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fino al 10.XI.2006 Josè Maria Sicilia Roma, Valentina Moncada
roma
Luci e ombre si contendono distese dove il vuoto non esiste. Lottano per bloccare un istante che stempera gli spruzzi di colore. Rossi, aranci e gialli sembrano addensarsi, poi affondano nelle tenebre…
di Lori Adragna
Grandi quadri in cera vergine e pigmenti ad olio spiccano attraverso le vetrate d’ingresso. Un colpo d’occhio nella sala dalle pareti bianche e dai soffitti alti. Alla Galleria Moncada è in mostra Eclipses 2006 di Josè Maria Sicilia (Madrid, 1954) e si tratta di un ritorno. Il pittore spagnolo nel 2002 aveva infatti inaugurato la galleria dopo i lavori di restauro. Ma, se nell’esposizione precedente si era concentrato sull’iconografia del fiore, in questi ultimi lavori, realizzati nel suo studio a Maiorca, il motivo naturalistico, divenuto astratto, tende a disfarsi. Come offuscato da un flash si diluisce in schizzi di colore chiaro intenso. La mostra si apre con dipinti dai toni molto accesi, ma già in quelli della sala intermedia la luminosità si smorza; il colore, più freddo, resta come imprigionato sullo sfondo. Nell’ultima saletta, altri quadri più piccoli dove predominano i colori scuri: nero, viola blu. Le trasparenze si alternano alla completa opacità. Questo processo metafisico del rivelarsi e dell’oscurarsi, l’artista lo chiama “eclissi”. Non a caso le maggiori fonti d’ispirazione di Sicilia attingono alla letteratura mistica di Ramon Llull e di S. Giovanni della Croce. Secondo quest’ultimo, per raggiungere la vetta mistica, l’anima deve affrontare le notti: esperienze intime di spogliazione interiore.
Già da alcuni anni Sicilia ha centrato la sua ricerca sulla luce, fino alla sua coagulazione. Questo spiega il suo interesse per la cera come materia prima e non solo come tecnica. Si tratta di un materiale organico soggetto a cambiamenti di densità, che l’artista usa mirando a una pittura in cui “le preoccupazioni formali non siano del tutto sotto controllo”.
Fin dalle prime mostre, sull’onda del neo-espressionismo dei primi Ottanta, il tema della natura ha svolto un ruolo importante nel lavoro di Josè Maria Sicilia. Nella sua produzione sono centrali sensualità, bellezza e il loro rapporto con la natura. Pur utilizzando la cera per anni, è solo a partire dal 1997-98, con La luz que se apaga, che l’artista raffina questa tecnica, privando le sue creazioni degli elementi non indispensabili e ornamentali. Con un impatto più immediato sullo spettatore: superfici lisce deflagranti al centro con rossi vermigli. L’apparente semplicità delle sue opere evidenzia concetti come il passare del tempo, la decadenza e l’attrazione sensuale, origine di morte e distruzione. Nella rassegna del 1999 De los espejos, insieme ai lavori in cera con elementi quali fiori o insetti racchiusi in superficie, Sicilia ha esposto una serie di forme su carta, realizzate con il liquido secreto dai fiori appassiti. Collegamento esplicito fra sensualità e deperimento.
Eclipses, seppure in forma allusiva, ripropone questi motivi. Qui è la luce, la materia stessa, a farsi vita organica. Pulsante. Come magma che cristallizza la densità dei colori, come orditura che in trasparenza suggerisce l’ala di una farfalla.
lori adragna
mostra visitata il 4 ottobre 2006
Josè Maria Sicilia – Eclipses 2006 – 4 ottobre-10 novembre 2006
Roma, Galleria Valentina Moncada, Via Margutta, 54 (Campo Marzio – Trinità dei Monti)
Orario: dal lunedì al venerdì 12-18 (può variare, verificare sempre via telefono)
Biglietti: ingresso libero. Vernissage 4 ottobre 2006, ore 19
Per informazioni tel 06/3207956 – fax 06/3208209
infogalleria@valentinamoncada.com
www.valentinamoncada.com
[exibart]