La telecamera scorre lenta e costante su un binario orizzontale, riprendendo stanze vuote in infinita successione. L’oscurità degli ambienti è interrotta di tanto in tanto dai rettangoli luminosi di qualche porta lasciata aperta. Il video Untitled (Horizontal Sliding) (2000) è il pezzo di punta della mostra romana di Jonas Dahlberg (Boras, Svezia, 1970; vive a Stoccolma), alla prima personale italiana dopo la Biennale di Venezia (dove è presente nella mostra Ritardi e Rivoluzioni ).
Tutti i suoi video sono realizzati tramite la costruzione di modelli in scala, talvolta esposti insieme all’opera finale, all’interno dei quali vengono effettuate le riprese mediante microtelecamere. Freddi e ossessivi, catapultano lo spettatore in una paranoica visione in soggettiva
L’artista svedese, dopo gli iniziali studi in architettura, si forma all’Accademia di Belle Arti di Malmö, dove comincia la sua ricerca sulla percezione degli spazi e sulle implicazioni della videosorveglianza. E’ in quegli anni che nasce Safe zones no 1 (1995-2003), esposto in galleria tramite fotografie, un disegno e una parte testuale. In
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v.tanni@exibart.com
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