Categorie: roma

fino al 10.VI.2007 | Tatsumi Orimoto | Roma, Sala 1

di - 30 Maggio 2007

Grottesca e surreale sono i termini che definiscono la passeggiata romana del Bread Man di Tatsumi Orimoto (Kawasaki 1946) per le strade romane. Un intreccio di pane copre il suo viso. Una pseudo maschera con la quale frequenta luoghi pubblici, compra alimenti e souvenir, stringe mani ai passanti e scatta foto turistiche. Il pane è un cibo di tutti, sembra voler comunicare la performance di Orimoto. Per orientali e occidentali rimane tale, e se c’è un significato sotteso, è quello banalmente condiviso, su cui tutti concordano: piace, e piace a tutti.
L’artista, cresciuto negli ambienti Fluxus e allievo di Nam Jun Paik, fa della performance la propria pratica di vita. La scelta di questo mezzo gli permette di fare arte a partire dalla reazione di chi la percepisce, mentre la scelta del pane come elemento di base permette che siano tutti a poterla ricevere.
Sala Uno, ex cripta del santuario della Scala Santa, offre la visione di alcune delle fotografie e di un video realizzato appositamente per l’esperienza romana a cura di Sergio Marcelli, documentando la biografia artistica di Orimoto a partire dal soggetto che egli predilige: la madre (Art Mama). La donna, affetta da Alzheimer, è centrale in tutte le fotografie. Lo storico impianto architettonico della galleria si presta ad un felice incontro/scontro con l’arte contemporanea e il progetto culturale, trasversale le differenti forme artistiche, voluto negli anni ‘70 dallo scultore Tito Amodei, sembra accordarsi perfettamente all’aria di internazionalità e intermedialità visiva che la mostra e l’artista vogliono offrire.

Le fotografie in reflex ci introducono direttamente nella vita di Orimoto: il suo intervento è orientato alla scelta delle luci, alla disposizione simmetrica dei soggetti, degli spazi che fanno da sfondo. Gli ambienti sono pubblici e privati, i personaggi che li animano sono in pose studiate, le riprese sono frontali e, al centro di tutto sta la figura materna. Intorno o sulla sua testa spesso pesa qualcosa, un pneumatico o un carico di giornali, un elemento che fa da intruso alla composizione ordinata o che si carica metaforicamente del significato della malattia che “pesa” sulla donna. Il culmine visivo lo si raggiunge nella parte finale, dove il percorso si chiude con Small Mama and Big Shoes, in cui l’interezza della madre in equilibrio su scarponi mette in risalto, nell’apparenza di un gioco di lenti di ingrandimento, la figurina precaria ed esile, vittima di una malattia distruttiva.
L’abbattimento del binomio arte/vita tipico dei Fluxus è il definitivo contributo che si vuol trarre e, tuttavia, sulla premessa di un’arte fruibile da tutti -il pane come metafora conciliatoria- la vita che Orimoto sembra offrire è la propria. All’ostentazione del dramma familiare sostituisce l’ironia del gioco della performance, e negli sguardi divertiti o indifferenti della gente crea un’arte di cui, prima di tutto, si vuole far partecipi.

Sala Uno calibra gli spazi tra le fotografie, sottintende un percorso lineare, eguaglia i due pesi, da un lato all’altro della galleria, fra il Bread Man e l’Art Mama. Rimandando ad un’esperienza che si fa fuori di sé, nei luoghi del centro storico capitolino, spazi d’incontro fra etnie e nazionalità differenti per un’arte da condividere. Come il pane.

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mostra visitata il 17 maggio 2007


dal 15 maggio al 10 giugno 2007 – Tatsumi Orimoto – Art Mama
Sala 1, Centro Internazionale d’Arte Contemporanea – A cura di Gabriele TInti
Piazza di Porta San Giovanni 10, 00185, Roma – Ingresso libero
Tel +39(06)7008691 – email: salauno@salauno.com
Orario: dal martedì al sabato ore 16:30 – 19:30
Sito: www.salauno.com


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