Nobile razza, quella dellâalano
Quessi, che apre la galleria dei
ritratti di
Mojmir JeĹžek (Roma, 1944) alla Sala 1. Ă fra i lavori piĂš recenti dellâartista,
che ha introdotto nella raffigurazione anche lâelemento metallico della catena.
Il resto è gommapiuma, fissata con punti metallici e colorata con gli acrilici.
Un materiale che JeĹžek va sperimentando da qualche anno, partito dai volumi
sinuosi e morbidi dei corpi femminili, interpretati lasciando spazio
allâastrazione.
Allâinizio erano pitture acriliche su cartoni in cui lâautore â che
proviene da una formazione
di
architetto, messa da parte per il vecchio amore per lâillustrazione â cercava â
la
geometria pura euclidea nel corpo umanoâ, come spiega. â
Poi un giorno, a Napoli, passando per la zona dei
tappezzieri, ho visto delle orribili testate rosa di letti capitonnĂŠ. Ho avuto
una folgorazione! Tornato a casa, ho tirato fuori un vecchio materasso e ho
iniziato a lavorare la gommapiuma con la sparapuntiâ.
Il ritratto di Idi Amin Dada, presidente dellâUganda
(tristemente noto per la crudeltĂ e le persecuzioni razziali), segna lâinizio
della ritrattistica in gommapiuma. Unâidea nata nel 2003 quando Fabio
Sargentini, passando dal suo studio,
gli propose di ritrarre il dittatore per
la collettiva
Pagine Nere, organizzata da LâAttico di Roma.
Nei tratti del volto â una sintesi grottesca di poche
linee curve â si concentra il lato oscuro del personaggio. Esattamente come da
quelli di tanti amici e conoscenti â Amnon Barzel, Roberto DâAgostino, Pony,
Anna, Innocenzo⌠â esce fuori lâanima. La grande forza è lâespressivitĂ , che
con la verosimiglianza sono esaltate dalla morbidezza e dai passaggi
chiaroscurali. â
Un lavoro che unisce pittura e scultura, ricordando i
bassorilievi e gli altorilievi che nellâantichitĂ erano policromiâ.
JeĹžek risolve anche il problema della durevolezza, perchĂŠ
non va dimenticato che nel giro di qualche anno, se lasciata allâaria â senza
alcuna protezione â la gommapiuma si sfalda completamente. â
Ho usato una
pittura che viene impiegata in barca: è gommosa e acrilica, per cui rimane
elastica, ma crea una patina impermeabileâ.
Tra i suoi personaggi câè anche
Giorgio de Chirico, visto una volta al CaffĂŠ Greco
tanto tempo fa, i cui occhi sono due bottoni metallici (
Lo sguardo di de
Chirico fa parte
di una collettiva itinerante dedicata al grande maestro, che nel 2010 andrĂ a
Miami, Los Angeles e New York).
Questo lavoro complesso, che concede allâartista anche una certa dose
di divertimento, lo fa sentire â
disegnatore, imbalsamatore, stuccatore,
truccatore e persino chirurgo estetico. La sfida, ogni volta, è ritrovare lo spirito del personaggioâ.
Prima traccia, il disegno con il gessetto, poi poggia la sparapunti e
via: la materia si tende o si gonfia, deformandosi. â
Il controllo della
forma non è assicurato. Ci vuole una grande esperienza, ma câè anche
lâimprevisto, perchĂŠ la materia è mobile e ha delle sue tensioni interne che,
al di sotto, si mantengono viveâ.