topografico e sincronico, dove le architetture, i ritratti, le epigrafi, le statue e i frammenti conducono il visitatore attraverso tutti i luoghi. Dal Colosseo proviene la maggior parte dei reperti esposti, ritrovati di recente o provenienti dai depositi: la rassegna descrive in modo esauriente l’anfiteatro, la sua architettura e il funzionamento tecnico dei giochi, che permetteva il sollevamento di uomini, scenari e animali.
Particolare attenzione è dedicata agli spettacoli, con una specifica sezione che in futuro diventerà parte integrante del percorso dell’anfiteatro. Da non perdere.