Una singola opera di Alfredo Jaar è protagonista della mostra allo Studio Miscetti nel cuore di Trastevere. La scelta del titolo è un omaggio esplicito a Pier Paolo Pasolini, che scrisse una raccolta di poesie, pubblicata nel 1957 e composta da undici poemetti, intitolata appunto Le ceneri di Gramsci.
L’opera in questione è un’installazione che riunisce fotografia, luce e movimento. E’ costituita da un modellino architettonico recuperato risalente ai primi del Novecento (in ferro), ricostruito montato sopra la fotografia dell’esplosione di una stella (scattata dall’European Southern Observatory in Cile. “Non si tratta di un centro ricerche americano, e ci tengo a dirlo”, sottolinea Jaar). L’immagine è posta su una piccola piattaforma che sale e scende, ed è attorniata da minuscole pareti ornate di specchi che rimandano allo spazio infinito descritto dalla fotografia. Antonio Gramsci è un’importante figura di riferimento per Jaar, che ha ideato un ciclo di opere che costituiscono appunto La trilogia di Gramsci, di cui il questo lavoro rappresenta l’atto finale.
Jaar è un artista poliedrico, cileno residente a New York, che si esprime in molti ambiti (architettura, fotografia, regia, arte) ed è presente sulla scena internazionale da molti anni. Quest’estate, una sua opera intitolata Che cento fiori sboccino è stata esposta presso il Macro di Roma. Come spiegato dallo stesso artista, la sua trilogia gramsciana è un complesso di opere nato da un’esperienza personale. L’occasione è stata la visita al cimitero Acattolico di Roma, tra Porta S. Paolo e Testaccio, conosciuto anche come “cimitero degli inglesi”, dove si trova la tomba di Gramsci -non lontano da quella del poeta Shelley- e sulla cui lapide si legge solo, insieme alle date, un laconico: Cinera Gramsci.
Uscito dal cimitero, proseguendo la sua passeggiata romana, l’artista si è poi trovato coinvolto in un’imponente manifestazione per la pace.
Il pensiero di Jaar per Gramsci? Eccolo, direttamente dalle parole dell’artsta: “Gramsci è uno dei più acuti e illuminanti intellettuali dei nostri tempi bui. Il suo pensiero politico radicale e la sua formidabile analisi culturale sono oggi a mio parere più necessari che mai per affrontare il nuovo fascismo che incombe sul nostro XXI secolo”.
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consuelo valenzuela
mostra visitata il 10 ottobre 2005
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