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04
marzo 2010
fino al 10.IV.2010 Licia Galizia Roma, Mara Coccia
roma
Onde del mare, onde sonore, onde sismiche. È il tema della mostra romana di Licia Galizia. Che, con le sue sculture, le evoca non solo dando loro forma, ma anche un’anima... musicale...
Le onde sono il tema di quest’ultima mostra romana di Licia
Galizia (Teramo,
1966; vive a L’Aquila e Roma); onde di tutti i tipi: quelle del mare, le onde
sonore, ma anche quelle sismiche, che l’artista ha vissuto sulla propria pelle
durante l’ultimo terremoto de L’Aquila.
La mostra è composta da due tipologie di opere: quelle in
cui le onde sono rappresentate dalle forme delle sculture di varia grandezza
poste sul pavimento e alle pareti della galleria; e da due grandi sculture, una
di fronte all’altra, che dialogano via intranet, provocando onde sonore.
Proprio queste ultime – le quali fanno parte di un
progetto che Galizia porta avanti dal 2006 con Michelangelo Lupone, direttore
artistico del Centro Ricerche Musicali di Roma – celano al loro interno apparecchiature
elettromagnetiche e sensori che le rendono adattive. Non solo interattive, dunque,
poiché interagiscono tra loro, si ascoltano e reagiscono agli stimoli che “sentono”.
Una presenza, uno sfioramento, lo spostamento di un elemento della scultura restituisce
dei suoni, non rumori, una musica elettronica con partitura composta da Lupone.
L’opera è adattiva in quanto memorizza quanto provocato
dall’ambiente in cui è posta e si arricchisce così nel tempo di nuove
informazioni, che la fanno crescere e che segnano la sua “vita”. Il lavoro di
Lupone – con il suo team di fisici, ingegneri elettronici, musicisti – ha
trovato un’immediata complementarietà con la ricerca della Galizia scultrice,
più interessata al rapporto dell’opera con lo spazio che a una scultura di tipo
monumentale. Un lavoro a quattro mani dunque, quello scaturito dall’incontro
dei due artisti, completamente integrato, i cui risultati sono oggetto di
studio anche da parte dell’Università de L’Aquila, con la quale Galizia
collabora da tempo. “Opere come organi viventi”, dice lei, “che si addormentano quando restano
sole, per poi svegliarsi non appena sentono una presenza…”.
La ricerca di Licia Galizia è sempre stata caratterizzata
dal riferimento a problematiche estetico-concettuali che ruotano intorno alla
percezione e alla comprensione dello spazio-tempo. Anche in questa mostra
presentata da Gioia Mori, infatti, sebbene l’artista sembri meno minimalista
rispetto al passato, le sue onde d’acciaio dalle forme aguzze e morbide
mantengono la leggerezza che contraddistingue tutti i suoi lavori.
Galizia (Teramo,
1966; vive a L’Aquila e Roma); onde di tutti i tipi: quelle del mare, le onde
sonore, ma anche quelle sismiche, che l’artista ha vissuto sulla propria pelle
durante l’ultimo terremoto de L’Aquila.
La mostra è composta da due tipologie di opere: quelle in
cui le onde sono rappresentate dalle forme delle sculture di varia grandezza
poste sul pavimento e alle pareti della galleria; e da due grandi sculture, una
di fronte all’altra, che dialogano via intranet, provocando onde sonore.
Proprio queste ultime – le quali fanno parte di un
progetto che Galizia porta avanti dal 2006 con Michelangelo Lupone, direttore
artistico del Centro Ricerche Musicali di Roma – celano al loro interno apparecchiature
elettromagnetiche e sensori che le rendono adattive. Non solo interattive, dunque,
poiché interagiscono tra loro, si ascoltano e reagiscono agli stimoli che “sentono”.
Una presenza, uno sfioramento, lo spostamento di un elemento della scultura restituisce
dei suoni, non rumori, una musica elettronica con partitura composta da Lupone.
L’opera è adattiva in quanto memorizza quanto provocato
dall’ambiente in cui è posta e si arricchisce così nel tempo di nuove
informazioni, che la fanno crescere e che segnano la sua “vita”. Il lavoro di
Lupone – con il suo team di fisici, ingegneri elettronici, musicisti – ha
trovato un’immediata complementarietà con la ricerca della Galizia scultrice,
più interessata al rapporto dell’opera con lo spazio che a una scultura di tipo
monumentale. Un lavoro a quattro mani dunque, quello scaturito dall’incontro
dei due artisti, completamente integrato, i cui risultati sono oggetto di
studio anche da parte dell’Università de L’Aquila, con la quale Galizia
collabora da tempo. “Opere come organi viventi”, dice lei, “che si addormentano quando restano
sole, per poi svegliarsi non appena sentono una presenza…”.
La ricerca di Licia Galizia è sempre stata caratterizzata
dal riferimento a problematiche estetico-concettuali che ruotano intorno alla
percezione e alla comprensione dello spazio-tempo. Anche in questa mostra
presentata da Gioia Mori, infatti, sebbene l’artista sembri meno minimalista
rispetto al passato, le sue onde d’acciaio dalle forme aguzze e morbide
mantengono la leggerezza che contraddistingue tutti i suoi lavori.
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Galleria Associazione Mara Coccia
Via del Vantaggio, 46/a (zona Piazza del Popolo) – 00186 Roma
Orario: da martedì a sabato 11.30-19.30 (dal 15 maggio chiuso sabato
pomeriggio)
Ingresso libero
Testo critico
di Gioia Mori
Info: tel./fax +39 063224434; maraco7@virgilio.it;
www.maracoccia.com
[exibart]