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Beatrice Pediconi (Roma, 1972) fa ricomparire le
sue sinuose “danzatrici” fatte d’inchiostro. Lo scorso inverno, presso la
galleria Z2O, i suoi giochi volumetrici erano prodotti dalla china nera immersa
nella trasparenza dell’acqua; da Valentina Bonomo, invece, Pediconi utilizza
tinte ben più contrastate: un bel blu notte con sinuose apparizioni di bianchi
stellari. Facile, infatti, risulta il pensiero alla volta celeste.
Come si suol dire, “squadra
vincente non si cambia”, al massimo evolve in sfumature diverse, ma la sua
poetica rimane permanente sussurro. Il lavoro di Pediconi può esser letto come
una sfida: una sfida nell’usare materiali così variabili, così sensibilmente
plasmabili e poco riconducibili a una certezza del risultato ultimo.
Però quest’apparente casualità
insita nel materiale viene travolta da un’idea di fondo che di casuale ha poco.
Le sue opere, infatti, sono portatrici di un fare quasi pittorico, come se
fosse l’artista stessa a condurre per mano le sue leggiadre figure.
Merito inoltre alla curatrice
Paola Ugolini per essere riuscita a far emergere l’intero percorso poetico di
Pediconi, attraverso un allestimento efficacemente calibrato. Si passa,
infatti, da piccole immagini quasi radiografiche a stampe esponenzialmente più
grandi, senza mai però perdere quel filo rosso che ricollega il tutto.
Oggigiorno la dimensione di
un’opera partecipa al risultato finale dell’opera stessa quasi quanto il
concetto di cui si fa portatrice, e molto spesso ciò accade seguendo la teoria
del “riempi i vuoti di significato con un bel 200×160 cm”. Questa mostra,
sicuramente, non è stata concepita da chi sostiene tale inflazionata
speculazione.
I 120×160 di Untitled III sono finalizzati alla sensazione
di spaesamento che si prova davanti all’immensità del cielo stellato; i 160×120
cm di Untitled XXIV rendono quasi tangibile la fumosa colonna di tempera bianca; il
formato polaroid, che influenza oltre che la resa oggettiva dello scatto anche
il suo contenuto, investe l’immagine di una finalità quasi radiografica.
Pediconi e Ugolini hanno così
omaggiato la Galleria Valentina Bonomo con un vero climax creativo.
sue sinuose “danzatrici” fatte d’inchiostro. Lo scorso inverno, presso la
galleria Z2O, i suoi giochi volumetrici erano prodotti dalla china nera immersa
nella trasparenza dell’acqua; da Valentina Bonomo, invece, Pediconi utilizza
tinte ben più contrastate: un bel blu notte con sinuose apparizioni di bianchi
stellari. Facile, infatti, risulta il pensiero alla volta celeste.
Come si suol dire, “squadra
vincente non si cambia”, al massimo evolve in sfumature diverse, ma la sua
poetica rimane permanente sussurro. Il lavoro di Pediconi può esser letto come
una sfida: una sfida nell’usare materiali così variabili, così sensibilmente
plasmabili e poco riconducibili a una certezza del risultato ultimo.
Però quest’apparente casualità
insita nel materiale viene travolta da un’idea di fondo che di casuale ha poco.
Le sue opere, infatti, sono portatrici di un fare quasi pittorico, come se
fosse l’artista stessa a condurre per mano le sue leggiadre figure.
Merito inoltre alla curatrice
Paola Ugolini per essere riuscita a far emergere l’intero percorso poetico di
Pediconi, attraverso un allestimento efficacemente calibrato. Si passa,
infatti, da piccole immagini quasi radiografiche a stampe esponenzialmente più
grandi, senza mai però perdere quel filo rosso che ricollega il tutto.
Oggigiorno la dimensione di
un’opera partecipa al risultato finale dell’opera stessa quasi quanto il
concetto di cui si fa portatrice, e molto spesso ciò accade seguendo la teoria
del “riempi i vuoti di significato con un bel 200×160 cm”. Questa mostra,
sicuramente, non è stata concepita da chi sostiene tale inflazionata
speculazione.
I 120×160 di Untitled III sono finalizzati alla sensazione
di spaesamento che si prova davanti all’immensità del cielo stellato; i 160×120
cm di Untitled XXIV rendono quasi tangibile la fumosa colonna di tempera bianca; il
formato polaroid, che influenza oltre che la resa oggettiva dello scatto anche
il suo contenuto, investe l’immagine di una finalità quasi radiografica.
Pediconi e Ugolini hanno così
omaggiato la Galleria Valentina Bonomo con un vero climax creativo.
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a cura di Paola
Ugolini
Galleria Valentina
Bonomo
Via del Portico d’Ottavia, 13 (zona largo Argentina) – 00186 Roma
Orario: da martedì a sabato ore 11-13 e 15-19
Ingresso libero
Info: tel. +39 066832766; info@galleriabonomo.com; www.galleriabonomo.com
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