Il pavimento è diventato – grazie all’uso degli stencil –
un asfalto fresco e oleoso calpestato dagli pneumatici di una motocicletta,
quella stessa a cui si pensa riandando ai lavori che lo hanno reso noto, con le
strisciate di ruota impresse sulla tela. Un atto performativo, quello dei suoi
lavori, che a Roma si è fatto ricordo, riferimento.
L’odore dell’olio in sala obbliga a impegnare anche
l’olfatto per immergersi nell’atmosfera ricreata; anche la vista salta dal
pavimento nero con le cicatrici di pneumatico ai quattro video che giacciono a
terra, proiettati da altrettanti televisori, i quali trasmettono immagini dei
diversi luoghi in cui sono stati girati. Dalla reggia di Versailles si passa a
un lago ghiacciato dello Stato di New York e quindi a Roma, città in cui
l’artista ha soffermato l’attenzione sul Colosseo in quanto emblema – storico
ma anche turistico – del passato e del presente della città. In tutti i casi,
la telecamera è stata presa a calci da Aaron Young durante le riprese e il
risultato è un vortice d’immagini che stordiscono i sensi, come a indicare la
perdita di identità dei luoghi stessi.
Non si parla esclusivamente di Roma, ma è chiaro il
riferimento al caos della Capitale, al suo traffico, alla quantità di turisti,
al sacro e al profano che vi convivono, o ancora alla mercificazione dei
monumenti.
L’opera di Aaron Young, ad ogni modo, trascende la
possibilità di fermarsi a un giudizio sulla città. Si parla di una realtà
urbana ideale, che cinicamente schiaccia e omologa, rendendo vana ogni ricerca
di affermazione personale. Come monumenti cittadini contemporanei, sono esposte
in mostra transenne della polizia, marciapiedi o cartelli stradali. Non si
tratta di ready made, ma al contrario di vere e proprie sculture in bronzo che
imitano oggetti reali.
La mostra ha aperto la stagione estiva del museo, in
concomitanza con l’inaugurazione della nuova sede firmata Odile Decq e a una serie di personali, col
taglio di offerta eterogenea a cui il direttore del museo ci ha abituati. Nel
caso di Aaron Young, grazie anche al supporto delle gallerie che lo
rappresentano (Gagosian, Bortolami e Almine Rech), il museo ha potuto sostenere
anche un intervento urbano di tipo installativo. Davanti al Teatro di Marcello,
forse uno dei pochi monumenti di Roma che ancora conserva la sua bellezza
inviolata dal turismo di massa, l’artista ha realizzato un enorme intervento
che la dice lunga sulla sua capacità di registrare la realtà dei nostri tempi:
una carrozza per turisti dorata ha accidentalmente “urtato” una delle colonne
dell’attiguo Tempio di Apollo.
Carrozza dorata e colonna del tempio sono solo fedeli
riproduzioni della realtà, ma forse è la verosimiglianza tra la finzione e la
possibilità che una cosa del genere avvenga veramente a far sorridere
amaramente.
Da registarsi, a margine, le solite stucchevoli polemiche
che la città ha regalato a se stessa cercando di attaccare questa installazione
-invero molto visibile dalla trafficatissima strada attigua- ed in generale
stroncando (sul nascere) la necessaria osmosi tra arte contemporanea e
archeologia. Politici e cittadini hanno invocato la tutela ed hanno scritto
infuriati ai giornali per protestare contro una scultura contemporanea posta
innanzi ad un teatro romano, nessuno di loro ha mai speso una parola, però,
sulla coltre abusiva di bus turistici che ad ogni ora rende di fatto invisibile
il monumento al visitatore che arrivi da Piazza Venezia…
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mostra visitata il 30 maggio 2010
dal 27 maggio al 10 ottobre 2010
Aaron
Young – Slippery when wet
a cura di Costanza Paissan
MACRo – Museo d’Arte Contemporanea di Roma
Via Reggio
Emilia, 54 (zona Nomentana-Porta Pia) – 00198 Roma
Orario: da
martedì a domenica ore 10-19
Ingresso:
intero € 4,50; ridotto € 3,50
Catalogo
Electa
Info: tel. +39 06671070400; fax +39 068554090; macro@comune.roma.it; www.macro.roma.museum
[exibart]
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