Entrando nella grande sala dello Studio, per lo spettatore è impossibile non diventare parte dell’ultimo lavoro di
Lucia Romualdi. Perché i proiettori -nove in tutto- sono disposti in modo tale che almeno un fascio di luce colpisce chiunque entri. Sulle due pareti brevi, due proiettori posizionati a terra riproducono, con immagini in bianco e nero, l’esecuzione del concerto
Variazione op. K6m33 di
Fausto Sebastiani (che non è nuovo a collaborazioni con l’artista romana) da parte di un’orchestra, in prima assoluta. Un concerto con un titolo altrettanto rivelatorio: “
Partitura di luce per macchinari ottici e suoni meccanici”, che ha come obiettivo principale quello di lavorare sul “
tempo e sul ritmo. Un lavoro di geometria proiettiva, una partitura organizzata intorno al numero tre. Legge il codice m6 della stella doppia, guarda la galassia m33”, come afferma Romualdi. Una proiezione però sfocata, sgranata, come se l’immagine fosse ottenuta per contatto diretto dei corpi degli orchestranti sulla pellicola stessa, diventando come una sorta di sequela di rayogrammi.
Altri cinque proiettori sono distribuiti in un ordinato disordine a terra, mentre gli ultimi due, posti su alti piedistalli, irradiano fasci luminosi miratamente indirizzati attraverso specchi che ne riflettono la luce. Così, attraverso processi non estranei a quelli del montaggio cinematografico, proiettano le loro “note” sul soffitto, sulle pareti lunghe e sullo stesso pavimento.
Sembra perciò di entrare in una grande e ammaliante scatola magica, dove momenti di luce piena, quasi accecante, si alternano a momenti di forte penombra, in continui e improvvisi giochi di luce e ombra. Un insieme di numeri, linee tratteggiate e non, sagome e figure geometriche, prevalentemente triangoli con numeri, invadono l’intero spazio, ispirati e riferiti alle costellazioni del “
Triangolo” e del “
Triangolo Australe”, tradotti in un’armonia ispirata al criterio matematico combinatorio.
E siccome il triangolo “
è anche uno strumento musicale, faremo cantare la geometria”, nelle intenzioni del compositore Sebastiani. Note che si espandono nello spazio, che trovano una loro rappresentazione grafica attraverso la luce. Infatti, come afferma Romualdi, “
il mio lavoro è come una partitura dove, anziché scrivere le note, scrivo con questi segni”.
Una ricerca artistica che, già alla fine degli anni ‘80, è strettamente legata al linguaggio musicale. Note sono le sue collaborazioni con compositori e artisti quali
Piero Mottola,
Claudio Adami,
Oscar Turco. Il risultato sono brani caratterizzati dal
suono-rumore, al fine di creare associazioni emozionali e suscitare differenti suggestioni. Ma anche ricerca artistica, quella di Romualdi, legata al periodo in cui ha trovato espressione, e per questo (facilmente) riconducibile a un preciso periodo storico. Così, a molti, rimane di difficile lettura, ma riesce ad affascinare per il suo rutilante e armonioso gioco. Che qualcuno ha definito di “
notturni e diurni improvvisi”.