Michaela Maria Langenstein (Monaco di Baviera, 1952) conduce una ricerca sperimentale attraverso il mezzo fotografico da circa trent’anni. In questa personale romana alterna stampe in bianco e nero e a colori, curando personalmente e con grande precisione l’allestimento in ogni suo dettaglio. L’artista sembra aver studiato attentamente la galleria prima di decidere la collocazione dei suoi lavori; con grande intuizione mette in comunicazione le opere con le particolari irregolarità dello spazio espositivo, rendendo possibile l’innescarsi di una sintonia. Il luogo, piuttosto che isolarsi, esprime la sua personalità, assumendo un ruolo tutt’altro che superfluo.
Il lavoro della Langenstein prende vita soprattutto in fase di stampa; ciò che rende le sue fotografie singolari è la tecnica che utilizza in camera oscura, frutto dell’esperienza e della sperimentazione di anni. L’artista sceglie per le sue composizioni la natura e i suoi resti: “io non potrei mai creare niente del genere”, afferma, “queste forme bellissime ed infinite esistono ancor prima che io possa darne quella che è la mia visione artistica”. Nelle stampe in bianco e nero i contrasti e le sfumature, come un pennello, esaltano le sagome perfettamente e delicatamente irregolari -ai limiti dell’astratto-, mostrandone tutta la forza e vitalità. Foglie di palma, fiori, petali, parti di serpenti e ali di libellula sono solo alcuni dei soggetti ritrovati e ritratti dall’artista con raffinata creatività.
L’ infanzia in Baviera le ha insegnato ad osservare i processi di trasformazione della
Le stampe a colori ritraggono casali abbandonati, visitati dall’artista in Pianura Padana: ciò che le interessa realmente è la natura. In queste fotografie, ragnatele, umidità e crepe creano delle decorazioni naturali; in un processo lento e graduale, la natura inghiottisce ed assimila in sé tutto ciò che trova di estraneo per riprendersi ciò che le appartiene. In uno dei lavori, composto da otto fotografie, delle foglie di palma ricordano disegni orientali e la differenza di colore di ciascuna è ottenuta tramite il fenomeno di ossidazione della carta. Una stampa a colori, priva di una dimensione temporale, ferma l’istante in cui dei fasci di luce, attraverso una persiana chiusa, proiettano su una parete delle linee. Che potrebbero essere infinite.
fabrizia palomba
mostra visitata il 17 dicembre 2005
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