Due piccole fotografie, alcuni disegni delicati a pastello e tre grandi walldrawing: è così che
Giuseppe Caccavale (Afragola, Napoli, 1960; vive a Marsiglia e in Puglia) presenta in modo del tutto eterogeneo il lavoro di
Un Mattino, e la Galleria Valentina Bonomo offre i suoi falsi piani per dar sfogo alla mano dell’artista. “
Il mio fare nasce dallo studio e non tiene conto dello stile”, afferma Caccavale lentamente e con estrema schiettezza.
I lavori su carta che occupano il piccolo corridoio all’entrata mantengono visibile la quadrettatura sullo sfondo, corredata da numeri in progressione che, insieme alle linee, tessono il mosaico principale da cui partire. Ecco perché la foto frontale di una bizzarra conchiglia con un corallo sul dorso è riproposta in scala su due fogli orizzontali F4, uniti nel completare l’intera figura. La perfezione non è comunque il fine ultimo di Caccavale, poiché è semplicemente un dato di fatto, una prospettiva già esaudita: è lo “scheletro” in matita che parla.
In questo suo agire meticoloso ma allo stesso tempo delicato, la ricerca stilistica per la prima volta è esule da qualsiasi soggettività individuale o pulsione emotiva; dietro quei tratti, quei colori, accomunati dall’utilizzo di elementi naturali, vi è la riproduzione della realtà come a noi appare, come oggetto estraniato da un qualsiasi legame intimo.
Il suo fare arte vuol essere “
spoglio di qualsiasi umore espressivo”, lontano dal riprodurre un segno intaccato e, dunque, veicolato dalla sua emotività.
“
Essere agli ordini di un progetto visivo” è ciò che compiace l’artista, esibendosi in una costruzione grafica della riproduzione ottica; ecco che i walldrawing divengono per Caccavale “
spazi figurati”, in cui la sagoma della figura spoglia di contenuto cromatico è la prima traccia grafica che l’artista applica sul muro grazie alla tecnica dello spolvero, cara agli affreschi di
Piero della Francesca. Un papero dai colori frizzanti, un bambino di schiena che tiene in mano un foglio vuoto e, infine, un uomo il cui occhio si confonde con le sembianze di un volatile non hanno nulla in comune se non la tecnica, se non la stessa ricerca di perfezione oggettiva del dato figurativo scelto in precedenza.
Il lavoro di Caccavale si divincola così dalla difficoltà espositiva di un filo conduttore tematico, riproducendo con l’analisi di un geometra il mondo delle cose che più lo aggradano. Per cominciare tutto da “un mattino”, dall’idea di un qualcosa che avviene dal principio.